Dott. Pietro Vitale, giornalista e scrittore
Vice Direttore * il
“Palazzuolo”
Direttore del bolg internationale
:www.legestadellacavalleria.blogspot.com
l’Ateneo del libero pensiero
CASTEL DEL MONTE
un luogo d‘Iniziazione?
L’argomento sul quale Vi
intratterrò, su Castel del Monte, amici lettori de il”Palazzuolo”, (con
questo mio breve lavoro, sintetico, ma pregnante nel suo primario significato,
certamente, non tratterò conclusioni definitive circa la costruzione del
manufatto, tanti altri appassionati e studiosi di scienze esoteriche
seguiranno, immagino, con la scoperta di altri “misteri” che nasconde questa
meravigliosa costruzione). Riguarda
un famoso monumento pugliese, il quale ancora oggi, non ha svelato tutto il suo
mistero ed è attento oggetto di studiosi e di studio.
Come avrete certo di già
intuito, mi sto riferendo a Castel del Monte, manufatto che pare sia stato
commissionato da Federico Ruggero appartenente alla dinastia degli Hoenstaufen,
senza dubbio molto più noto come Federico II di Svevia, del tredicesimo sec.
Prima di addentraci
nell’argomento, ritengo sia d’obbligo soffermarsi brevemente sul personaggio
che ha legato il suo nome a questa stupenda opera. Federico II di Svevia è nato
il 26 dicembre 1194 a Jesi da Enrico IV discendente del mitico Barbarossa e del
potente Ruggero II Re di Sicilia, e da Costanza d’Altavilla. Restò orfano a
soli tre anni e fu affidato dal padre in punto di morte alla tutela di Papa
Innocenzo III. Il tutore non si occupò
molto del piccolo re, il quale crebbe a Palermo in mezzo al popolo apprendendo
l’idioma, gli usi ed i costumi. Va ricordato che a quel tempo Palermo, capitale
della Sicilia fino all’avvento angioino, era punto d’incontro di tutte le varie
culture mediterranee ed in maniera particolare di quella araba, sotto il cui
dominio era stata sino all’anno 1072 quando fu conquistata dai Normanni, il che
contribuì in maniera determinante alla sua formazione culturale. Infatti non
appena iniziò a regnare, si circondò di illustri studiosi italiani e stranieri
quali, per citarne alcuni, il matematico pisano Leonardo Fibonacci, l’astrologo
scozzese Michele Scotus, l’ebreo provenzale Jacopo Ben Abbamani, il campano Pier
delle Vigne, Bernardo di Casacca, prima arcivescovo di Bari e poi di Palermo,
ed Ermanno di Salsa, gran Maestro dell’Ordine Teutonico. Con altri illustri
sapienti intrattenne rapporti epistolari, come l’ebreo di Toledo, Giuda Cohen,
al quale chiese la soluzione di un problema di geometria. Questo celebre
personaggio muore a soli 56 anni, il 13 dicembre 1250 a Castel Fiorentino,
presso Foggia, “Sub-flore” come egli era stato predetto dall’astrologo scozzese
Michele Scotus.
Un’ultima considerazione:
Federico II è nato il 26 dicembre sotto il segno del Capricorno quando il sole
inizia la sua ascesa nel cielo e la luce aumenta la sua intensità, ed è morto
il 13 dicembre sotto il segno del Sagittario quando il sole sta per avvicinarsi
con il Solstizio d’inverno al suo punto più basso e diffondere solo la sua
minima luce.
Ed ora dedichiamoci a quella
che viene considerata la sua opera. Castel del Monte è costruito sulla collina
della Murgia Barese, alta circa m. 540 sul livello del mare a km. 19 a sud di
Andria e più precisamente a 41° 5’1 “di Lat. Nord e a 16° 16’8” Long. Est da
Greenwich, con conci di tufo calcareo. Una leggenda racconta che in quel posto,
nell’antichità, vi fosse un tempio. Davanti a questo tempio vi era una statua,
con questa scritta misteriosa sulla
fronte “Ora il mio capo è di bronzo, ma alle calende di maggio sarà d’oro”. Un
anno, all’alba, alle calende di maggio, fu scavato nel posto dove il sole
proiettava l’ombra della testa della statua e fu rinvenuto un tesoro che fu
utilizzato per la costruzione del castello. Per arrivare a Castel del Monte da
Bari si percorre la S.S. 98 per Ruvo di Puglia, km. 27 e poi si svolta sulla
S.S. 170 ancora per altri 19 km. Mentre ci si avvicina alla meta in alto
d’improvviso appare, ancora in lontananza, ben stagliata sull’azzurro del
cielo, la sagoma di questa bellissima, misteriosa costruzione. Essa ha
l’aspetto di una mitica corona litica imperiale.
Ed ora, cari lettori, entriamo
assieme nel “cuore” della costruzione, iniziamo l’analisi di quanto viene scritto
su questo manufatto che da tutti viene chiamato castello. Una delle prime
considerazioni deve essere dedicata all’uso dei alcuni numeri i quali sono
stati impiegati nella progettazione dell’opera. I numeri sono quelli
dell’inizio della serie di Leonardo Fibonacci, matematico pisano dell’epoca,
nella quale a partire dal 3 numero ogni valore è dato dalla somma dei valori
dei due precedenti (1-2-3-5-8-13-21-34-ecc). Ed infatti nell’esame di questo
manufatto si incontrano i primi numeri di questa serie.
Uno - l’edificio
Due - gli ingressi
Tre - i portali d’ingresso nel cortile, le
finestre sul cortile, i caminetti del 1° piano le torri con le scale a
chiocciola, tristili le finestre del 1° piano.
Cinque – le torri con gli
stanzini, il numero complessivo dei caminetti, le pareti del cortile senza
finestre.
Otto – le torri, le cortine
delle torri, le sale al piano terra, le sale al primo piano, le finestre
esterne, ed anche gli abachi ed i plinti delle colonne sono a base ottagonale e
pure gli scalini della scala a chiocciola i quali sono 104 che si ottiene
moltiplicando il n. 8X13.
Tredici – le monfore che si
affacciano sul cortile.
Ventuno – i modiglioni nella
parte inferiore del frontone, i modiglioni dell’architrave.
Trentaquattro – quadrifogli
inframmezzati dai modiglioni del portale (34:21=1,619).
Da quanto sopra è evidente,
che il progettista, fra tutti quei valori, ha voluto in maniera particolare
privilegiare il numero otto, quindi è necessaria qualche considerazione su
questo valore Plutarco nel suo scritto la vita di Teseo ci dice che “l’otto,
primo cubo di un numero pari, è il doppio del primo quadrato, bene esprime la
salda ed immobile potenza di Dio”.
Inoltre tutti sappiamo che il
quattro rappresenta l’origine terrestre ed il cerchio è l’espressione
dell’ordine celeste; perciò l’ottagono, che è la figura intermedia, è un
simbolo di rigenerazione. L’otto, il quale ruota di 90° ha significato
matematico di infinito, ci ricorda la figura del caducco ermetico, nel quale i
due serpenti intrecciati sono il simbolo dell’equilibrio fra forze spirituali e
quelle naturali. In una delle figurazioni contenute nell’Azoth dei filosofi di
Basilio Valentino si vede una serpe che, in forma di otto , si avvolge intorno
al sole ed alla Luna, due impulsi essenziali, solare lunare, i quali debbono
essere domati e controllati in perfetto equilibrio. La pianta di questo
manufatto è stata disegnata sul canovaccio di quattro rettangoli sovrapposti a
croce di Sant’andrea, ed i lati di questi rettangoli sono in rapporto aureo fra
di loro, ossia 1,618. Questo numero il quale fu studiato attentamente sia
Euclide che da Pitagora, è definito irrazionale, fu denominato “Divina
proporzione” da Fra Luca Paciugo e “sezione aurea” da Leonardo da Vinci. Perché
divina proporzione? Perché molte parti del corpo umano sono in rapporto fra
loro in questa proporzione: l’altezza dell’uomo da terra all’ombellico
moltiplicato per questo numero da l’altezza dell’uomo, così come per la altre
parti del corpo umano. Anche il volto dell’uomo è tutto scomponibile in una
griglia nelle quali tutti i rettangoli sono in rapporto aureo fra di loro. Ed
ora amici lettori, qualche cenno sul punto geodetico che è stato scelto per
costruire il manufatto di cui stiamo “indagando”. Si rivela che il castello si
trova quasi perfettamente allineato fra la città di Gerusalemme e la cattedrale
di Notre Dame di Chartres costruita in Francia fra il 1194 ed il 1245. Si deve
aggiungere che il castello è anche situato alla metà esatta della distanza fra
la Cattedrale di Chartres e la Piramide di Cheope a Giza. Quando a Giza sono le
ore 13,00 ed a Chartres sono le ore 11,00 a Castel del Monte è mezzogiorno.
Alla latitudine di Castel del Monte nel dì equinoziale un ‘ora prima di
mezzogiorno il sole ha un’apertura angolare rispetto alla meridiana di 22°33’,
e la stessa apertura si riscontra un’ora dopo mezzogiorno per cui sommando i
due valori si ottiene 90° che è l’ampiezza dellangolo che divide una
circonferenza in otto parti uguali, il che è stato utilizzato per la costruzione
dell’edificio.
Abbiamo menzionato che esiste
un rapporto fra l’edificio eretto sulla collina pugliese e la piramide
costruita nel deserto di Giza. Infatti è interessante leggere le seguenti
misure:
C. d. M. Piramide Rapporto
Lato 52.33 232.434 4.44
Perimetro 209.32 929.732 4.44
Diagonale 74 328.72 4.44
Circonferenza 232.434 1032.51 4.44
Come si nota il rapporto costante fra le misure esposte è
di 4.44 ossia quel 444 che cubiti egiziani è la misura del lato della piramide.
L’Abate Moreaux nel suo trattato “La Scienza misteriosa dei Faraoni”
scrive che niente ci può far supporre che gli antichi egiziani avessero
conoscenza del fenomeno della pressione, della Stella Polare, del peso della
terra, della misura dello sferoide terrestre, del volume della terra, della
distanza fra la terra ed il sole, della frazione esatta del raggio solare ed
ecc…, eppure tutte queste conquiste moderne allo stato di grandezza naturali misurate e sempre misurabili, avendo
soltanto bisogno del significato metrico che portano in se per mostrarci in
piena luce, si trovano tutte nella grande piramide.
Ed ora rivolgiamo la nostra
attenzione pur senza entrare nel dettaglio al modo con il quale i progettisti
di questa opera hanno determinato tutte le misure che sono che sono servite
alla realizzazione del progetto. L’architetto Vitruvio, vissuto venti secoli
fa, all’epoca di Augusto, nel non libro della sua opera “De Architettura” ci
parla della gnonomica che è lo studio delle ombre di un bastone conficcato in
terra, ombre che ci consentono di stabilire le ore del giorno, i giorni
dell’anno, la latitudine del luogo.
In questo libro Vitruvio ci ha
descritto un “analemma” e cioè un disegno geometrico in base al quale è
possibile, se conosciamo la latitudine del luogo nel quale il bastone è
piantato, determinare la lunghezza delle ombre del bastone alle date in cui il
sole entra nei diversi segni zodiacali.
Ed è con questo criterio che sono
state determinate le misure per realizzazione di Castel del Monte. Infatti
l’altezza del cortile dell’edificio è appunto il bastone dell’analemma di
Vitruvio ed ha dato con la proiezione degli angoli le distanze per la
misurazione di tutti gli elementi occorrenti alla realizzazione delle diverse
parti dell’opera.
Per una comprensione completa di
questa realizzazione è necessaria una attenta visualizzazione dei diversi
disegni dai quali quando su esposto emerge in maniera chiara.
Invece per completare questo mio
lavoro di ricerca, il quale per il tempo in cui deve essere svolto non può
scendere in più dettagliate analisi, proseguo sull’aspetto estetico e
funzionale della costruzione , aspetto che esclude sia quello di costruzione
bellica che quella di luogo di caccia o di piaceri. Domanda: perché non può essere una costruzione di difesa? Perchè non ha
fossato intorno al suo perimetro, non ha un ponte levatoio, ha otto finestre
esterne molto grandi che ne pregiudicano la difesa, le feritoie non sono
abbastanza ampie perché siano usate dagli arcieri, non vi sono scantinati, non vi
sono cucine, alloggi per la truppa ed altro, ancora, altra domanda: perché
non luogo di piacere? Perché non vi sono come prima cosa, cucine e dispense,
camere da letto, una stanza per il trono, stanze per cortigiani, non vi sono
scaloni d’onore.
Invece, amici lettori, questo
manufatto ha otto sale inferiori e otto al primo piano, tutte comunicanti fra
loro. Le stanze del piano terra hanno tutte ad eccezione di quella fra la
seconda e la terza, le porte di comunicazioni fra di loro una a destra e
l’altra a sinistra della parete che le divide: quasi ad indicare un percorso
obbligato.
Terminato il giro delle otto
stanze a piano terreno, caratterizzate dalla penombra per la poca luce che
filtrava attraverso i portali e le strette finestre, ci accingiamo ad accedere
al secondo piano al quale si consiglia di salire per la scala della quarta
torre per avere la possibilità di girare tutte le stanze. Arrivati a questo
piano, siamo subito colpiti dalla luminosità, per la tanta luce che entra dalle
finestre esterne e da quelle che danno sul cortile. Sembra quasi che il
visitatore abbia percorso un cammino iniziatici pervenendo alla fine dello
stesso alla luce. Anche qui le otto stanze sono tutte comunicanti fra loro ad
eccezione della parete fra l’ottava e la prima stanza che è chiusa. L’ottava
stanza, al primo piano, è quella che si trova ad oriente sul portale di
ingresso. Tutte questa stanze hanno, lungo le pareti, delle panche di
travertino chiaro, il che fa pensare che esse fossero utilizzate quali luoghi
di riunione e a giudicare dalla progressione delle stanze stesse, a vari
livelli.
Da rilevare che i caminetti,
costruiti con cappe che somigliano a copricapi di maghi, sono troppo piccoli
per riscaldare quegli ambienti e sembra che abbiano, in effetti, più la funzione
di bruciatori di aromi ed incensi. Orbene, per finire questo mio lavoro,
desidero evidenziare che la costruzione di questo castello è da qualcuno
attribuita all’Ordine dei Templari,
in considerazione della sua forma ottagonale, forma preferita degli stessi ed
utilizzata in varie loro opere come la Cappella di “Le-en Velay”, quella di
Lunate in Spagna, la quale è anche circondata da una cinta ottagonale,
dall’interno della chiesa di San Giovanni al Sepolcro di Brindisi, dal cortile
del “donjon” del Castello di Gisor ed altri. In ultimo, per
chiudere, nel quindicesimo secolo in Francia, quale allegoria della distruzione
dell’Ordine del Tempio, apparve una stampa raffigurata una torre ottagonale in
fiamme.
cav. uff. dott. Pietro VITALE
Bibliografia:
- Tavolato: Castel del Monte e opere varie
C.A. Willense:
Castel del Monte
Vlora-Mongelli-Resta: Il segreto di Federico
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