THE INTERNATIONAL ASSOCIATION OF LIONS CLUBS
LIONS CLUB BARI HOST
53°
ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE
Sede amministrativa del
L.C. Bari Host: Sheraton Nicolas Hotel - Bari
Il bollettino delle nostre riunioni
l’addetto stampa: Pietro VITALE
Lions,
Pietro Vitale - Giornalista e scrittore - Tessera Ordine Naz. dei Pubblicisti n.116644
Direttore del blog International:www.legestadellacavalleria.blogspot.com
“Aiutare oggi servire sempre”
D.G. Dr. Rocco Saltino
“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli,
a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di giudicare il nostro
prossimo…con GIUSTIZIA” (Martin
Luter King)
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Nel quadro delle attività sempre crescenti e di grande spessore, il
Presidente del
Lions Club Bari Host, l’Ing.
Michele Dimastromatteo, in collaborazione del qualificato
C.D. insieme, hanno programmato un
Meeting
: “Magistratura, C.S.I. e potere
politico in Italia alla ricerca di nuovi equilibri”.
L’incontro si è svolto
all’interno dell’ormai arcinoto Sheraton Nicolas Hotel di Bari, il 07 maggio 2011, alle ore 18.30.
All’importante evento, quanto mai
attuale ci si mobiliterà ancora…hanno partecipato autorità Lionistiche, tra cui
il Past. Direttore Internazionale Dott. Sergio
MAGGI, il Sen. Dott. Luigi D’AMBROSIO
LETTIERI, (nostro Socio Onorario) e,
numerosi graditi ospiti.
Al Meeting sono intervenuti
illustri Relatori impegnati nella Giustizia Italiana:
Coordinatore:
Dott. Vito SAVIANO (Presidente del Tribunale di Bari)
Didattito:
Prof. Dott. Francesco SCHITTULLI (Pres. Alla Prov. di Bari, assente, in sue
veci partecipa al meeting, l’Ass. alla Tutela dell’Ambiente: Dott. Giovanni Barchetti)
Dott. Riccardo FUZIO (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Roberto ROSSI (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Franco CASSANO (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Filiberto PALUMBO (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Tommaso VIRGA (Consigliere del C.S.M.)
Dott. Pino PISICCHIO (Parlamentare)
Riflessioni:
Dott. Angelo
D. De PALMA (Autore del libro)
Dott. Nicola CACUCCI (Editore)
Dopo le presentazioni di rito
della Cerimoniera di Club, Dora Bonante
Lorusso, ed il successivo tocco di campana del Presidente Michele Dimastromatteo, alla quale
impegna gli astanti in una breve e
sobria introduzione indi, passa la parola ai relatori della serata.
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Nel delineare alcuni profili inerenti al tema della
giustizia in Italia, sembra proficuo fare richiamo al pensiero del massimo
teorizzatore del sistema dei poteri in uno Stato bene ordinato: Montesquieu, che così scriveva "La virtù civica consiste nel desiderio
di vedere l'ordine nello Stato, di provare gioia per la pubblica tranquillità,
per l'esatta amministrazione della giustizia, per la sicurezza della
magistratura, per il rispetto tributato alle leggi, per la stabilità della
Repubblica".
“Qualche sceneggiatore faccia
recitare agli attori in sala qualche nuovo personaggio”. Per quanto ben
congegnato, questo film va in onda da quasi vent’anni e, per dirla con Totò, “ogni
limite ha una pazienza”(anche
perché il dibattito relatori-uditorio non c’è stato, forse per via dei
festeggiamenti in corso nella città di Bari, per il Santo Patrono Nicola, di cui alcuni relatori devoti hanno lasciato
anzitempo il meeting. Ancora una volta il Santo corre in aiuto di una categoria…Orbene,
avrei certamente preso la parola, come la volta scorsa in un dibattito,
impegnato il nostro Club, sulla Giustizia,
alla quale partecipò anche il Proc. della Rep. Gaetano De Bari. Ora, provo
a spiegarmi meglio. Questa volta fortemente aiutato nelle ricerche sulla
magistratura e politica, appresi dalle notizie su periodici, letture on-line, e
appunti di amici e colleghi giornalisti,
cercherò di riferirVi, secondo quello che ho appreso come effettivamente stanno
le cose su questo importante argomento, di cui stiamo parlando. La sera del
meeting, sulla magistratura e potere politico, dopo le premature conclusioni,
moltissimi graditi ospiti e Soci dell’uditorio da me interpellati mi hanno confidato di non aver capito bene… di
cosa si parlasse. A queste persone, forse con il loro pensiero rivolto altrove, (a San Nicola) vedrò
di essere elemento di comprensione e di ulteriore chiarezza.
Tutti i Relatori intervenuti che hanno preso la parola, sono stati
espressione di conoscenza, comunicazione e cultura, sul tema trattato ed
esposto all’uditorio. Ma l’intervento dell’Assessore Giovanni
Marchetti, sarà trattato a parte, da una mia intervista concessa, alla
quale, sarà pubblicata sul mio blog International:www.legestadellacavalleria.blogspot.com.
Orbene, non credo esista in
realtà nessuno scontro politica-magistratura,
né tantomeno ritengo che le polemiche tra il centrodestra e il centrosinistra
centrino un fico secco con quello che sta succedendo. Esiste solo il potere in
senso lato. Il potere non ha più colore politico e non è appannaggio esclusivo
di nessuna categoria in particolare, né di matrice politica, né giudiziaria e
tantomeno economico-informativa. E le maschere più astute, consapevoli di tale
verità, quando vedono Berlusconi in chiara difficoltà, pur trovandosi in campo
avverso, trovano il coraggio di giustificarlo, suscitando la stupore ingenuo di
ignari sognatori e militanti. Tranquilli, non difendono Berlusconi, difendono
se stessi.
La cosa importante è che una
ristretta cerchia di persone controlli la società attraverso il posizionamento
dei suoi uomini chiave nei punti decisivi della vita democratica. Destra,
sinistra, politica, informazione, sono tutti termini che non significano nulla.
Questo piccolo nucleo di oligarchi, interiorizzata la teoria di Tomasi di Lampedusa, periodicamente
cambia affinché tutto resti uguale.
In verità, non si tratta proprio di una scelta, quanto di
una valutazione fra due mondi che si sfiorano e che esprimono – nel bene e nel
male – le istituzioni italiane. Da una parte abbiamo la casta della politica e dall’altra quella della magistratura. Se ci fosse davvero una
scelta, questa infatti ci sembrerebbe decisamente molto ardua. Perché se la
politica in noi è quella che inspira maggiore avversione, è anche quella che ci
dà garanzia di maggior controllo sulla nostra vita sociale: in fondo i politici
sono espressione delle nostre determinazioni, sono espressione della società
civile, e il loro compito è soddisfare (almeno in teoria) i bisogni dei
cittadini. Anche per questo, siamo decisamente più portati a sopportarne i
privilegi e le contraddizioni, nonostante ci rodiamo di rabbia il fegato quando
pensiamo ai loro stipendi, alle agevolazioni di cui godono, e a una previdenza
che ognuno di noi sogna. Invece, dall’altro lato, abbiamo una magistratura che
pur godendo sostanzialmente degli stessi privilegi, non è nostra espressione,
non è in altre parole il riflesso e il prodotto della società civile. Il
compito dei magistrati non è soddisfare i bisogni dei cittadini, se non quelli
attinenti alla giustizia. Ma anche in questo soddisfacimento spesso e
volentieri non sono poi così bravi: la lentezza burocratica del meccanismo
giudiziario è tale che la giustizia diventa un’ingiustizia mascherata.
E allora, se una scelta fosse possibile, quale scelta? Credo non vi siano dubbi
in proposito: la politica, fra i due mali, sembra essere quello minore; è
quello maggiormente controllabile, perché è il nostro riflesso nello specchio
della società. La politica fondamentalmente è un affare di tutti e alla quale
tutti possono partecipare; la giustizia, invece, è un affare dei magistrati e
di coloro che riescono a vincere il concorso pubblico.
Ma ecco più in sintesi, cari amici, le sostanziali differenze e comunanze tra
magistrati e politici; differenze e comunanze che possono aiutarci a capire
meglio questi due mondi, i quali per lo più sono visti dai cittadini come
espressione massima di potere e di privilegi.
Accesso alla magistratura e alla politica.
Per diventare magistrato devi superare il concorso pubblico per selezione; è
riservato a pochi: laureati in giurisprudenza con vari titoli professionali. Il
concorso si può dare al massimo per tre volte. Per diventare un politico è
sufficiente anche la quinta elementare e non ha né limiti di età, né di
candidature. Alla carica di politico si accede tramite voto popolare.
Inamovibilità, durata e responsabilità.
I magistrati sono inamovibili se non per provvedimento del Consiglio Superiore
della Magistratura e sono soggetti
solo alla legge; la carica magistratuale è perpetua (a vita). I magistrati non
sono responsabili per gli atti posti in essere nell’esercizio delle loro
funzioni e non esiste nessun meccanismo per censurarla in un qualche modo. Le
cariche politiche hanno invece una durata limitata nel tempo, sebbene
reiterabile tramite elezioni. Come i magistrati, i politici non sono
responsabili per gli atti connessi alla loro funzione, ma la loro
responsabilità è censurabile politicamente tramite il voto elettorale, seppur
non abbiano alcun vincolo di mandato nei confronti dei loro elettori.
Potere d’indagine. I
magistrati possono inquisire un politico, ma il politico non può inquisire un
magistrato. Il magistrato può essere inquisito solo da un altro magistrato. Il
politico può creare una commissione d’inchiesta parlamentare, ma questa non ha
alcun potere sul magistrato, poiché tale potere spetta solo al C.S.M. Mentre il magistrato può
indagare su un politico e vi sono limiti solo per determinati atti e sempre che
non vi sia una condanna definitiva o la flagranza di reato.
Potere di ingerenza. I
magistrati – tramite il C.S.M. –
possono ingerirsi nell’attività legislativa attraverso prese di posizione e
documenti politici volti a influenzare la decisione del Parlamento su leggi che
interessano da vicino la magistratura. I politici, al di fuori della potestà
legislativa, invece non hanno alcun potere di ingerenza sugli atti dell’ordine
giudiziario, il quale – per costituzione – è soggetto solo alla legge. L’unica
forma di ingerenza ammessa – che non è un’ingerenza – è la nomina dei membri
laici del C.S.M. e di una parte dei
giudici costituzionali.
Altri privilegi. I magistrati
godono di stipendi parificati a quelli degli alti funzionari dello Stato o
addirittura dei parlamentari (nei vertici della carriera: giudici
costituzionali, giudici di cassazione); il loro sistema normativo è estraneo
alla «privatizzazione» del rapporto di lavoro pubblico, attuato in questi anni,
e il loro ordinamento è indipendente e autonomo. A loro non si applicano le
norme sugli impiegati pubblici, ma solo quello sull’ordinamento giudiziario. I
politici non sono dipendenti dello Stato e non sono soggetti ad alcuna
normativa lavoristica. Si trovano al vertice delle istituzioni statali, poiché
tutte le maggiori cariche dello Stato
sono cariche politico-istituzionali, espressione come tali del Parlamento e dunque dei cittadini.
Non v’è dubbio che per quanto la politica esprima privilegi e malfunzionamenti,
essa comunque è frutto delle scelte di un popolo: nel bene e nel male è
espressione diretta dello «Stato
comunità». La magistratura, invece, come concepita qui in Italia, è
espressione dello «Stato apparato».
Pertanto, diversamente dalla politica, che comunque è responsabile davanti ai
cittadini che possono sanzionarla tramite il voto popolare, la magistratura,
proprio perché non esprime cariche elettive, è irresponsabile davanti a quegli
stessi cittadini. In altre parole, non esistendo l’accesso tramite carica
elettiva limitata nel tempo, i magistrati non possono che rispondere dei loro
errori e delle loro cattive scelte se non a loro stessi (il che accade assai
molto raramente e quasi mai con effetti drastici e definitivi). Se in questi
termini esiste un potere che esprime una «casta
chiusa», ermetica e refrattaria all’esterno, questa è la magistratura. In
questo senso, la politica può essere definita «casta aperta».
Infine, con un colto e poderoso intervento del Past
Direttore International Dott. Sergio
MAGGI, si è concluso il Meeting.
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