IL CUNEO FISCALE,
NOVITA’ PER GLI STIPENDI
di
Antonio Laurenzano
Uno dei temi al centro del dibattito politico per la Legge di
Bilancio 2020 è il “cuneo fiscale”,
inserito nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza
(Def) approvato dal Governo nei giorni scorsi. La riduzione del costo
complessivo del lavoro per le aziende, pari alla somma delle retribuzioni lorde dei
lavoratori e dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro, è uno dei
punti cardine del programma del Conte bis.
Si parla da anni di cuneo fiscale, ossia del totale di imposte,
addizionali e contributi che gravano sul costo del lavoro, sia sulle
imprese che sui lavoratori. E’ il prelievo fiscale che, operando sul lordo
delle retribuzioni di ogni lavoratore, ne riduce l’importo in busta paga con
sforbiciate impositive che non di rado arrivano a dimezzare la paga lorda
tabellare. In estrema sintesi, è la differenza tra lo stipendio lordo liquidato
dal datore di lavoro e la busta paga netta incassata dal dipendente, oltre alla
quota contributiva a carico del datore di lavoro.
In Italia, secondo gli ultimi dati Istat, il cuneo fiscale e
contributivo è pari al 46%, il che sta a significare che a fronte di uno
stipendio lordo di 1900 euro il lavoratore percepisce uno stipendio netto pari
a 1000 euro! Del totale delle imposte e dei contributi sociali (Inps) che
gravano sul costo del lavoro, il 25,4% è a carico del datore di lavoro, il
20,6% resta a carico del lavoratore, di cui il 14% sotto forma di imposte
dirette e il 6,6% di contributi sociali.
Il taglio del cuneo fiscale, nell’ottica di rilanciare
l’economia e quindi l’occupazione, potrebbe partire dal prossimo anno, a
luglio, per i lavoratori con reddito annuo fino a 26mila euro. Secondo il
Governo, ogni percipiente troverà 40 euro in più in busta paga al mese, grazie
proprio a un ridotto prelievo fiscale. Analoga riduzione di costi anche per il
datore di lavoro per la contribuzione a suo carico. Ma il tutto resta legato al
problema di sempre per le precarie finanze pubbliche: la copertura delle minori
entrate nella casse dello Stato. Tutte da verificare le risorse in campo, un
fattore che genera, come prevedibile, un vero e proprio balletto sui numeri.
Il banco di prova, ovvero il test della verità, sarà la Legge
di bilancio con i suoi vincoli di spesa a livello comunitario strettamente
legati alle clausole di salvaguardia per “sterilizzare” per il prossimo anno
l’aumento dell’Iva. Una pericolosa “bomba ad orologeria” con l’aumento delle
aliquote Iva e relativa ricaduta su consumi e
produzione. Autunno caldo per la politica italiana.
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