Ordini Cavallereschi Crucesignati

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domenica 26 dicembre 2010

GLI EUROBOND PER GUARDARE OLTRE LA CRISI

Da una mia intervista al Dott. Antonio Laurenzano, componente del Comitato Scientico del blog international.
Dottor Laurenzano, il Consiglio europeo di Bruxelles ha varato la “rete di soccorso Ue, cosa vuol dire? Parliamone.
Per i Paesi in crisi: in gioco la salvaguardia della moneta unica.
“Sappiamo che l’euro è il nostro comune destino e che l’Europa è il nostro futuro collettivo. Nessuno in Europa sarà abbandonato. L’Europa si affermerà insieme”. Parole forti quelle pronunciate da Angela Merkel in occasione dell’ultimo Consiglio europeo di Bruxelles dei giorni scorsi nel tentativo di calmierare le speculazioni dei mercati a caccia di debiti sovrani. Una dichiarazione d’intenti che ha spianato la strada verso l’istituzione di un “fondo salva-Stati”: una rete di soccorso per salvaguardare la moneta unica e quindi lo stesso processo d’integrazione europeo. Alla drammatica crisi economica e finanziaria della Grecia è seguita in novembre quella irlandese con Portogallo e Spagna che continuano a dare inquietanti segnali di instabilità monetaria, con spread consistenti rispetto ai titoli tedeschi. In questo contesto di grande precarietà economica, la vigilia del vertice europeo di dicembre è stata caratterizzata da un dibattito sulla proposta avanzata dal nostro Ministro dell’Economia Tremonti e dal premier del Lussemburgo Junkers di prevedere l’emissione di eurobond (obbligazioni) da parte della costituenda Agenzia europea del debito, per un ammontare non superiore al 40% del Pil di Eurolandia. Il fine è raggiungere una liquidità comparabile a quella dei Buoni del Tesoro americani e…. guardare oltre la crisi. “Una proposta suggestiva” secondo il parere di molti analisti economici, ma che ha suscitato pareri contrastanti nei vari Stati europei. I favorevoli (tra cui i partiti di opposizione tedeschi) sostengono che tale strumento, se utilizzato con rigore, nel contribuire al superamento del differenziale tra i titoli dei paesi in crisi e quelli…. made in Germany , assicurerebbe stabilità ai mercati. Gli E-bond metterebbero cioè gli Stati con le finanze fuori controllo nella condizione di non poter emettere più titoli di stato, perché non più collocabili. Ma servirebbero soprattutto a inglobare parte dei debiti pubblici nazionali dei vari Paesi e quindi ad alleviare le pressioni sui Paesi con conti in forte squilibrio.
E’ forte però la resistenza della pattuglia dei contrari, in prima fila Berlino e Parigi che temono che questo si ripercuota su di loro con interessi sul debito più alti, e che il tutto finisca per deresponsabilizzare i governi sulla disciplina di bilancio. I Paesi con conti in disordine sarebbero cioè disincentivati ad assumere misure adeguate per riportare sotto controllo le rispettive finanze pubbliche. La Germania, in particolare, non vuole che si vada troppo avanti sulla strada che porta a politiche di bilancio più accentrate a livello comunitario, nel timore (fondato) di continuare a farsi carico dei problemi finanziari dei partner europei. “Gli eurobond, secondo la Merkel, non eliminerebbero le debolezze in Europa mentre eliminerebbero la pressione sugli Stati indebitati.” Il progetto Tremonti-Junkers è stato respinto dal vertice europeo che invece ha trovato l’accordo faticoso per istituire un fondo di garanzia permanente,“da attivare solo se indispensabile e in presenza di politiche di rigore di bilancio e di rafforzamento della competitività”, che dopo una modifica al Trattato di Lisbona dovrebbe consentire all’Ue di fronteggiare eventuali futuri rischi di default dei Paesi dell’eurozona. Nessun salvataggio di tipo assistenziale ma soltanto un intervento funzionale al reale recupero della stabilità economica e monetaria del Paese in crisi. L’obiettivo è l’entrata in vigore dell’emendamento al Trattato nel 2014, dopo i pareri della Commissione europea e della Banca centrale europea e del Parlamento di Strasburgo che, in verità, si è già pronunciato favorevolmente sulla questione. Le modifiche al Trattato di Lisbona sono necessarie perché il testo attuale non prevede il salvataggio di un Paese della zona dell’euro sull’orlo della bancarotta da parte dei partner. Sarà un processo di ratifica lungo ma di grande importanza strategica perché, come ha dichiarato il Presidente della Commissione europea Barroso, “rappresenta il segnale migliore per mostrare l’assoluta determinazione da parte dei leader europei nell’affrontare la situazione e fare tutto il necessario per preservare la stabilità finanziaria dell’area della moneta unica europea”. Il fondo anti-crisi varato a Bruxelles rappresenta la risposta alla domanda di “cooperazione politica” sempre più avvertita nell’Unione per superare i forti ritardi nella costruzione politica dell’Europa unita.

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