Le elezioni del nuovo Parlamento
europeo e le incognite del voto - La deriva populista
di Antonio Laurenzano
A
poche settimane dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo, è
difficile immaginare il futuro politico-istituzionale dell’Unione.
L’Europa non fa più sognare. Il “modello europeo” è da tempo
avvolto in una fitta cortina di incertezze e contraddizioni, acuite
dalla crisi finanziaria ed economica. Un modello che alimenta
inquietudini, crea insicurezze, genera paure, crisi di identità
nazionali. Si pagano a caro prezzo i compromessi al ribasso e i tanti
ritardi sull’attuazione delle riforme. Un’Europa
intergovernativa, spesso litigiosa, senza un governo capace di
rispondere con politiche adeguate alle attese e ai bisogni dei
cittadini. E
se l’Europa non avanza, retrocede! Si sta miseramente sgretolando
il tasso di unità che ha tenuto finora in vita le tante diversità
dell’ Unione, ma soprattutto si sta dissolvendo l’originario
spirito comunitario dei Padri fondatori. “L’Europa della
malinconia”! Ma pur incompiuta, l’Europa è comunque un’opera
davvero nuova e grandiosa, ricca di prospettive. Un’opera da
completare, che chiede e merita sforzi e sacrifici. “Non una
previsione o una sfida, ma un obiettivo e un proposito. Un punto di
riferimento professionale, culturale, politico e civile da adottare
senza riserve!” E’
comunque profondo il disagio percepito in gran parte dell’Unione.
Euroscetticismo e nazional-populismo dominano da tempo la scena
europea. L’Unione europea non è ancora un’Unione: manca un patto
fondante in forza del quale lo stare insieme, il decidere insieme,
l’agire insieme siano un autentico collante. E’ sconcertante
osservare come le forze europeistiche siano incapaci di reagire. I
governi nazionali appaiono divisi e privi di volontà, intenti solo a
difendere anacronistiche rendite di posizione nazionali. E sullo
sfondo, emerge chiara l’incapacità delle istituzioni europee
nell’affrontare i problemi economici, sociali e politici di
dimensione europea e globale. Istituzioni comunitarie prive di
legittimazione costituzionale sancita dal voto dei cittadini europei. Per
superare con equilibrio e lungimiranza le sfide del Terzo Millennio,
per trovare la via del futuro, di un futuro sostenibile e innovativo
per l’Europa, non basta l’unità delle monete e delle banche
centrali. Deve nascere un’Europa dei cittadini che nutra dei suoi
valori e delle sue tradizioni migliori un progetto di futuro forte e
avanzato. L’Europa,
dopo aver recuperato alla democrazia i Paesi dell’Est, deve
riscoprire e valorizzare la propria identità culturale ed economica,
fatta di coesione sociale, di qualità e dignità del lavoro, di una
visione dei processi economici che riconosce una funzione
insostituibile al mercato ma pronta a correggerne e orientarne le
dinamiche. Due sono i pilastri di una solida costruzione europea.
Prima di tutto l’unità politica: l’Europa unita non può essere
soltanto quella dei mercati e dell’euroburocrazia, deve fondarsi su
istituzioni dotate di una forte legittimità democratica. E poi quel
fitto tessuto di autonomie, di identità territoriali distinte che,
come in un mosaico, vanno a comporre una più generale identità
europea. L’anima
dell’Europa, da riscoprire e valorizzare, è proprio in questa
miscela di unità e diversità, in una nozione dell’identità che
si basa non sull’appartenenza etnica ma sulla comunanza di bisogni,
di interessi, e anche di valori: i valori della solidarietà, della
sussidiarietà, del dialogo, dell’integrazione tra etnie, religioni
e culture diverse. Non
esiste alternativa oggi all’essere “europei ed europeisti”!
L’europeismo deve tornare ad avere un’anima e a rappresentare le
legittime aspettative dei popoli europei. Per il Vecchio Continente,
è questa la grande sfida politica e culturale del XXI secolo. Una
sfida per la storia, nel ricordo dei tragici fantasmi del passato.
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