LA DEBOLEZZA
DELL’ EUROPA
di Antonio Laurenzano
La vicenda dell’Aquarius ha messo a nudo, ancora una volta,
la debolezza dell’Europa, la sua latitanza dinanzi a un dramma umanitario che investe
i principi fondanti su cui è stata edificata l’idea di Europa unita. E’ stato
sollevato il velo delle ipocrisie, scoperchiato il vaso delle doppiezze e
ambiguità europee sulla spinosa questione dei migranti. Dal prossimo Consiglio
europeo del 28 e 29 giugno a Bruxelles si attendono decisioni chiare per uscire
da una pericolosa impasse, ma è forte il rischio del solito compromesso al
ribasso! E’ in gioco il futuro dell’Ue. Il mancato accordo sulla revisione del Regolamento
di Dublino del 1990 potrebbe infatti far
saltare anche gli altri temi in agenda: riforma dell’eurozona, bilancio comune,
unione bancaria. Con buona pace dello sbandierato europeismo del presidente
francese Macron, un europeismo di facciata con una solidarietà che si ferma al
confine di Ventimiglia, fra abusi e goffe accuse all’Italia di
“irresponsabilità e cinismo”. Già rimossi i disastri in Libia di Nicolas Sarkozy!
In un clima di antieuropeismo ammantato di sovranismo, l’Europa sembra aver smarrito la bussola
della storia, un’Europa che non fa più sognare, un’Europa che alimenta
inquietudini, crea insicurezze, paure, crisi di identità nazionali. Nel rifiuto
dell’Europa sono confluite irrazionalmente antiche e nuove contraddizioni:
rigurgiti di anacronistici nazionalismi, paure xenofobe, voglia di
protezionismo economico! Si pagano a caro prezzo gli inquietanti silenzi di
Bruxelles che, perdendo ogni contatto con la mutata realtà comunitaria, ha
preferito minimizzare i problemi dei cittadini europei, le loro ansie, le crescenti
disuguaglianze socio-economiche.
E’ giunta l’ora di una responsabile
autocritica. L’Europa deve intraprendere
un’azione drastica per recuperare autorevolezza internazionale e, attraverso un
diverso coordinamento della politica comunitaria, avvicinarsi ai problemi reali
della gente. Far progredire cioè il “visionario progetto” europeo dei suoi
Padri fondatori verso un livello minimo di integrazione politica nella
consapevolezza che, nonostante limiti e difetti, l’Europa resta una scelta
obbligata nell’era della globalizzazione. Un soggetto politico efficiente,
vivibile per tutti, ben inserito in un
contesto storico-economico in continua evoluzione. Scongiurando così una
disastrosa crisi istituzionale che non conviene a nessuno. Basta vedere il
rovescio della medaglia: cosa accadrebbe ad ognuno degli attuali “condomini”
dell’Europa senza la comune “casa europea”? Quale sarebbe il loro peso, come
andrebbero le loro economie e le loro monete nazionali? Quale sarebbe la
coesione sociale del Vecchio Continente? Se ne facciano una ragione i
“sovranisti”!
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