PENSIONI, QUALE FUTURO?
di
Antonio Laurenzano
“L’occupazione è salita, ma servono ancora i migranti per
pagare le pensioni. Pochi giovani al lavoro e troppi anziani in pensione.” La relazione
del Presidente dell’Inps Tito Boeri per la presentazione del XVII rapporto
annuale fotografa un quadro preoccupante dell’Italia: un Paese in cui povertà e
precarietà aumentano, un Paese in calo demografico che invecchia al punto che “il
sistema pensionistico rischia di saltare senza il contributo degli immigrati”. Oggi
abbiamo circa 2 pensionati per ogni 3 lavoratori, ha ricordato Boeri, un
rapporto destinato a peggiorare con la cancellazione della Legge Fornero e il
ripristino delle pensioni di anzianità. Un’operazione pericolosa per la tenuta
dei conti pubblici: 750.000 nuovi pensionati e una spesa annua a regime di 18 miliardi.
L’abbassamento dell’età pensionabile, contraendo l’occupazione, riduce il
reddito netto dei lavoratori per l’aumento del cuneo fiscale, con ricadute sul costo
del lavoro. Uno scenario che rende incerto il futuro del sistema pensionistico “in
grado di reggere solo con maggiore occupazione e con l’adeguamento automatico dell’età
pensionabile alla longevità.”
Da queste premesse, l’invito del presidente dell’Inps al
Governo a “pensare al futuro”, a riflettere sulla fuga all’estero di tanti
giovani, a programmare scelte di politica socio-economica legate all’andamento
demografico. La popolazione italiana, nell’arco di una sola legislatura,
potrebbe ridursi di circa 300.000 unità e, osserva Boeri, “dimezzando i flussi
migratori, si appesantirebbe il già precario rapporto fra popolazione in età
pensionabile e popolazione in età lavorativa.” Una tesi fortemente contestata
dal ministro Salvini: “Boeri vive su Marte”! Secca la replica del … “marziano”:
“La storia ci insegna che quando si pongono forti restrizioni all’immigrazione
regolare, aumenta l’immigrazione clandestina e viceversa e il nostro Paese ha
bisogno di aumentare quella regolare per i tanti lavori per i quali famiglie e
imprese non trovano lavoratori.” Nel lavoro manuale non qualificato sono oggi
impiegati il 36% dei lavoratori stranieri in Italia, contro solo l’8% dei
lavoratori italiani.
Messaggio chiaro che fa luce sulle tante ombre di un sistema
previdenziale lasciato per anni in balia degli interessi elettorali dei partiti
e che vuole ora misurarsi, responsabilmente, con le proposte legislative,
perché “previdenza significa visione a lungo termine, tutela del risparmio
tanto nell’orientare le scelte individuali quanto nel valutare le scelte
collettive attraverso l’azione dei
governi.” Questione di civiltà giuridica e di equilibrato “welfare state”.
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