Con il commento del Maestro Fabio NERI
a cura di Pietro VITALE
Sono parecchi anni che quando si avvicina il Natale, mi sento triste.
Cosa che si aggrava mentre i giorni passano fino ad arrivare al fatidico giorno.
Sono passati tanti anni e sempre mi sono chiesto il perché.
Ed improvvisamente ho avuto l'illuminazione.
Erano i ricordi della gioventù, che giravano intorno a un clima festivo, in
famiglia, l'addobbare l'albero di Natale, l'allegria e l'essere circondati
da persone che amavi e che ti amavano. Gli auguri, gli abbracci, i sorrisi e
il buon cuore. I piccoli regali (..."è solo un pensiero"...).... Magari
tutto, dopo una decina di giorni, sarebbe passato e dimenticato, ma quel
momento, non ci pensavi, e lo godevi con tutta la tua anima, avendo
dimenticato il periodo del resto dell'anno.
Gli anni passano e la parentela si assottiglia.
C'erano nuovi "arrivi" che monopolizzavano allegramente l'attenzione di
tutti, per crescere poi piano piano nell'affetto generale e poi andarsene.
E te ne rendevi conto, che tutta quella allegria e felicità, non era creata,
che per farti fiorire tutti i ricordi positivi (i negativi cadevano in
prescrizione quel periodo) dopo, in modo che aggravassero lo stato della
tristezza del periodo attuale..
Noi, da bambini, abbiamo preso la parte degli adulti e col passar del tempo,
abbiamo lasciato la parte dei bambini per prendere la parte degli adulti, e
successivamente, lasciare la parte degli adulti ai bambini e prendere la
parte dei vecchi.
Non ci sono più, in gran parte, le cene e i pranzi di tutte le persone
amate, tutti intorno allo stesso tavolo. La moda oggi impone di andare per
festeggiare, lontano o a locali di una allegria fittizia e a pagamento.
Il miglior regalo che potrei avere, sarebbe poter stringere tra le braccia,
quelli che non ci sono più.
Almeno per il tempo necessario, per esprimerli, tutto il mio affetto e
ringraziarli per l'affetto che mi hanno dato. Anche se momentaneo.
E a quelli che mi hanno fatto del male, dire:
"Ti perdono. E ti voglio bene lo stesso".
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