MIGRAZIONI, L’EUROPA CHE NON
C’E’
di Antonio
Laurenzano
L’Europa che si sgretola. E’questa l’immagine legata al
dramma delle migrazioni e alla sua ingovernabilità. Un’emergenza umanitaria che
ha messo a nudo l’ignavia europea, l’assenza di una identità valoriale affondata
da tempo nella ipocrisia e negli egoismi nazionali. E’ inquietante lo scontro
in atto all’interno dell’Unione che ha creato una profonda lacerazione fra le
istituzioni comunitarie e alcuni Paesi con fenomeni distruttivi, non lontani
dai fantasmi del passato.
L’Europa rischia di implodere, sconfitta dai populismi, dai
profeti di terrore e dalla sua stessa incapacità di governare un problema
strutturale, i flussi migratori, destinato a crescere per le dimensioni di una
crisi geopolitica che abbraccia il Mediterraneo, il Medio Oriente e l’Africa
sub-sahariana. Senza politiche condivise sarà impensabile arginare la fuga di
milioni di disperati che scappano dalla guerra, dalla povertà e dal caos
destabilizzante dei loro Paesi di provenienza. E intanto nel Mediterraneo si
continua a morire. Ma questo non fa più notizia!...
Fallimentare ogni intervento del Consiglio europeo. E’ caduto
nel vuoto l’accordo sulle “quote obbligatorie permanenti” per la redistribuzione
di 120mila profughi in un contesto internazionale nel quale alcuni governi si
oppongono fermamente ad accogliere i rifugiati. Un pericoloso vuoto
istituzionale che sta portando indietro nel tempo le lancette della storia del
Vecchio Continente: ripristinati i controlli alle frontiere in mezza Europa. Minato
alla base uno dei capisaldi dell’Ue: la libera circolazione delle persone. A
distanza di venti anni, l’accordo di Schengen è sempre più fragile. Dopo la
barriera di filo spinato della Bulgaria lungo i confini con la Turchia, il
vergognoso muro dell’Ungheria lungo quelli con la Serbia, con drastiche misure
detentive per chi rincorre il diritto alla vita, frontiere chiuse e controlli anche
per chi si muove nell’Unione. E in prima fila, in questa operazione di basso
lignaggio politico, ancora i Paesi dell’Est, quegli stessi Paesi che hanno
beneficiato economicamente dell’allargamento dell’Unione, sancito ad Atene nel
2004.
La cultura postcomunista dei Paesi dell’Europa centrale e
orientale è di fatto refrattaria ai processi di accoglienza e integrazione. Nei
loro Governi e nelle loro opinioni pubbliche non sembra prevalere un sentimento
di appartenenza europea che pure è stato assai forte nell’adesione all’Unione. Non
si sono ancora stemperati i nazionalismi, che anzi esplodono ora che non sono
più sottoposti al giogo sovietico cessato il 9 novembre 1989, con la caduta del
muro di Berlino. Ma sotto quelle macerie, non restarono sepolti solo il
comunismo con i suoi errori storici e i suoi crimini, ma anche l’idea stessa
della solidarietà, quella che ricompone differenze e divisioni, superando paure
e timori. Manganello, detenzione, marchiature di hitleriana memoria di ogni
immigrato sono la risposta di chi, rispolverando vecchi miti e riti
nazionalistici, ha presto dimenticato simpatia, amicizia e aiuti ricevuti
dall’Europa occidentale in questi anni di integrazione
Non è questa la strada per scrivere il futuro del Vecchio
Continente! Nel rispetto della legalità e dei livelli di vivibilità, ponti e
non muri per riaffermare la civiltà millenaria dell’Europa, la centralità della
sua missione storica. Occorre recuperare le ragioni dello stare insieme
nell’Unione, i principi fondanti della costruzione europea per una risposta
univoca alla crisi migratoria: fermezza di fronte al terrorismo, solidarietà
consapevole, contributi allo sviluppo per i paesi in guerra sull’altra sponda
del Mediterraneo. Senza una necessaria identità politica e una comune unità
d’azione, finalizzata a fermare la fuga di tanti disperati, il destino
dell’Europa sarà sempre più segnato da esodi biblici incontrollabili che ne cancelleranno
nei prossimi decenni ogni aspirazione a svolgere un ruolo centrale nella
gestione dell’ordine politico-economico mondiale per una pace duratura.
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