Ordini Cavallereschi Crucesignati

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lunedì 26 novembre 2007

El-Alamein: ignoto tenente e ignoto messaggio

Geom. A. Sciortino

L'episodio, della battaglia di El Alamein, che segue, merita la giusta considerazione perchè ricorda l'eroismo dimostrato dal sacrificio di un combattente. Durante i brevi istanti di una rara sosta notturna del fuoco, il tetro desertico veniva, improvvisamente, interrotto da strazianti lamenti di un ferito che in lingua tedesca e con una pessima pronuncia italiana disperatamente invocava l'aiuto di un infermiere. Invero sovente si verificavano le così dette "sacche", cioè una sorta di imboscata consistente nella simulazione, da parte inglese, di richiesta di aiuto, appunto in lingua italiana o tedesca, in modo da stimolare il senso umano di eventuali soccorritori che regolarmente venivano fatti prigionieri, per cui non era possibile un immediato intervento senza tentennare, anzi la circostanza imponeva rapida riflessione e valutazione del da farsi. Tuttavia, con le dovute precauzioni, il capitano Andrea Fundarò, ha ritenuto inviare, verso il luogo di provenienza dei lamenti, un infermiere e una pattuglia armata di due fucili mitragliatori e bombe a mano. Al ritorno, compiuta la missione, dal comandante della pattuglia, si veniva a conoscenza che effettivamente l'aiuto era invocato da un tenente tedesco che presentava gravissime e multiple ferite alle gambe e quasi sicuramente per tentare di strappare da sicura morte la sua giovane vita, si rendeva necessario e urgente l'idoneo intervento chirurgico per l'amputazione di entrambi gli arti inferiori e quindi si doveva trasportarlo in ospedale. Lo sfortunato, ma valoroso, ufficiale tedesco, balbettando appena malamente in lingua italiana, faceva comprendere che partito in motocicletta dal suo reparto per una delicata e importante missione, le ruote del suo mezzo investivano una mina e che, a causa dello scoppio, era saltato in aria unitamente alla sua motocicletta. Il tenente, grondando sangue dagli arti inferiori rifiutava il trasporto nelle retrovie e aveva implorato solamente la medicazione alla meno peggio per avere modo di proseguire e concludere la missione affidatagli consistente nel riferire verbalmente e personalmente un importantissimo urgente segreto messaggio al Maresciallo Rommel. L'Ufficiale, escludeva anche l'eventuale accompagnamento con mezzo meccanico; dopo le medicazioni nel migliore dei modi possibile, veniva rifocillato e rifornito di una borraccia piena d'acqua, quindi, ringraziando i soccorritori, con il lamento del dolore dovuto alle ferite subite ed a denti stretti si allontanava, nel buio tenebroso, molto lentamente e faticosamente aiutandosi con le mani e trascinando per terra i suoi lacerati e sanguinanti arti inferiori. Luminoso esempio di attaccamento al dovere nel volere con ostinazione e fino all'ultimo momento portare da buon soldato, personalmente a termine il compito affidatogli, nella consapevolezza delle responsabilità assunte. Non si conosce se il tenente tedesco, fedele al giuramento, sia risuscito a raggiungere il Maresciallo Rommel ma il suo dovere di soldato e di combattente era quello di proseguire a qualsiasi costo nel disperato tentativo di assolvere pienamente il suo compito anche a costo dell'estremo sacrificio. Le svariate e sfortunate avventure belliche di El Alamein e la successiva prigionia, non hanno consentito dare un nome all'eroico tenente tedesco, restandone ignoto sia il nome che il messaggio.

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