Ordini Cavallereschi Crucesignati

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martedì 3 agosto 2010

IN RICORDO DI ROBERTO CHIUSOLO-TOGA D'ORO DELL'AVVOCATURA

Bari 28 luglio 2010 - Chiesa del "Sacro Cuore" - Bari
“dal frutto conoscerai l’albero” (Vangelo San Luca 6,43)
(di Pietro Vitale)
Non posso non ricordare un uomo di grandissima moralità, di fede, colto, amico, solidale e collega giornalista: il N.H. l’Avvocato Roberto Chiusolo, Toga d’oro dell’Avvocatura. Dedicando-gli un preziosissimo spazio nel mio blog International: http://legestadellacavalleria.blogspot.com , che si legge in tutto il mondo, un suo scritto, tratto da “La Lettura”, supplemento mensile letterario del Corriere della Sera)

Alla festa della patrona venivano i bandisti, nei traballanti autobus celesti, che si fermavano vicino a casa mia, alle scuole elementari del paese. I giovanetti, superbi nelle pretenziose giubbe di panno nero, a doppio petto, scintillanti in una apoteosi di cordoncino e bottoni di oro passeggia-vano per le strade principali gittando roventi promesse alle più elette bellezze, paesane; e noi, la sera, - ho come felici – salivamo sull’autobus polveroso di luna e facevano i rumori del veicolo in corso, nella stradetta che porta al convento dei Capuccini.
Io ero autista o direttore d’orchestra. Di regola - pensavamo – un complesso musicale in viaggio che fa? Suona. Dunque: forza, ragazzi! E i ragazzi imitavano il flicorno tenore, l’ottavino in re, il clarene, il fagotto, il basso ad ance: Enea era specializzato nell’imitare lo squillante triangolo per il coro degli Zingari del Trovatore. Fuggivano - con la macchina immobile, - mentre la luna giocava a rimpiattino col vento, nell’autunnale nostalgia del mare, verso la borgata della felicità infantile. Pepè, pepè!!!!!!!!!! L’autista avvertiva un incauto pedone immaginario…
Il giorno dopo eravamo amici dei giovanotti dalla giubba a doppio petto. Mi entusiasma-va spe-cialmente il batterista: era quello - secondo me – che s’imponeva per la possanza degli strumenti. Se dal palco dell’orchestra mi faveva l’occhiolino, io arrossivo commosso – tra gli sparuti distinti degli anziani signori e la straripanti cravatte dei giovani re-pubblicani e sussurro agli amici: “ E’ Biagio!”
La mattina i professori svegliavano gli strumenti e noi stavamo a sentire – pavoneggiandoci con i loro cheppì – e ci nascondeva-mo negli armadi quando giungeva il maestro. Il maestro era l’orco: dormiva nell’unico albergo. Un orco mi regalò delle caramelle.
La sera si viaggiava nell’autobus per andare lontano lontano. Dove? Lontano, con la nostra fantasia! Nessuno di noi aveva viaggiato sin dall’ora. Era più bello viaggiare così sotto la luna, che giocava a rimpiattino dietro le nubi, col terrore del bidello della scuola. Sentivamo sempre, anche nel frastuono delle più violente marce, la sua voce di lupo mannaro: “Sei stato tu!”
Viaggi che facevano nelle stelle, cantando “Tu non sai quanto soffri…” o suonando la marcia trionfale dell’Aida.
Quando arrivava il secondo corpo musicale era un’altra festa. Ancora amicizie, ancora viaggi. Si preferiva il nuovo autobus. E le liti scoppiavano. “Sono più bravi quelli di Gioia” – “Chiacchire, lo dici perché sei amico di Nicolino”. – “Bugiardo. Già tu non hai mai capito un’acca di musica: di musica artistica” – “Michele ne vuole dieci di Nicolino” – “Cosa c’entra! Dalla musica alle mani, ma dieci te ne do io”.
E poi? Poi siamo diventati uomini d’un tratto e ci siamo sorpresi a pensare. Le bande non viaggiavano più negli autobus coperti di luna ma sui camion. Il camion che portava i bandisti del mio paese, a Taranto, si è ribaltato: due giovani sono morti. Ora anche i nostri bimbi si divertono più. C’è un tremor di lacrime nei loro giochi. Vorrei offrire a loro la mia ridente fanciullezza: la vorrei offrire con la figurina della prima comunione, il catechismo domenicale e i confetti pieni di rosolio di padre Giovanni, dopo la Messa. E le capriole sul sacrato e le favole presso il braciere d’ottone. Vorrei vederli sorridere, bimbi. C’è un tremor di lacrime nel loro sorriso.
(di Roberto Chiusolo)

Cari amici del blog, così ha parlato l’’albero’. Ora sentiamo il ‘frutto’, che di solito non cade mai lontano dall’albero.

“Cosa lasci……Cosa troverai”. (di Massimo Chiusolo)
Mi sono chiesto, mille volte, nei tempi passati, cosa avrei provato quando sarebbe giunto il “momento” , cosa sarebbe successo alla nostra famiglia, cosa sarebbe accaduto a Te che, hai speso ogni energia, impegnandoti nella professione, negli affetti, verso il prossimo, verso gli ultimi, che amavi profonda-mente come il tuo indimenticabile amico don Tonino Bello.
E non potendo e non volendo dare una risposta alla domanda, divagavo incosciamente, così esorcizzando quel momento per allontanarlo.
Ma poi pensavo ancora…
E non potendo e non volendo dare una risposta alla domanda, divagavo inconsciamente, così esorcizzando quel momento per allontanar-lo.
Ma poi pensavo ancora… E, vedendo tua moglie, esserti affettuosa-mente sempre accanto, per guadagnare quel tuo abituale dolce sorriso, mi dicevo: “non vorrai mai andar via, chi potrà amarti più di tua moglie e di tuo figlio, quel figlio che, per stima ed amore tuo, aveva deciso di seguirti, a piccoli passi, nella stessa professione, tentando di darti le soddisfazioni che meritavi”
Quel momento è giunto. La Madonna cui eri devoto e Padre Pio, che avevi incontrato di persona tanti anni fa, hanno deciso di chiamarti. Noi quaggiù siamo nella disperazione ma coltiviamo la certezza di chi crede che Lassù troverai ancora più amore di quello che ti ha finora circondato e già ti vedo, con la zappa e la forbice, armeggiare in una vigna, in un giardino fiorito di rose, che saprai portare ed allevare come hai allevato me. Quaggiù lasci persone affrante dalla tua partenza, che trovano unica con-solazione nella certezza che la “Fede” “Speranza” e “Carità”, frutti che sulla Terra hai generosa-mente profuso, sapranno aprirti le Porte del Paradiso: perché – è stato detto – dal frutto conoscerai l’albero.
Cari amici, che dirVi di più! Lascio a Voi ogni commento…Queste stra-ordinarie creature che mi onoro di essere loro amico sincero, da moltissimi anni. - Vostro, Pietro

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