NOVEMBRE, IL FISCO BATTE CASSA!
di Antonio Laurenzano
In attesa dell’approvazione della Legge di bilancio con le relative
novità fiscali, per imprese e famiglie è arrivato il mese
delle tasse con una lunga lista di scadenze e numerosi adempimenti. Il Fisco batte cassa! Tra Iva periodica, contributi
INPS, ritenute d’imposta, addizionali e acconti di Irpef, Ires e Irap i
contribuenti sono chiamati a versare all’erario entro novembre circa 55
miliardi di euro. Un gettito tributario che, secondo le stime dell’Ufficio
studi della CGIA di Mestre, sarà assicurato dall’ imposta sul reddito delle
società di capitali (Ires) con 14 miliardi di euro, dall’ IVA dei lavoratori
autonomi e imprese con 13 miliardi di euro, dalle ritenute Irpef di lavoratori
dipendenti e collaboratori con 10,9 miliardi di euro, dall’acconto Irpef con
7,7 miliardi di euro, Irap con 6,8 miliardi di euro e infine dall’addizionale regionale Irpef e
dalle ritenute dei lavoratori autonomi con circa 2 miliardi di euro. Una
girandola impressionante di entrate per alimentare la spesa pubblica, in primis
gli interessi sul crescente debito pubblico e la previdenza.
La “longa manus” del Fisco colpisce soprattutto le imprese il
cui carico fiscale non ha pari nel resto d’Europa: nel 2015, circa il 15% del
gettito fiscale totale (490 miliardi) rispetto al 14,8% dell’Irlanda, al 12,9 del Belgio, al
12,7 dell’Olanda, all’11,8% della Spagna, all’11,6% della Germania e
dell’Austria. La media dell’Ue si attesta all’11,5%. A fronte del gravoso
prelievo tributario, le imprese lamentano da tempo la inadeguatezza dei servizi
erogati dallo Stato, il debito della Pubblica amministrazione nei confronti dei
propri fornitori (oltre 64 miliardi di euro) e soprattutto il peso economico del
deficit infrastrutturale e della cattiva burocrazia che incide fortemente sulla
competitività internazionale a livello di costi di produzione. Un impatto che
frena anche gli investimenti stranieri nel nostro Paese.
Dopo il caos di ottobre legato allo spesometro e alle sue
difficoltà operative (si sta ora rimediando con la Legge di bilancio), per le
partite IVA in particolare è iniziato un mese impegnativo sul piano della
liquidità, con crediti in bilancio non facilmente esigibili e rapporti bancari
sempre più precari, senza ignorare la stretta sulle compensazioni d’imposta in
via di drastico rafforzamento. In pieno clima
pre-elettorale non mancano promesse di tagli di imposte e tasse: la solita fantasiosa
rincorsa verso il libro dei sogni in presenza di un ingombrante debito pubblico.
La realtà è ben diversa, è sotto gli occhi di tutti. Ogni anno, già con le
vecchie Leggi finanziarie, ai contribuenti vengono chiesti nuovi sacrifici
attraverso nuove imposizioni , a volte cambiando il nome del balzello. Si opera senza una
politica fiscale improntata a una tassazione di equità. Conciliare gettito
tributario e capacità contributiva del contribuente sarebbe fondamentale per l’affermazione
dei principi di civiltà giuridica e per contenere
la diffusa “evasione da sopravvivenza”.
E’ stretta la strada da percorrere per arrivare a una reale
diminuzione della pressione fiscale a causa dei vincoli europei imposti ai nostri
dissestati conti pubblici. Nel Belpaese un taglio delle tasse, se pur
minimo, resta strettamente legato alla
spending review, alla moralizzazione della vita pubblica, a una finanza
pubblica trasparente, non inquinata dal malaffare a qualsiasi livello,
istituzionale e territoriale. Il quadro macroeconomico e finanziario del Paese
non consente errori: il rischio è che potremmo essere “costretti” a ripianare
buchi di bilancio con manovre correttive dure da assorbire. Si impongono scelte
serie e coraggiose, proiettate nel futuro. Non misure tampone, ma finalmente
una rigorosa politica di risanamento della
finanza pubblica e di sviluppo della nostra economia con una organica
riforma fiscale. Vorremmo condividere l’ottimismo del Ministro Padoan: “l’Italia è nel mezzo del treno della crescita
europea, in un paio d’anni saremo in testa”. Segnali di ripresa ci sono, ma la crescita
economica italiana rimane la più bassa dell’Unione: siamo il fanalino di coda! E
speriamo che l’imminente scadenza elettorale non ci regali instabilità politica
ed economica. Sarebbe un salto nel buio!
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