PENSIONI, SI VOLTA PAGINA
Un articolato “pacchetto previdenziale”
nell’accordo governo-sindacati.
di
Antonio Laurenzano
“Abbiamo recuperato alcune
iniquità della Legge Fornero, in direzione della coesione sociale”. In questa
dichiarazione di Annamaria Furlan, Segretario generale CISL, è racchiusa la
chiave di lettura dell’accordo firmato da governo e sindacati sulla riforma del
regime pensionistico da introdurre nella prossima legge di bilancio. Dopo
quattro mesi di confronto gettate le basi per importanti modifiche
previdenziali: un pacchetto di misure per le quali il Governo destinerà sei
miliardi di euro in tre anni.
Nella “fase 1”, decorrenza 2017, il
perno dell’operazione: l’Ape (Anticipo pensionistico). A tutti i lavoratori
dipendenti, pubblici e privati, over 63 anni, nati tra il ‘51 e il ‘53 (e tra
il ‘52 e il ‘55 dal 2018) sarà consentito di lasciare il lavoro tre anni e
sette mesi prima sui requisiti di vecchiaia standard con un taglio dell’assegno
pensionistico di circa il 6% per ogni anno di anticipo, attraverso un prestito
bancario assicurato con rimborso ventennale, interessi compresi, che scatta con
la pensione. In caso di premorienza il capitale residuo sarà restituito
dall’Ente assicuratore senza alcun riflesso sull’assegno di reversibilità per gli
eredi. L’anticipo pensionistico sarà esente da imposte e, per chi lo
richiederà, sarà erogato mensilmente. Una variante dell’Ape volontaria è l’Ape
social, l’uscita dal mondo del lavoro a costo zero, un privilegio riservato ai
lavoratori in condizioni svantaggiate: disoccupati senza ammortizzatori
sociali, disabili, inabili a causa di infortunio, usuranti e bisognosi di cure.
Il costo del pensionamento anticipato sarà completamente a carico dello Stato. Resta
da definire la platea dei beneficiari nonché il tetto sotto il quale potrà
essere richiesta l’Ape social (tra i 1300 e i 1500 euro lordi mensili). In caso
di ristrutturazioni aziendali il costo dell’Ape, salvo modifiche, resterà a
carico delle stesse imprese, senza gravare né sulle casse dello Stato né sul
lavoratore.
Altro capitolo di rilevante
interesse è quello dei lavori usuranti: si consente l’anticipo del
pensionamento di 12 o 18 mesi eliminando le “finestre” di uscita della Riforma
Fornero. L’accesso alla pensione anticipata potrà avvenire se si è svolta
un’attività usurante per almeno sette anni negli ultimi dieci o per un numero
di anni pari alla metà dell’intera vita lavorativa.
Particolarmente attese anche le
altre misure del “pacchetto previdenza”, in primis quella relativa alla quattordicesima per rafforzare gli assegni pensionistici
più bassi per i soggetti con più di 64 anni. L’intervento avverrà attraverso un aumento della
mensilità aggiuntiva, oscillante fra 336 e 504 euro in base agli anni di
contribuzione, a chi ne beneficia già attualmente (oltre 2 milioni di
pensionati) con redditi che vanno fino a 1,5 volte il trattamento minimo annuo
INPS (9786,86 euro), nonché mediante l’erogazione della quattordicesima ai
pensionati che hanno reddito fino a due volte il trattamento annuo minimo INPS,
(1000 euro lordi al mese). Riguarderà circa 1,2 milioni di pensionati. Non sono
ipotizzati interventi diretti sulle
pensioni minime. Via libera invece alla no tax area, la soglia al di sotto
della quale non si pagano imposte. Salirà per tutti i pensionati a 8125 euro
lordi l’anno, come per i lavoratori dipendenti.
Nell’accordo governo-sindacati
viene inoltre prevista la ricongiunzione gratuita (oggi molto costosa!) di tutti
i contributi previdenziali non coincidenti maturati in gestioni pensionistiche
diverse, compresi anche i periodi di riscatto della laurea; questo sia ai fini
delle pensioni di vecchiaia che delle pensioni anticipate. Il cumulo
contributivo sarà senza oneri per tutti gli iscritti presso due o più forme di
assicurazione obbligatoria dei lavoratori dipendenti, autonomi e degli iscritti
alla gestione separata oltre che alle
forme sostitutive della stessa, affinchè si possa arrivare a percepire un’unica
pensione anche nei casi in cui sia già stato maturato un autonomo diritto alla
pensione presso una singola gestione. L’assegno pensionistico verrà ricalcolato
pro-rata, applicando le regole di ciascun ente previdenziale.
La volontà del governo e dei
sindacati è di continuare nella “fase 2” il confronto con l’obiettivo di
riformare il sistema di calcolo contributivo per permettere ai giovani con
redditi bassi di avere il diritto alla pensione, pur mantenendo la
sostenibilità finanziaria. Un tema quest’ultimo che dovrà superare i vincoli di
bilancio imposti da Bruxelles, già da tempo sotto esame per la maggiore
flessibilità chiesta dall’Italia. La caccia a nuove risorse è iniziata. Dalla
prossima manovra di bilancio la risposta.
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