Dott. Pietro VITALE (giornalista e
scrittore)
direttore del blog international:
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“Con
quanta imprudenza molti cercano di levar di mezzo un tiranno senza
essere in grado di eliminare le cause che fanno del principe un
tiranno”. (Baruch
Spinoza)
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Intervista
del Direttore del blog international, Dott. Pietro VITALE, al Dott.
Antonio LAURENZANO (economista e commentatore politico, di fama
europea).
Domande:
Dott.
LAURENZANO,
leggo, in questi giorni, su varie testate di carta stampata e su
Wikipedia che il muro di Berlino aprì la strada per la
riunificazione del popolo tedesco che fu formalmente conclusa il 3
ottobre 1990.
Il
Muro di Berlino ( Berliner Mauer, ufficialmente chiamato
antifaschistischer Schutzwall, cioè sbarramento di protezione che
era un sistema di fortificazioni (come in uso nel medioevo) fatto
costruire dal governo della Germania dell'est, (Repubblica
democratica) per impedire la libera circolazione delle persone tra
Berlino Ovest (e quindi la Germania Ovest) di cui de facto faceva
parte e il territorio della Germania Est. Lo sbarramento è stato
considerato il simbolo della cortina di ferro, cioè, linea di
confine europea tra la zona d'influenza statunitenze e quella
sovietica durante la guerra fredda?
Il
muro divise in due la città di Berlino per 28 anni, dal 13 agosto
del 1961 fino al 9 novembre 1989, giorno in cui il governo
tedesco-orientale decretò l'apertura delle frontiere con la
repubblica federale. Come lei sa dott. LAURENZANO, l'Ungheria
aveva già aperto le proprie frontiere con l'Austria, il 23 agosto
1989, dando la possibilità di espatriare in occidente ai tedeschi
dall'Est che, in quel momento, si trovavano in vacanza in altri paesi
dell'Europa orientale?
Risposte:
Vede
dott. VITALE,
Risponderò in modo articolato alle Sue domande, anche se dopo
il Muro di Berlino...: “demolire” le divisioni socio-economiche
dell’Unione europea, I
NUOVI MURI DELL'EUROPA.
Orbene,
Quando una data segna la storia! 9 novembre 1989: dopo oltre 28 anni
cade il Muro di Berlino che dal 13 agosto 1961 aveva di fatto
tagliato in due non solo una città, ma un Paese, un Continente. E’
stato il simbolo della divisione del mondo in due blocchi politici e
militari contrapposti: quello americano della Nato e quello sovietico
del Patto di Varsavia.
Per l’opinione pubblica mondiale
fu uno shock, accettato colpevolmente dalle cancellerie occidentali
per “salvaguardare la stabilità dei due blocchi in Europa”. Solo
dopo, quando le conseguenze inumane della brutale divisione della
Germania diventarono sempre più evidenti nella loro drammaticità,
si registrarono le prime reazioni. Famosa è rimasta la visita a
Berlino del Presidente americano Kennedy durante la quale pronunciò
in lingua tedesca, davanti a migliaia di cittadini berlinesi, la
storica frase: “Ich bin ein Berlinen”, “Anche io sono un
abitante di Berlino”.
Drammatico è stato il contributo di
sangue a questa follia: centinaia i cittadini dell’Est in fuga
verso la libertà uccisi dal fuoco dei soldati di frontiera della
Germania comunista, lungo i 112 Km della “striscia della morte”,
di cui 43 erano quelli separavano la Berlino Est della Rdt dalla
Berlino Ovest. Altri annegarono nelle fredde acque del fiume Sprea
che tagliava gli sbarramenti.
Soltanto il 9 novembre 1989, in
pieno clima di perestrojka propiziata da Michail Gorbaciov,
il
muro si sgretolava sotto l’assalto di migliaia di persone, a
picconate veniva demolito l’odiato regime comunista. Con la caduta
del Muro venne restituita la libertà e la dignità a milioni di
persone. Le nazioni del blocco comunista tornarono alla democrazia!
Era la “rivoluzione di velluto” preludio della
riunificazione tedesca
del 3 ottobre 1990. Un’operazione fortemente osteggiata dall’allora
primo ministro britannico Margaret Thatcher e, inizialmente, dal
presidente francese Mitterand per i quali le ombre del passato non
erano ancora fugate. Una Germania unita, un “gigante egemone” al
centro dell’Europa faceva nuovamente paura! Prevalse la
realpolitik: diffidenze e timori si dissolsero dinanzi al disegno
della moneta unica in corso d’opera.
Ma “da che parte è caduto il
Muro?” si è chiesto il quotidiano tedesco Der Spiegel. La Germania
economicamente è ancora divisa. Il processo di ripresa economica
dell’est è molto lento. Netto il divario tra gettiti fiscali (937
euro pro capite a est, il doppio a ovest) e tasso di disoccupazione:
103% nel 2013 a est contro il 6% dell’ovest! Il Pil pro capite
nella ex Rdt è fermo da anni al 66% del livello della parte
occidentale.
Pur fra evidenti contrasti, la
Germania ha celebrato i 25 anni dalla caduta del Muro. Grande
festeggiamenti a Berlino ai piedi della Porta di Brandeburgo.
Ottomila ballons sulle tracce dello “steccato” per rievocare una
pagina di storia che cambiò profondamente l’Europa e gli equilibri
mondiali. Ma dopo quello di Berlino devono ora cadere i Muri
dell’Europa! I muri delle divisioni economiche e sociali
all’interno dell’Ue. L’unificazione della Germania ha portato
tante opportunità, ha rimosso tanti ostacoli sulla strada del
superamento dei blocchi politici del Vecchio Continente, ma ha anche
aperto la strada, sul piano finanziario, all’ egemonia tedesca. La
moneta unica fa favorito l’economia più grande ed efficiente.
Quella di uno Stato che sulle ceneri del suo dramma ha costruito con
determinazione il suo riscatto storico, ma che con il suo pragmatismo
sembra aver smarrito il principio fondante della comune casa
europea: la solidarietà, per un comune equilibrato sviluppo. Spetta
alla Germania del futuro, nel ricordo del suo passato, contribuire a
demolire in Europa i muri costruiti dai guasti della integrazione
monetaria nella prospettiva di costruire un’Europa unita, fattore
di stabilità e di crescita nel mondo.
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