Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.
Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.
sabato 19 marzo 2011
L'AFRICA CHIAMA E L'EUROPA...NON RISPONDE
D. dott. Laurenzano, è chiaro che l'Italia in primis è protagonista in questa tragedia umanitaria che si sta consumando sotto gli occhi di tutti, nel Mediterraneo. Ci vuole spiegare molto semplicemente come stanno le cose e la posizione politica dell'Italia e del nostro Governo, soprattutto estero? Grazie
R. I tragici eventi in corso nel Maghreb hanno riportato il Mediterraneo in primo piano. Si riaprono capitoli di storia che sembravano chiusi all’indomani delle occupazioni coloniali. L’Europa, in particolare, si trova a dover fronteggiare una nuova emergenza con risposte, innanzitutto politiche, alla drammatica situazione creatasi in una vasta area, a poche miglia di distanza dalla sua frontiera meridionale. E Lampedusa è divenuto il luogo simbolo di questa frontiera: terra di approdo della disperazione e della speranza.
Il continuo flusso migratorio dall’Africa verso l’Europa di migliaia di persone ripropone il problema dell’accoglienza. Il mancato rispetto dei diritti umani e la negazione delle libertà fondamentali, sacrificate sull’altare del profitto e dello “sviluppo” economico, sono alla base della crisi libica. Una crisi dagli esiti incerti che rischia di portare sulle nostre coste un’ onda anomala di 200-300 mila clandestini, un esodo biblico. Un’emergenza senza precedenti per le precarie strutture istituzionali dell’Ue prive di una politica comune sull’immigrazione.
“L’Unione europea, ha dichiarato Romano Prodi, ex Presidente della Commissione europea, è del tutto impreparata a favorire un processo di democratizzazione dei Paesi nord africani”. Il Mediterraneo è la “grande amnesia” del Vecchio Continente che non possiede alcuna strategia politica per affrontare la situazione creatasi nella polveriera a sud dei suoi confini geografici.
Non è difficile quindi replicare a chi urla dai giornali e dalle televisioni contro l’Europa che…dorme! Il Trattato di Lisbona, all’articolo 79, precisa che “l’Unione sviluppa una politica comune dell’immigrazione intesa ad assicurare, in ogni fase, la gestione efficace dei flussi migratori. Il Parlamento e il Consiglio (cioè gli Stati dell’Unione,ndr) adottano le misure su condizioni d’ingresso e soggiorno”. Peccato che la norma sia rimata sulla carta: i Paesi dell’Unione non hanno finora raggiunto alcun accordo sulla politica dell’immigrazione, vittima dei soliti veti incrociati, ovvero degli interessi di parte! L’ Agenzia europea (Frontex) per il controllo delle frontiere esterne dell’Unione opera con difficoltà a causa degli scarsi mezzi messi a disposizione dagli Stati nazionali. E’ questa l’amara verità! Con buona pace delle parole con le quali tacitiamo la nostra coscienza: libertà, diritti, democrazia, cooperazione!
E per l’Italia, avamposto dell’Unione, diventa tutto più difficile. Il Regolamento di Dublino del 2003, ratificato da tutti gli Stati europei, stabilisce che “se il richiedente asilo ha varcato illegalmente le frontiere di uno Stato membro, quest’ultimo è competente per l’esame della sua domanda di asilo”. Al di fuori di qualsiasi riforma del Regolamento, l’Italia non può sottrarsi alla sua competenza istituzionale. Non ci si può dunque lamentare se l’Europa reagisce con indifferenza a una richiesta irricevibile. L’Ue, in definitiva, non potrà imporre agli altri Stati membri di farsi carico dei profughi che approdano in Italia perché non ci sono le basi giuridiche per farlo. Potrà soltanto mettere in campo un meccanismo serio di ripartizione degli oneri economici, sociali e anche umani del flusso migratorio. Niente più!
Ma, è notizia di questi giorni, qualcosa si muove nei paludosi meccanismi istituzionali di Bruxelles. Catherine Ashton, Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, ha sollecitato il presidente del Parlamento di Strasburgo, Jerzy Buzek, “una profonda revisione delle strategie europee di vicinato, attraverso una politica comunitaria più ambiziosa”. Finalmente, si volta pagina! Dopo aver rincorso per anni gli aspetti economici nelle relazioni con i Paesi del Mediterraneo si intende ora gettare le basi per un embrione di democrazia.
Un impegno che l’Europa, al di là di facili (e strumentali) condanne di ogni forma di violenza, dovrà onorare nei fatti per dare risposte certe a una “tragedia umanitaria” , come l’ha definita il Presidente della Ce Manuel Barroso. E’ in gioco il futuro di tanti Stati del Nord Africa, in forte credito con la libertà e la democrazia, ma anche la stessa credibilità dell’Unione europea alla ricerca di una sua precisa identità politica nel mondo. Più solidarietà dall’Europa!Un appello che, al di là dei bizantinismi dei comunicati, è stato disatteso dal recente vertice straordinario del Consiglio europeo sulla crisi libica: ancora una volta a Bruxelles sono prevalsi egoismi e divisioni
Nessun commento:
Posta un commento