MANOVRA SUI CONTI PUBBLICI: PERCORSO AD OSTACOLI
di Antonio Laurenzano
Manovra nuova, problemi vecchi. Il
Documento di economia e finanza (Def) approvato dal Consiglio dei Ministri ridisegna
il quadro macroeconomico italiano con il Programma di stabilità e il Programma
nazionale di riforma riproponendo il binomio di sempre: riforme-crescita. Un duplice
ambizioso obiettivo finalizzato a correggere i conti pubblici per il 2017 e a impostare
la Legge di bilancio per il 2018. Un percorso ad ostacoli per assicurare al
Paese una governabilità di legislatura che rappresenta un importante fattore di
credibilità e di stabilità economica. Senza peraltro perdere di vista le
scadenze elettorali con la caccia al consenso sul quale agiscono in Parlamento
spinte settoriali e corporative.
“Abbiamo i conti in ordine e li
abbiamo non aumentando le tasse ma accompagnando il risanamento con misure di
sviluppo”, ha dichiarato il premier Gentiloni a commento della manovra
correttiva strutturale di 3,4 miliardi di euro come chiesto dalla Commissione
Ue e dall’Ecofin. Lotta all’evasione, tagli di spesa, accise sui tabacchi e
tassa sui giochi costituiscono le nuove entrate per la copertura del “buco di
bilancio” pari allo 0,2% del Pil. Il maggiore introito, circa 1,2 miliardi, dovrebbe
derivare dallo “split payment”, dall’estensione cioè dell’autofatturazione
dell’IVA, già in vigore negli acquisti delle amministrazioni pubbliche, alle
società partecipate e a quelle quotate. Dalla spending review, tagli alle spese
dei ministeri e delle amministrazioni centrali, è atteso un gettito di circa
600 milioni. Il resto delle nuove entrate da altre voci, ivi compresa la
“rottamazione” delle liti fiscali pendenti che si spera possa avere lo stesso
successo di quella legata alle cartelle esattoriali. La copertura della manovra
nella sua interezza non risulta ancora ben definita. Mancano all’appello diverse centinaia di milioni. “Ci sono misure che andranno ulteriormente
specificate”, ha ammesso il Ministro dell’Economia Padoan. Un’operazione non
semplice. In questo quadro d’incertezze è prevista per quest’anno una variazione
in aumento della crescita all’1,1% e una riduzione del deficit dal 2,3% al
2,1%. Il debito, la palla di piombo della nostra finanza pubblica, è fermo al
132,5%!
Delusioni sul piano fiscale per
le imprese: fissato al 30 giugno 2018, senza ulteriore proroga, il termine
ultimo per l’agevolazione relativa agli investimenti (“iperammortamento”). Un
segnale poco incoraggiante per la crescita.
Ancor più incomprensibile la chiusura sui crediti d’imposta con obbligo del “visto di conformità” per la compensazione,
in sede di pagamenti erariali, di imposte dirette, addizionali, sostitutive e
Irap d’importo superiore a 5 mila euro, rispetto all’attuale soglia di 15 mila
euro. Per azzerare eventuali abusi di alcuni, si colpisce la massa dei
contribuenti onesti con aggravi di costi. La solita logica del fisco nostrano,
con buona pace per la tanto conclamata
tax compliance!
Archiviato con la manovra
correttiva il rischio di una procedura d’infrazione da parte di Bruxelles per il forte squilibrio
macroeconomico riconducibile al debito eccessivo, si presenta complesso e
articolato il Def con cui si avvia l’iter per la formazione della Legge di
bilancio 2018. Problema di fondo è la neutralizzazione delle clausole di
salvaguardia concordate con l’Ue per quasi 20 miliardi con aumenti delle
aliquote IVA e delle accise. Il rispetto degli impegni programmatici inseriti
nel Documento di economia e finanza con una previsione di deficit per il
prossimo anno all’1,2% comporterà un intervento sui saldi di finanza pubblica
non inferiore ai 10 miliardi di euro. Sarà in autunno che si giocherà la vera
partita sui conti pubblici, in Italia fra le varie forze politiche a pochi mesi
dalle elezioni, e a Bruxelles, con la Commissione Ue, sul duplice versante del
debito e del deficit per negoziare ancora una volta flessibilità e deroghe. Molto
dipenderà dal binomio “riforme-crescita” che dovrà garantire al sistema Italia
produttività e competitività. Non sono più rinviabili la riforma della
giustizia civile e amministrativa, la razionalizzazione della spesa pubblica, una
seria revisione della contribuzione e della fiscalità. A dir poco inquietante
la recente circolare dell’Agenzia delle Entrate di ben 324 pagine sulle
deduzioni e detrazioni fiscali e sui crediti d’imposta a commento delle 444 “tax
expenditures” presenti nel nostro ordinamento tributario! E’ tempo di coniugare
sviluppo ed efficienza per dare certezza all’azione politica e speranza alla
ripresa economica del Belpaese.
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