Ordini Cavallereschi Crucesignati

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venerdì 1 novembre 2019

L'EUROPA RISCHIA DI FARE UN BOTTO COLOSSALE.....


                     MIGRAZIONI, L’EUROPA CHE NON C’E’
                                  di Antonio Laurenzano
L’Europa che si sgretola. E’questa l’immagine legata al dramma delle migrazioni e alla sua ingovernabilità. Un’emergenza umanitaria che ha messo a nudo l’ignavia europea, l’assenza di una identità valoriale affondata da tempo nella ipocrisia e negli egoismi nazionali. E’ inquietante lo scontro in atto all’interno dell’Unione che ha creato una profonda lacerazione fra le istituzioni comunitarie e alcuni Paesi con fenomeni distruttivi, non lontani dai fantasmi del passato.
L’Europa rischia di implodere, sconfitta dai populismi, dai profeti di terrore e dalla sua stessa incapacità di governare un problema strutturale, i flussi migratori, destinato a crescere per le dimensioni di una crisi geopolitica che abbraccia il Mediterraneo, il Medio Oriente e l’Africa sub-sahariana. Senza politiche condivise sarà impensabile arginare la fuga di milioni di disperati che scappano dalla guerra, dalla povertà e dal caos destabilizzante dei loro Paesi di provenienza. E intanto nel Mediterraneo si continua a morire. Ma questo non fa più notizia!...  
Fallimentare ogni intervento del Consiglio europeo. E’ caduto nel vuoto l’accordo sulle “quote obbligatorie permanenti” per la redistribuzione di 120mila profughi in un contesto internazionale nel quale alcuni governi si oppongono fermamente ad accogliere i rifugiati. Un pericoloso vuoto istituzionale che sta portando indietro nel tempo le lancette della storia del Vecchio Continente: ripristinati i controlli alle frontiere in mezza Europa. Minato alla base uno dei capisaldi dell’Ue: la libera circolazione delle persone. A distanza di venti anni, l’accordo di Schengen è sempre più fragile. Dopo la barriera di filo spinato della Bulgaria lungo i confini con la Turchia, il vergognoso muro dell’Ungheria lungo quelli con la Serbia, con drastiche misure detentive per chi rincorre il diritto alla vita, frontiere chiuse e controlli anche per chi si muove nell’Unione. E in prima fila, in questa operazione di basso lignaggio politico, ancora i Paesi dell’Est, quegli stessi Paesi che hanno beneficiato economicamente dell’allargamento dell’Unione, sancito ad Atene nel 2004.
La cultura postcomunista dei Paesi dell’Europa centrale e orientale è di fatto refrattaria ai processi di accoglienza e integrazione. Nei loro Governi e nelle loro opinioni pubbliche non sembra prevalere un sentimento di appartenenza europea che pure è stato assai forte nell’adesione all’Unione. Non si sono ancora stemperati i nazionalismi, che anzi esplodono ora che non sono più sottoposti al giogo sovietico cessato il 9 novembre 1989, con la caduta del muro di Berlino. Ma sotto quelle macerie, non restarono sepolti solo il comunismo con i suoi errori storici e i suoi crimini, ma anche l’idea stessa della solidarietà, quella che ricompone differenze e divisioni, superando paure e timori. Manganello, detenzione, marchiature di hitleriana memoria di ogni immigrato sono la risposta di chi, rispolverando vecchi miti e riti nazionalistici, ha presto dimenticato simpatia, amicizia e aiuti ricevuti dall’Europa occidentale in questi anni di integrazione
Non è questa la strada per scrivere il futuro del Vecchio Continente! Nel rispetto della legalità e dei livelli di vivibilità, ponti e non muri per riaffermare la civiltà millenaria dell’Europa, la centralità della sua missione storica. Occorre recuperare le ragioni dello stare insieme nell’Unione, i principi fondanti della costruzione europea per una risposta univoca alla crisi migratoria: fermezza di fronte al terrorismo, solidarietà consapevole, contributi allo sviluppo per i paesi in guerra sull’altra sponda del Mediterraneo. Senza una necessaria identità politica e una comune unità d’azione, finalizzata a fermare la fuga di tanti disperati, il destino dell’Europa sarà sempre più segnato da esodi biblici incontrollabili che ne cancelleranno nei prossimi decenni ogni aspirazione a svolgere un ruolo centrale nella gestione dell’ordine politico-economico mondiale per una pace duratura.
     

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