Ordini Cavallereschi Crucesignati

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lunedì 19 febbraio 2018

ARGOMENTI SEMPRE ATTUALI, LA CULTURA


THE INTERNATIONAL ASSOCIATION OF LIONS CLUBS
LIONS        CLUB         BARI           HOST
53°
   ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE
Sede amministrativa del L.C. Bari Host: Sheraton Nicolas Hotel - Bari      

Il bollettino delle nostre riunioni
l’addetto stampa: Pietro VITALE
 Lions, Pietro Vitale - Giornalista e scrittore - Tessera Ordine Naz. dei Pubblicisti n.116644
Direttore del blog International:www.legestadellacavalleria.blogspot.com

 “Aiutare oggi servire sempre”
     D.G. Dr. Rocco Saltino                  

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di giudicare il nostro prossimo…con GIUSTIZIA” (Martin Luter King)                        
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Nel quadro delle attività sempre crescenti e di grande spessore, il Presidente del Lions Club Bari Host, l’Ing. Michele Dimastromatteo, in collaborazione del qualificato C.D. insieme, hanno programmato un Meeting: “Magistratura, C.S.I. e potere politico in Italia alla ricerca di nuovi equilibri”.
L’incontro si è svolto all’interno dell’ormai arcinoto Sheraton Nicolas Hotel di Bari,  il 07 maggio 2011, alle ore 18.30.
All’importante evento, quanto mai attuale ci si mobiliterà ancora…hanno partecipato autorità Lionistiche, tra cui il Past. Direttore Internazionale Dott. Sergio MAGGI, il Sen. Dott. Luigi D’AMBROSIO LETTIERI, (nostro Socio Onorario) e,  numerosi graditi ospiti.

Al Meeting sono intervenuti illustri Relatori impegnati nella Giustizia Italiana:
Coordinatore:
Dott. Vito SAVIANO (Presidente del Tribunale di Bari)

Didattito:
Prof. Dott. Francesco SCHITTULLI (Pres. Alla Prov. di Bari, assente, in sue veci partecipa al meeting, l’Ass. alla Tutela dell’Ambiente: Dott. Giovanni Barchetti)
Dott. Riccardo FUZIO (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Roberto ROSSI (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Franco CASSANO (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Filiberto PALUMBO (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Tommaso VIRGA (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Pino PISICCHIO (Parlamentare)

Riflessioni:
Dott.  Angelo D. De PALMA (Autore del libro)
Dott. Nicola CACUCCI (Editore)

Dopo le presentazioni di rito della Cerimoniera di Club, Dora Bonante Lorusso, ed il successivo tocco di campana del Presidente Michele Dimastromatteo, alla quale impegna gli astanti in una  breve e sobria introduzione indi, passa la parola ai relatori della serata.
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Nel delineare alcuni profili inerenti al tema della giustizia in Italia, sembra proficuo fare richiamo al pensiero del massimo teorizzatore del sistema dei poteri in uno Stato bene ordinato: Montesquieu, che così scriveva "La virtù civica consiste nel desiderio di vedere l'ordine nello Stato, di provare gioia per la pubblica tranquillità, per l'esatta amministrazione della giustizia, per la sicurezza della magistratura, per il rispetto tributato alle leggi, per la stabilità della Repubblica".
“Qualche sceneggiatore faccia recitare agli attori in sala qualche nuovo personaggio”. Per quanto ben congegnato, questo film va in onda da quasi vent’anni e, per dirla con Totò, “ogni limite ha una pazienza”(anche perché il dibattito relatori-uditorio non c’è stato, forse per via dei festeggiamenti in corso nella città di Bari, per il Santo Patrono Nicola, di cui alcuni relatori devoti hanno lasciato anzitempo il meeting. Ancora una volta il Santo corre in aiuto di una categoria…Orbene, avrei certamente preso la parola, come la volta scorsa in un dibattito, impegnato il nostro Club,  sulla Giustizia, alla quale partecipò anche il Proc. della Rep. Gaetano  De Bari. Ora, provo a spiegarmi meglio. Questa volta fortemente aiutato nelle ricerche sulla magistratura e politica, appresi dalle notizie su periodici, letture on-line, e appunti di  amici e colleghi giornalisti, cercherò di riferirVi, secondo quello che ho appreso come effettivamente stanno le cose su questo importante argomento, di cui stiamo parlando. La sera del meeting, sulla magistratura e potere politico, dopo le premature conclusioni, moltissimi graditi ospiti e Soci dell’uditorio da me interpellati mi  hanno confidato di non aver capito bene… di cosa si parlasse. A queste persone, forse con il loro  pensiero rivolto altrove, (a San Nicola) vedrò di essere elemento di comprensione e di ulteriore chiarezza.

Tutti i Relatori intervenuti  che hanno preso la parola, sono stati espressione di conoscenza, comunicazione e cultura, sul tema trattato ed esposto all’uditorio. Ma l’intervento dell’Assessore  Giovanni Marchetti, sarà trattato a parte, da una mia intervista concessa, alla quale, sarà pubblicata sul mio blog International:www.legestadellacavalleria.blogspot.com.

Orbene, non credo esista in realtà nessuno scontro politica-magistratura, né tantomeno ritengo che le polemiche tra il centrodestra e il centrosinistra centrino un fico secco con quello che sta succedendo. Esiste solo il potere in senso lato. Il potere non ha più colore politico e non è appannaggio esclusivo di nessuna categoria in particolare, né di matrice politica, né giudiziaria e tantomeno economico-informativa. E le maschere più astute, consapevoli di tale verità, quando vedono Berlusconi in chiara difficoltà, pur trovandosi in campo avverso, trovano il coraggio di giustificarlo, suscitando la stupore ingenuo di ignari sognatori e militanti. Tranquilli, non difendono Berlusconi, difendono se stessi.
La cosa importante è che una ristretta cerchia di persone controlli la società attraverso il posizionamento dei suoi uomini chiave nei punti decisivi della vita democratica. Destra, sinistra, politica, informazione, sono tutti termini che non significano nulla. Questo piccolo nucleo di oligarchi, interiorizzata la teoria di Tomasi di Lampedusa, periodicamente cambia affinché tutto resti uguale.

In verità, non si tratta proprio di una scelta, quanto di una valutazione fra due mondi che si sfiorano e che esprimono – nel bene e nel male – le istituzioni italiane. Da una parte abbiamo la casta della politica e dall’altra quella della magistratura. Se ci fosse davvero una scelta, questa infatti ci sembrerebbe decisamente molto ardua. Perché se la politica in noi è quella che inspira maggiore avversione, è anche quella che ci dà garanzia di maggior controllo sulla nostra vita sociale: in fondo i politici sono espressione delle nostre determinazioni, sono espressione della società civile, e il loro compito è soddisfare (almeno in teoria) i bisogni dei cittadini. Anche per questo, siamo decisamente più portati a sopportarne i privilegi e le contraddizioni, nonostante ci rodiamo di rabbia il fegato quando pensiamo ai loro stipendi, alle agevolazioni di cui godono, e a una previdenza che ognuno di noi sogna. Invece, dall’altro lato, abbiamo una magistratura che pur godendo sostanzialmente degli stessi privilegi, non è nostra espressione, non è in altre parole il riflesso e il prodotto della società civile. Il compito dei magistrati non è soddisfare i bisogni dei cittadini, se non quelli attinenti alla giustizia. Ma anche in questo soddisfacimento spesso e volentieri non sono poi così bravi: la lentezza burocratica del meccanismo giudiziario è tale che la giustizia diventa un’ingiustizia mascherata.
E allora, se una scelta fosse possibile, quale scelta? Credo non vi siano dubbi in proposito: la politica, fra i due mali, sembra essere quello minore; è quello maggiormente controllabile, perché è il nostro riflesso nello specchio della società. La politica fondamentalmente è un affare di tutti e alla quale tutti possono partecipare; la giustizia, invece, è un affare dei magistrati e di coloro che riescono a vincere il concorso pubblico.
Ma ecco più in sintesi, cari amici, le sostanziali differenze e comunanze tra magistrati e politici; differenze e comunanze che possono aiutarci a capire meglio questi due mondi, i quali  per lo più sono visti dai cittadini come espressione massima di potere e di privilegi.
Accesso alla magistratura e alla politica. Per diventare magistrato devi superare il concorso pubblico per selezione; è riservato a pochi: laureati in giurisprudenza con vari titoli professionali. Il concorso si può dare al massimo per tre volte. Per diventare un politico è sufficiente anche la quinta elementare e non ha né limiti di età, né di candidature. Alla carica di politico si accede tramite voto popolare.
Inamovibilità, durata e responsabilità. I magistrati sono inamovibili se non per provvedimento del Consiglio Superiore della Magistratura e sono soggetti solo alla legge; la carica magistratuale è perpetua (a vita). I magistrati non sono responsabili per gli atti posti in essere nell’esercizio delle loro funzioni e non esiste nessun meccanismo per censurarla in un qualche modo. Le cariche politiche hanno invece una durata limitata nel tempo, sebbene reiterabile tramite elezioni. Come i magistrati, i politici non sono responsabili per gli atti connessi alla loro funzione, ma la loro responsabilità è censurabile politicamente tramite il voto elettorale, seppur non abbiano alcun vincolo di mandato nei confronti dei loro elettori.
Potere d’indagine. I magistrati possono inquisire un politico, ma il politico non può inquisire un magistrato. Il magistrato può essere inquisito solo da un altro magistrato. Il politico può creare una commissione d’inchiesta parlamentare, ma questa non ha alcun potere sul magistrato, poiché tale potere spetta solo al C.S.M. Mentre il magistrato può indagare su un politico e vi sono limiti solo per determinati atti e sempre che non vi sia una condanna definitiva o la flagranza di reato.
Potere di ingerenza. I magistrati – tramite il C.S.M. – possono ingerirsi nell’attività legislativa attraverso prese di posizione e documenti politici volti a influenzare la decisione del Parlamento su leggi che interessano da vicino la magistratura. I politici, al di fuori della potestà legislativa, invece non hanno alcun potere di ingerenza sugli atti dell’ordine giudiziario, il quale – per costituzione – è soggetto solo alla legge. L’unica forma di ingerenza ammessa – che non è un’ingerenza – è la nomina dei membri laici del C.S.M. e di una parte dei giudici costituzionali.
Altri privilegi. I magistrati godono di stipendi parificati a quelli degli alti funzionari dello Stato o addirittura dei parlamentari (nei vertici della carriera: giudici costituzionali, giudici di cassazione); il loro sistema normativo è estraneo alla «privatizzazione» del rapporto di lavoro pubblico, attuato in questi anni, e il loro ordinamento è indipendente e autonomo. A loro non si applicano le norme sugli impiegati pubblici, ma solo quello sull’ordinamento giudiziario. I politici non sono dipendenti dello Stato e non sono soggetti ad alcuna normativa lavoristica. Si trovano al vertice delle istituzioni statali, poiché tutte le maggiori cariche dello Stato sono cariche politico-istituzionali, espressione come tali del Parlamento e dunque dei cittadini.
Non v’è dubbio che per quanto la politica esprima privilegi e malfunzionamenti, essa comunque è frutto delle scelte di un popolo: nel bene e nel male è espressione diretta dello «Stato comunità». La magistratura, invece, come concepita qui in Italia, è espressione dello «Stato apparato». Pertanto, diversamente dalla politica, che comunque è responsabile davanti ai cittadini che possono sanzionarla tramite il voto popolare, la magistratura, proprio perché non esprime cariche elettive, è irresponsabile davanti a quegli stessi cittadini. In altre parole, non esistendo l’accesso tramite carica elettiva limitata nel tempo, i magistrati non possono che rispondere dei loro errori e delle loro cattive scelte se non a loro stessi (il che accade assai molto raramente e quasi mai con effetti drastici e definitivi). Se in questi termini esiste un potere che esprime una «casta chiusa», ermetica e refrattaria all’esterno, questa è la magistratura. In questo senso, la politica può essere definita «casta aperta».

Infine, con un colto e poderoso intervento del Past Direttore International Dott. Sergio MAGGI, si è concluso il Meeting.

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