IL
FUTURO INCERTO DELL’ EUROPA
Anno nuovo, problemi vecchi
di Antonio Laurenzano
Si è concluso per l’Unione
europea un anno turbolento che ha segnato fortemente la credibilità delle istituzioni
comunitarie, dai problemi legati alla sicurezza con gli attentati di Bruxelles
e Nizza alla emergenza umanitaria dei migranti e il controverso accordo con la
Turchia, dal voto di protesta di Brexit alla crisi economica e finanziaria dell’eurozona.
Questioni cruciali che ripropongono anche per l’anno appena iniziato la fragilità
dell’azione politica di Bruxelles.
E’ latitante da tempo una
governance in grado di garantire una
presenza incisiva dell’Unione sullo scacchiere internazionale, manca un
progetto per una crescita economica equilibrata con creazione di lavoro e di
occupazione e con un mercato interno meno ingessato. Un inquietante immobilismo
che, alimentato da sterili egoismi nazionali e da protagonismi economici, rende
sempre più incerta la mission dell’Europa quale soggetto di propulsione e
mediazione nel processo di pace nel mondo. Rischia di svanire il sogno dei
Padri fondatori per un’Europa unita, fattore di stabilità negli equilibri
politici mondiali e risposta alle derive nazionaliste.
Sullo sfondo di una situazione povera di
prospettive reali, l’euroscetticismo trova crescenti consensi, complice il
disagio sociale. E c’è chi, sull’onda di un diffuso populismo, minaccia di uscire dall’Europa ignorando colpevolmente
le tragiche pagine di storia del recente passato. Eloquente il pensiero espresso sulle colonne del Corriere
da Sergio Romano che, censurando certe
fughe in avanti di alcuni leader politici di casa nostra, ha rievocato
le motivazioni storiche della scelta fatta dall’Italia post bellica: “abbiamo
creduto nell’unità europea perché ci permetteva di riemergere dalla sconfitta,
dava un senso alla nostra tardiva e imperfetta unità nazionale, ci spronava a
fare ciò che da soli non saremmo riusciti a realizzare”.
La situazione in cui versa
l’Europa evidenzia una profonda crisi politica. Si è perso troppo tempo
nell’inseguire miseri compromessi intergovernativi perdendo di vista
l’accelerazione del fenomeno della globalizzazione. La vera sfida attuale è
“evitare che il presente uccida il futuro”!
E’ in gioco la sostenibilità del sistema europeo nel lungo periodo:
maggiore coordinamento delle politiche di bilancio ed economiche, unione
bancaria e fiscale, riduzione dei disavanzi pubblici. La centralità delle
istituzioni europee nel processo decisionale è fondamentale, ma la sua
realizzazione sarà assicurata solo se gli Stati membri saranno in grado di
esprimere una ritrovata coesione. Ognuno dovrà fare responsabilmente la sua
parte per l’ Europa del futuro, “unita nella diversità”.
Il prossimo marzo si celebrano i
60 anni dei Trattati di Roma, punto di partenza del processo della costruzione politica
europea. Su questa prospettiva storica va incardinata un’ Europa rinnovata
nella sua identità e nei suoi valori fondanti per l’affermazione di un ruolo primario
sulla scena globale. Sarebbe auspicabile una revisione dei Trattati dell’Ue per
il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo e l’elezione diretta del Presidente
della Commissione superando così l’attuale deficit di democrazia. Voltare
pagina anche sul piano economico
combinando le prescrizioni rigorose del Patto di stabilità e crescita con la
spinta agli investimenti aggregati per dare finalmente un segnale alla ripresa della stagnante economia.
Il tempo delle parole è finito! Polemizzare, litigare, rinviare è esercizio di puro
autolesionismo che rischia di svuotare il comune serbatoio della storia e della
millenaria civiltà del Vecchio Continente. Le soluzioni comuni richiedono
spirito inclusivo e collaborativo. E’ tempo di scelte coraggiose, condivise. Ma
la politica europea saprà e esprimere una leadership degna del passato?
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