TAX DAY, IL
FISCO BATTE CASSA
del Dott. Antonio Laurenzano
Contribuenti all’erta! Per
imprese e famiglie si avvicina il “tax day”, il giorno delle tasse. Entro il 16
giugno i pagamenti di Imu, Tasi, Irpef , addizionali, Ires, Irap e cedolare
secca sugli affitti. Il fisco batte casa: con i versamenti di acconti e saldi dell’anno precedente
l’appuntamento di metà giugno porterà
nelle casse di Stato, regioni e comuni oltre 40 miliardi, cinque miliardi in
meno rispetto al 2015 per l’effetto della eliminazione dalla base imponibile
Irap del costo del lavoro e soprattutto
per l’esenzione Tasi dell’abitazione principale.
Per la fiscalità locale un quadro
normativo più semplice perché la Legge di stabilità, in attesa di una riforma
più strutturata sui tanti balzelli comunali, ha bloccato la possibilità per i
sindaci di ritoccare le aliquote al rialzo per evitare il rischio di aumenti
“compensativi” del bonus assicurato alle abitazioni, in considerazione che
sugli immobili diversi dall’abitazione principale oltre all’Imu rimane in vita
anche la Tasi nei circa 4 mila Comuni
che nel 2015 l’hanno applicata e la super- Tasi dello 0,8 per mille, se
deliberata entro lo scorso 30 aprile. Dalla tassazione sugli immobili un
“bottino” per gli Enti locali di circa 10 miliardi.
Una tassazione in cerca di
equità. Non si può continuare a tassare
per fare cassa senza una
complessiva riflessione sulla fiscalità immobiliare, e non solo quella relativa
ai tributi locali, che tenga conto della perdurante crisi del mercato. Con l’italica
fantasia si cambia il nome delle tasse
ma il mattone resta sempre nei … pensieri del Legislatore, in attesa della riforma del catasto che da
vent’anni attende una sua attuazione legislativa. Sostituire nel sistema
fiscale l’obsoleto concetto di “vano”, risalente al 1929, con quello di metro
quadrato delle superfici, adattare i valori di proprietà e quelli locativi ai
valori del mercato reale, sono passaggi indispensabili per superare iniquità e
sperequazioni nelle tassazioni. Senza ignorare il “mistero buffo” tutto
italiano delle abitazioni di lusso che sarebbero, secondo alcune stime, almeno
dieci volte tante e che finora sono sfuggite all’occhio … poco vigile del fisco
proprio grazie a una normativa superata dal tempo e dalle dinamiche
socio-economiche del mercato. Un vuoto legislativo che tarda a essere colmato e
che consegna i bilanci comunali al’indiscriminato prelievo fiscale sulla
proprietà immobiliare. Appare dunque non più rinviabile la semplificazione di
adempimenti e scadenze. Il continuo susseguirsi di novità tributarie alimenta
incertezze interpretative e difficoltà operative. Da anni si opera in presenza
di una frantumazione della legislazione tributaria, di un proliferare della
normativa che è causa non solo di uno scadimento qualitativo della legislazione
ma anche della potenziale ignoranza della legge, con grave pregiudizio di ogni
principio di diritto. Sarebbe ora di voltare pagina: mettere al centro, sul
piano legislativo, l’obiettivo di una profonda semplificazione che riduca in
modo sostanziale gli adempimenti e quindi il numero delle scadenze e ….
possibilmente la pressione fiscale. Una strada stretta da percorrere,
quest’ultima, a causa dell’alta evasione
e dei vincoli europei imposti dall’ingombrante debito pubblico.
In un decennio in Italia la
pressione fiscale, rapporto fra gettito fiscale e PIL, è salita di oltre quattro
punti, dal 39 al 43,3%. Un aumento che tuttavia non è riuscito a fermare la
crescita del debito, perché nello stesso periodo la spesa pubblica, al netto
degli interessi (!), è aumentata altrettanto. Nell’eurozona la pressione si attesta al 40%
rispetto alla quale l’Italia si colloca al quarto posto, dopo Francia (47,6%),
Belgio (47,2%) e Finlandia (44%). La Germania (39,4%), Paesi Bassi (37,2%) e
Spagna (33,7%) sono al di sotto della media europea. Ancora più basso il
prelievo in Slovacchia e Irlanda (30,2%).
Conciliare gettito tributario e capacità contributiva del contribuente
sarebbe una scelta di civiltà giuridica per l’affermazione dei principi di
civiltà giuridica con cui uno Stato moderno deve relazionarsi con i propri
cittadini.
Nel Belpaese un taglio delle
tasse, se pur minimo, è affidato alla
manovra di bilancio del prossimo anno auspice il rafforzamento della spending
review e la quota di maggiore deficit che dovrà essere accordato da Bruxelles per
scongiurare il rischio di un aumento dell’IVA che, in caso contrario, scatterà
dal 2017. Spending e flessibilità di bilancio, nei disegni del Governo, costituiscono la strategia vincente per ridurre le tasse, rilanciare investimenti,
consumi e occupazione. Realpolitik o ….
libro dei sogni?
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