Ordini Cavallereschi Crucesignati

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domenica 15 giugno 2008

SERVONO MAESTRI DI VITA

Intercettazioni, ma non solo.
di Angelo Scialpi(Membro del Comitato Scientifico del blog International)

Le intercettazioni telefoniche sono una opportunità tecnologica della quale si è abusato (e forse si continuerà a farlo) per scoprire eventuali reati, verità nascoste e per navigare nella privacy di ognuno, o meglio della persona per la quale si nutrono invidia, gelosia, eventuali responsabilità amministrative e penali.
Il governo, giustamente, vuole provare a mettere ordine all’orecchio del grande fratello, ma, come sempre accade, quando si discute di un problema vengono fuori circostanze e fatti prima impensabili. La persona onesta (e ce ne sono ancora tante per fortuna), non teme alcuna interferenza, anche se, comunque, la vita privata va salvaguardata e difesa da eventuali attacchi di panico di gente che vive andando a caccia di credibili responsabilità, del debole di turno, dello scemo del quartiere, della persona fragile (anche queste ultime sono tante) e molto spesso indifesa, della persona bisognosa. Abbiamo ascoltato le diverse posizioni dei partiti, abbiamo inteso la volontà politica di intervenire per riordinare una materia di indiscusso rischio collettivo, ma abbiamo anche saputo che grazie alle intercettazioni telefoniche molte persone hanno pagato il loro tributo di colpa che diversamente non sarebbe mai stato scoperto o individuato. Si sono levate contro voci autorevoli, ma anche categorie di professionisti che, grazie alla intercettazione telefonica, hanno potuto svolgere la loro professione con maggiore sicurezza e fiducia nel risultato. Viene da dire che anche questo è giusto, forse necessario per assicurare alla giustizia quanti delinquono e arrecano danni alla società ed al patrimonio pubblico.
E’ stato posto un tetto per quanto riguarda la condanna, al di sotto del quale non è possibile intercettare, mentre ai giornalisti è proibito severamente pubblicare eventuali intercettazioni. La nostra complessa società continua ad avvolgerci e, per certi versi, a stritolarci, rendendoci ancora più deboli e indifesi. Stiamo parlando di condanna finale, non stiamo parlando delle procedure legali, delle mille trovate della difesa, delle lungaggini della giustizia, e non stiamo nemmeno parlando delle intercettazioni (pare che sia una operazione non sempre autorizzata) a scopo di estorsione, di usura, di tradimento, di pedofilia, di prostituzione, di allegra brigata… e tante altre opportunità.
Diventa difficile riuscire ad individuare il limite giusto e corretto entro il quale è possibile utilizzare le opportunità che la moderna tecnologia mette a disposizione. Il grande fratello ha finito con il coinvolgere l’intera esistenza della persona umana in una condizione che si sviluppa a cascata.
L’esperienza della pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi non ha consentito nemmeno di poter ritirare quanto frettolosamente pubblicato; l’occhio della telecamera è la sola che ci da la garanzia della colpa e della responsabilità, forse anche della difesa personale; l’autocertificazione in molti casi diventa prevaricazione e ottenimento illecito di privilegi, tanto è difficile andare a verificare quanto dichiarato per ottenere un beneficio, e via di seguito con tante coperture che hanno inaugurato nuovi fraudolenti, truffatori e disonesti.
E’ difficile legiferare in materia così delicata, come nelle tante altre a cui si è fatto riferimento, ma rimane, alzando lo sguardo, viva la speranza che si possa ricostruire la ragione dentro ognuno di noi, la consapevolezza di essere cittadino, la certezza di essere uomo assennato in grado di utilizzare e non di essere utilizzato dalla scienza e dalla tecnologia. Il cammino rimane difficile, ma qualche voce si è levata in difesa della formazione, dei mastri di vita, della ricerca di un divenire che veda l’uomo partecipe e non strumentale alla tecnologia, per non correre il rischio di essere parcheggiati sulla terra, magari utilizzati per fare denaro.

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