Ordini Cavallereschi Crucesignati

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venerdì 14 giugno 2013

FARE IMPRESA PER IL RILANCIO DEL PAESE


Le scelte (obbligate) della politica : lavoro e fisco del Dottor Antonio Laurenzano
Allarmanti i dati diffusi dal Centro Studi di Confindustria: nel manifatturiero il numero di occupati è sceso di circa il 10% e “le imprese italiane saranno probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro bei prossimi mesi”. Dall’inizio della crisi persi 539 mila posti! Una situazione di grande criticità all’interno della quale si colloca il dato sulla disoccupazione giovanile che ha raggiunto in Italia un tasso del 42% sull’aggregato degli occupati, con un significativo aumento nel primo trimestre dell’anno di quasi 6 punti percentuali sul corrispondente del 2012.
Il nostro Paese vive da tempo un’emergenza economica con preoccupanti segnali di tensione sociale. Sul tappeto tanti problemi che si vanno sempre più aggravando, dal prelievo fiscale divenuto insostenibile alla drastica riduzione dei flussi creditizi delle banche. Le ricette per il salvataggio del sistema Italia si sprecano. Ma tutte, nella prospettiva di una ripresa dell’economia reale, pongono l’impresa al centro del rilancio del Progetto-Paese. Dal Governo si attende una efficace politica nei confronti delle attività produttive, le uniche in grado di generare reddito e soprattutto occupazione. Una politica che deve poggiare su un diverso e più leggero trattamento fiscale degli utili d’impresa (esenzione per i redditi che restano nell’impresa) associato a una chiara esplicitazione della normativa, ad ogni livello, con un minor carico di adempimenti burocratici.
Occorre dare certezze a chi vuole intraprendere un’attività d’impresa: non si possono aggiungere al normale rischio generico d’impresa i rischi legati alla indeterminatezza del quadro normativo. La lamentata scarsità degli investimenti esteri in Italia si spiega soprattutto con le incertezze legislative, con le pastoie burocratiche e i tempi lunghi della giustizia. Va riaffermato, in definitiva, il ruolo dell’impresa quale strumento di creazione di lavoro, premessa per la crescita del benessere dell’intero Paese e per arginare la fuga all’estero dei “cervelli” nostrani.
Il nostro sistema economico scricchiola sotto il peso della pressione fiscale e della crescente burocratizzazione. Non è tempo di “manutenzione ordinaria”. Il sistema va ribaltato per liberare le tante energie imprenditoriali presenti in Italia e risvegliare l’interesse degli operatori stranieri per il Bel Paese.
Dobbiamo sciogliere innanzitutto il nodo dell’occupazione, aumentare cioè i posti di lavoro. E’ il problema centrale dell’attuale situazione di crisi. E per creare lavoro c’è una sola strada percorribile: lo sviluppo delle attività produttive, al di là di qualche banale e inconsistente enunciazione di principio registrata finora. Essere consapevoli che l’impresa è l’unico mezzo, o almeno il principale, attraverso il quale si può sviluppare l’occupazione. Impostare dunque una politica coerente nei fatti, e non solo nelle enunciazioni di facciata, spesso in odore elettoralistico!
Fare impresa, creare lavoro a una condizione imprescindibile: ridurre il costo del lavoro con una progressiva eliminazione dalla base imponibile Irap del costo del lavoro (una vera assurdità!) e con una riduzione degli oneri sociali sulle imprese, in parte fiscalizzandoli e in parte armonizzando le aliquote contributive per gli ammortizzatori sociali. Questo potrebbe favorire il recupero della competitività di prezzo dei nostri prodotti, specie sui mercati internazionali, oltre a propiziare incrementi retributivi se affiancati a provvedimenti di detassazione dei salari di produttività.
E per dare ampio respiro al progetto di ripresa, perseguire una politica di investimenti che incorporano ricerca e innovazione nell’ambito di un piano pluriennale finanziato da “project bonds” europei per una politica industriale moderna al passo con le economie più sviluppate
Si è perso molto tempo nell’inseguire politiche economiche fallimentari, prive di ogni previsione di crescita. Nelle emergenze è necessario recuperare il coraggio delle scelte. Presto!




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