Testo integrale dell'intervento del senatoreD'Ambrosio Lettieri nella discussione della questione
di fiducia posta sull'articolo unico del disegno dilegge n. 3066
Signor Presidente del Senato, signori del Governo,onorevoli colleghi, quando all'indomani della sconfittabellica De Gasperi si presentò alla Conferenza di pace di Parigi nel 1946, avvertendo il senso di ostilità delle grandi potenze, esordì dicendo: "Accingendomi a prendere la
parola di fronte a questo alto consesso, so che tutto -tranne la vostra personale cortesia - è contro di me". Ecco, noi del PdL siamo oggi presenti in Aula, uniti e
compatti per riservarle non solo la nostra personale cortesia, ma per fare in modo che nulla sia contro di lei.L'Italia si salverà: lo vuole lei, onorevole Presidente, non più di quanto lo vogliamo noi, mi creda! La nostra visione della politica non si è mai piegata ieri al perverso declino
del "tanto peggio tanto meglio", né si abbandonerà oggi in questa difficile transizione a tatticismi dialettici per arretrare dalle nostre responsabilità che, oggi, qui intendiamo rinnovare con la coerenza dei comportamenti. Noi amiamo il nostro Paese e lo dimostriamo con chiarezza. Se altri avessero avuto ieri il medesimo comportamento che noi abbiamo avuto sino ad oggi lei,
signor Presidente, non sarebbe qui a fare quello che la politica non ha saputo o potuto fare per la fragilità da cui è afflitta anche a causa di una architettura istituzionale e
costituzionale a cui si deve mettere mano con sollecitudine.
Il leale sostegno al suo Governo, signor Presidente, il PdL lo ha già testimoniato nell'altro ramo del Parlamento, dove l'abbiamo aiutata - con le altre forze politiche - a fare qualche necessaria correzione sui temi delicati della casa, delle pensioni, del sostegno alla famiglia che più di altri
sono nelle corde della nostra sensibilità e centrali nel nostro patrimonio di valori.
L'emergenza e la gravità della crisi economico-finanziaria hanno imposto di adottare provvedimenti tempestivi affidati alla decretazione, anche se alcune misure
contenute nella manovra riteniamo che siano prive del carattere dell'urgenza.
Oggi lei riceverà il nostro consenso che ci chiede con il voto di fiducia. Da oggi in avanti noi vorremmo darle un consenso convinto. Oggi così non è! Il giudizio per ora è sospeso. Questa è la sua manovra e noi la votiamo per responsabilità e con responsabilità. Lo impone il diktat
dell'Europa, lo giustifica l'emergenza che dobbiamo affrontare. Prendiamo atto che il notaio spagnolo è andato in una direzione opposta alla sua. Lì meno tasse e più sviluppo; da noi il contrario.
Da oggi in avanti, signor Presidente, vogliamo continuare a sostenerla non per obbligo ma per convinzione. Per il futuro, dunque, non ci assegni il ruolo marginale della ratifica. Faccia in modo che i prossimi provvedimenti arrivino in Aula e siano affidati ad una valutazione serena,
ad un dibattito maturo, al contributo costruttivo e leale del Parlamento. Se questo accadrà lei, onorevole Presidente del Consiglio, non solo avrà il merito di aver salvato l'Italia,
ma dimostrerà di saper utilizzare il clima di pacificazione politica per restituire alla stessa politica il suo ruolo di sostegno alla nostra democrazia. Operando così avrà dato la migliore conferma che nel nostro straordinario Paese la democrazia non è sospesa! Che essa è la solida e irrinunciabile base su cui riprendere il nostro percorso di crescita sociale ed economica. Con
equità e con rigore! Nell'era della globalizzazione il nostro Paese ha bisogno di imponenti riforme strutturali e di sistema: bene! Proceda pure senza indugio, senza protezionismi e senza i
condizionamenti di caste, di potentati, di lobby vere o presunte. Ma ascolti, onorevole Presidente! Ascolti le parti sociali, ascolti le categorie produttive, ascolti il Parlamento. E faccia in modo che le eventuali correzioni di rotta nella sua azione legislativa non vengano definite colpi di mano a
cui sembra debbano poi seguire provvedimenti punitivi. Chiami ciascuno alle proprie responsabilità, agevoli il necessario processo di crescita culturale che non consente
a nessuno di affrontare il futuro col volto rivolto a un passato che non torna più. Ma si eviti di affrontare i temi cruciali dell'agenda politica, concedendo troppo spazio alle spinte ideologiche. Si rischierebbe, come pare sia avvenuto in questo provvedimento per le liberalizzazioni, di creare
una dannosa confusione tra quelle irrinviabili, quelle necessarie e quelle prioritarie, tra quelle utili all'economia e all'equità del Paese e quelle utili solo alle logiche del profitto, che possono invece generare iniquità. E questa, signor Presidente, è una partita aperta dentro cui ci sono i
servizi pubblici locali, l'energia, gli esercizi di vicinato, le pensioni e i fondi integrativi, i trasporti, le farmacie, i taxi, le professioni con i loro ordini. Noi le proponiamo un approccio riformatore organico e complessivo che non metta in competizione solo modelli economici, ma anche modelli operativi che creino nuove opportunità per i giovani, che premino le competenze, le intuizioni, la qualità, i meriti, senza che venga disperso il patrimonio del nostro welfare con i suoi valori, che sono scritti in gran parte del sistema produttivo italiano, capace di esprimere anche una storica vocazione solidale. Che il mercato, insomma, non prevalga sull'uomo, a cui spetta una posizione di centralità. L'Italia è in recessione e il PIL è in calo! Siamo sempre stati consapevoli che non sarebbe stato un semplice cambio della guardia a Palazzo Chigi a invertire la rotta della crisi e a dare più forza all'euro. In Europa, oggi, forse c'è chi sta peggio dell'Italia, ma certamente c'è chi finge di star meglio. Dallo scorso mese di luglio e, segnatamente, dal momento in cui la BCE ha inviato al Governo italiano una lettera che ha di fatto dettato le condizioni per il salvataggio del Paese, si è avviata una serie di correzioni, integrazioni e riedizioni di manovre finanziarie e si è
registrato un progressivo incremento di attacchi speculativi nei confronti del nostro Paese.
Si è cominciato con i declassamenti da parte delle agenzie di rating. E questo accadeva mentre presso la procura della Repubblica di Trani venivano avviati procedimenti nei confronti delle note agenzie di rating americane Moody's e Standard & Poor's. Le ipotesi di reato destano sconcerto: manipolazione di mercato (market abuse) e abuso di informazioni privilegiate (insider trading). Gli inquirenti ipotizzano che vi sia stato aggiotaggio informativo attraverso la divulgazione sui mercati finanziari - da parte delle predette agenzie - di informazioni non
trasparenti e non veritiere in ordine al sistema bancario italiano ed allo stato di salute dei conti pubblici. Moody's parlava di sistema bancario italiano a rischio (per contro, mesi dopo, le principali banche del Paese superavano a pieni voti gli stress test). Standard &. Poor's declassava il Paese, sebbene i dati OCSE, FMI e della Commissione europea fossero di contrario avviso.
A seguito di quei declassamenti, di quelle sonore bocciature in mondovisione, di quei giudizi negativi sull'Italia, la speculazione ha inflitto attacchi concentrici ai titoli italiani (titoli del debito pubblico e titoli del comparto bancario), con il risultato che il differenziale di rendimento
tra Bund tedeschi e Buoni del tesoro italiani ha raggiunto livelli insostenibili, i rendimenti dei Buoni del tesoro si son portati a livelli di guardia (dal 6 al 7 per cento ed oltre) ed i prezzi dei CDS (Credit Default Swap) sui nostri Buoni sono saliti alle stelle. Di questo passo la speculazione internazionale rischia di compromettere anche il buon esito di questa manovra e dunque è necessario, signor Presidente, che il Governo relazioni al Parlamento: - sulla genesi e le cause della tempesta economicofinanziaria che come una inesorabile morsa stringe l'Italia e non accenna ad allentarsi; - se le agenzie di rating che assegnano voti e pagelle ai sistemi economico/finanziari siano o meno titolate a farlo, se lo facciano o meno sulla base di dati macroeconomici ufficiali, nel rigoroso rispetto degli stringenti limiti imposti
dai regolamenti comunitari e senza disorientare tendenziosamente i grandi investitori; - se circolino notizie riservate che favoriscono coloro che per un verso danno tecnicamente credito al Paese e, per l'altro, scommettono sul fallimento (default) dello stesso Paese, così alimentando un gioco al massacro che sta determinando la crescita esponenziale del debito pubblico
e della spesa per interessi passivi; - chi siano questi manipolatori e di quali tecniche di trading
si avvalgano nelle negoziazioni speculative realizzate sulle piattaforme nazionali ed estere;
- perché l'EBA abbia imposto a 4 grandi banche italiane (Unicredit, MPS, Banco popolare e UBI Banca) circa 15 miliardi di ricapitalizzazione provocando la ricerca di denaro sul mercato con conseguente strozzamento del credito a imprese e famiglie, oppure vendita di asset con
conseguente ridimensionamento dell'operatività pur non essendo esse esposte in titoli tossici al pari di altri colossi bancari dell'Eurozona. Forse passa anche da queste risposte la possibilità che l'Italia recuperi credibilità in Europa e che la nostra comunità recuperi fiducia nelle
istituzioni del Paese. Noi quest'anno non abbiamo commemorato i 150 anni dell'Italia unita, noi abbiamo convintamente celebrato la nostra identità nazionale che si riconosce nel Tricolore e
che diventa anche il solido e irrinunciabile presupposto per una non ancora raggiunta identità europeista segnata da penose forme di egoismo. In Europa, oggi, forse c'è chi
non sta peggio dell'Italia, ma certamente c'è chi finge di star meglio. La storia si incaricherà di raccontarci ben presto le verità taciute. E questo è un altro nodo che oggi
resta irrisolto.
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