Ordini Cavallereschi Crucesignati

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martedì 8 ottobre 2019

IL PROF. ANTONIO LAURENZANO FA SCUOLA SUL SIGNIFICATO E CHIAREZZA SUL CUNEO FISCALE.


      IL CUNEO FISCALE, NOVITA’ PER GLI STIPENDI
                     di  Antonio Laurenzano
Uno dei temi al centro del dibattito politico per la Legge di Bilancio 2020 è il “cuneo fiscale”,  inserito nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def) approvato dal Governo nei giorni scorsi. La riduzione del costo complessivo del lavoro per le aziende,  pari alla somma delle retribuzioni lorde dei lavoratori e dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro, è uno dei punti cardine del programma del Conte bis.
Si parla da anni di cuneo fiscale, ossia del totale di imposte, addizionali  e contributi  che gravano sul costo del lavoro, sia sulle imprese che sui lavoratori. E’ il prelievo fiscale che, operando sul lordo delle retribuzioni di ogni lavoratore, ne riduce l’importo in busta paga con sforbiciate impositive che non di rado arrivano a dimezzare la paga lorda tabellare. In estrema sintesi, è la differenza tra lo stipendio lordo liquidato dal datore di lavoro e la busta paga netta incassata dal dipendente, oltre alla quota contributiva a carico del datore di lavoro.
In Italia, secondo gli ultimi dati Istat, il cuneo fiscale e contributivo è pari al 46%, il che sta a significare che a fronte di uno stipendio lordo di 1900 euro il lavoratore percepisce uno stipendio netto pari a 1000 euro! Del totale delle imposte e dei contributi sociali (Inps) che gravano sul costo del lavoro, il 25,4% è a carico del datore di lavoro, il 20,6% resta a carico del lavoratore, di cui il 14% sotto forma di imposte dirette e il 6,6% di contributi sociali.
Il taglio del cuneo fiscale, nell’ottica di rilanciare l’economia e quindi l’occupazione, potrebbe partire dal prossimo anno, a luglio, per i lavoratori con reddito annuo fino a 26mila euro. Secondo il Governo, ogni percipiente troverà 40 euro in più in busta paga al mese, grazie proprio a un ridotto prelievo fiscale. Analoga riduzione di costi anche per il datore di lavoro per la contribuzione a suo carico. Ma il tutto resta legato al problema di sempre per le precarie finanze pubbliche: la copertura delle minori entrate nella casse dello Stato. Tutte da verificare le risorse in campo, un fattore che genera, come prevedibile, un vero e proprio balletto sui numeri.  
Il banco di prova, ovvero il test della verità, sarà la Legge di bilancio con i suoi vincoli di spesa a livello comunitario strettamente legati alle clausole di salvaguardia per “sterilizzare” per il prossimo anno l’aumento dell’Iva. Una pericolosa “bomba ad orologeria” con l’aumento delle aliquote Iva e relativa ricaduta su consumi e  produzione. Autunno caldo per la politica italiana.

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