Bari/ Festa di San Nicola. Le radici lontane di una fede.

Il numero dei pellegrini che vengono a Bari dall’Europa Orientale è aumetato tanto che è stato necessario negli anni apporre una cartellonistica stradale in cirillico, cedere la chiesa di San Gregorio al culto degli ortodossi e destinare loro un altare nella cripta della basilica pontificia. San Nicola è veramente il santo dell’Occidente e dell’Oriente. Così in maniera semplicistica si pensa di poter fare un salto di migliaia di chilometri e passare direttamente da piazzetta dei 62 marinai alle cupole del Cremlino. Niente di più sbagliato. Anche nei Balcani il Santo di Myra è molto venerato. In particolare, in Kosovo, nelle chiese ortodosse icone o affreschi di San Nicola campeggiano su pareti ed iconostasi. Nel monastero di Cristo Salvatore a Visoki, nei pressi della città di Decani, esistono diverse raffgurazioni del Santo. Il monostero di Visoki è legato a corda doppia con la basilica barese, poichè, non tutti lo sanno, ma la grande icona che si trova a Bari nella cripta che sovrasta la tomba del Taumaturgo è stata dipinta nel medievo dai monaci di Decani e regalata dal loro Re Stefano III Uros di Serbia, poi elevato alla santità nella chiesa autocefala serba. Il corpo incorrotto del Santo re Stefano è a Visoki difeso da una comunità monastica maschile cenobitica con un’inerrotta tradizione fin dal XIV secolo. Santo Stefano di Decani fu miracolato da San Nicola che gli fece riavere la vista dopo essere stato fatto accecare dal padre re Stefano Uros II Milutin in seguito alla falsa accusa di volerlo spodestare.
Nella grande icona che si trova nel capoluogo pugliese, sulla sinistra in basso, è posibile vedere una raffigurazione del sovrano miracolato e di suo figlio il giovane principe Dusan. Anche il massiccio altare d’argento posto nella navata destra sul braccio di transetto in San Nicola è un dono dei sovrani di Serbia. Un rapporto antico lega Bari a tutte le chiese d’Oriente non solo con Mosca. Sarebbe utile ricordare la storia e le tradizioni che uniscono il popolo italiano e quello serbo e kosovaro in questi giorni di gioia e di preghiera. Ma in Kosovo c’è di più, a Pec, nel Patriarcato esisite una chiesetta dedicata al culto del Santo venuto dalla Turchia. Qui vi è una comunità monastica femminile ortodossa che vive e prega in un luogo iscritto nell’elenco dei beni dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. I monasteri del Kosovo e Metochia sono posti di inenarrabile bellezza; sono luoghi in cui quando entri ti sembra di cambiare dimensione e tempo.
Tra quelle mura antiche tuttora la storia incontra la fede.
di Vincenzo Legrottaglie
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