IL
MISTERO BUFFO DEL FISCO
di
Antonio Laurenzano
In scena in questi giorni, nel
variegato panorama fiscale italiano, l’ultimo atto del … “Mistero buffo”. La famosa opera teatrale di Dario Fo rivive
nella rappresentazione della “semplificazione” sceneggiata dall’Agenzia delle
Entrate. Un copione … buffo, un misero dejà vu!
Contribuenti e professionisti alle
prese con un nuovo adempimento: lo “spesometro”, ossia l’invio telematico entro
il prossimo 28 settembre dei dati delle fatture emesse e ricevute, bollette
doganali e note di variazione relative al primo semestre dell’anno in corso. Un
vero rompicapo nella selva delle norme inutili e fastidiose. “Basta un click,
secondo l’Agenzia, per trasmettere all’ Amministrazione finanziaria i dati già
presenti presso il soggetto d’imposta in forma informatizzata”. Pubblicità …
ingannevole soltanto se si pensa alla miriade di ricevute/fatture fiscali
emesse dai pubblici esercizi e dettaglianti anche di minimo importo, e
registrate riepilogativamente nei corrispettivi giornalieri. Si tratta ora di
recuperare per ogni singola ricevuta/fattura i dati anagrafici del cliente,
completi di codice fiscale e partita Iva, fidando nella corretta acquisizione
dei dati prodotti dal cliente. Siamo davvero al capolinea … E questo dovrebbe
essere lo “spesometro a costo zero” per il contribuente: in realtà, un
adempimento peggiorativo rispetto ad analoghi obblighi del passato (non sono
previsti limiti di esonero), dispendioso e di scarsa utilità. Tutto da
verificare infatti il reale utilizzo da parte dell’Amministrazione finanziaria
di questa gran mole di informazioni, molte delle quali già arrivano al Fisco
attraverso altri canali. Una ennesima prova di un sistema tributario che naviga
a vista senza una precisa progettualità, causando proteste fra gli operatori e
rendendo sempre più difficile il dialogo fra fisco e contribuente.
Il nostro Paese ha il non
invidiabile record della onerosità degli adempimenti fiscali con un basso
rapporto costo-beneficio in termini di lotta all’evasione. L’assenza di una pur
minima visione strategica e della reale capacità di governare l’ordinamento
tributario genera grande confusione anche sul piano normativo. Da anni si opera
con una frantumazione della legislazione tributaria e un proliferare di leggi e leggine che è causa
non solo di uno scadimento qualitativo della legislazione ma anche della
potenziale ignoranza della legge, con grave pregiudizio della certezza del
diritto, divenuta una chimera!
Il contrasto all’evasione
fiscale, che in Italia ha raggiunto livelli patologici con ricadute
sull’economia del Paese, va condotto con una normativa chiara, estremamente
semplice. Più complicato è un sistema fiscale, più facile sarà nascondere
reddito nelle sue pieghe oscure, anche in termini di elusione. Sarebbe ora di
voltare pagina: mettere al centro, sul piano legislativo, l’obiettivo di una
profonda semplificazione con un taglio netto di balzelli e inutili
adempimenti. Ciò di cui il Paese ha
bisogno, soprattutto in un periodo di timida ripresa economica, è un fisco che
oltre a ridurre la pressione fiscale sostenga la crescita per aggredire
l’ingombrante debito pubblico.
In attesa della riforma
tributaria, a conferma di una legislazione fiscale spesso incerta, quasi sempre
incompleta e caotica, si procede con le … proroghe, perché la necessità di
prorogare si lega infatti alla quantità eccessiva di adempimenti che gravano sui
contribuenti. E le proroghe altro non
sono che il tentativo estremo di rimediare a qualcosa che in sede legislativa non
ha funzionato, conseguenza ed effetto di inquietante estemporaneità. Il 2017 di
proroghe ne ha registrate finora ben 19: dalla rottamazione delle cartelle alle
liquidazioni periodiche, dai versamenti di imprese e lavoratori autonomi alla
presentazione delle dichiarazioni, alla voluntary disclosure 2.0. Proroghe che,
nonostante la sbandierata ricerca della semplificazione, a volte arrivano
addirittura dopo la scadenza del termine peggiorando, se possibile,la
situazione in uno dei sistemi fiscali più complicati d’Europa. Senza ignorare
la forma dei rinvii, anticipati con un “comunicato-legge”per poi diventare
legge con la pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale! Un mix
di elementi espressione di un sistema
malato che genera un fisco che appare sempre più lontano dalle esigenze del Paese. “Meno
burocrazia, meno adempimenti, dialogo con i contribuenti”, ha dichiarato il
nuovo Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini. Lo sperano in molti, ma la
posizione è quella di uno scetticismo vigile dopo le tante promesse al vento e
i tanti proclami di cambiamento. E’ ora di un salto di qualità per rendere
trasparente il processo decisionale fra Governo, Parlamento e Amministrazione
finanziaria e soprattutto per dare credibilità all’azione di una seria lotta
all’evasione fiscale.
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