Ordini Cavallereschi Crucesignati

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sabato 12 gennaio 2008

La Luce che Serba l'Eterno Amore

Dott. Pietro Vitale
Giornalista-Scrittore
Il Vicedirettore
Il *“Palazzuolo”
Bari

Il Simbolismo della Candela e del Candelabro.

Cari amici, questa tavola mi è stata inviata da un amico di Taormina. Detta tavola, a sua volta, gli è stata inviata da Nicolai Homilius della R.: L.: “AKACIEN RANDERS” di Danimarca, scambiando con Lui i paramenti in una sorta di “gemellaggio” Fraterno. L’amico di Taormina mi ha chiesto di pubblicarla anche su il *“Palazzuolo”.

La sinergia alchemica tra la CANDELA ed il CANDELABRO:

Il simbolismo della candela è legato a quello della fiamma. Nella fiamma di una candela sono attive tutte le forze della natura, diceva Novalis, scrittore tedesco 1797-99. La cera, lo stoppino, il fuoco e l'aria che si uniscono nella fiamma ardente sono i quattro elementi della natura. Candelabro a sette luci o MEMORAR: simbolo della luce spirituale del seme della vita e della salvezza.
Dalla Bibbia, (Esodo) farai un candelabro d'oro puro.
Il candelabro sarà lavorato a martello; il suo fusto, i suoi bracci, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutte di un pezzo...

Continuando con Zaccaria nella sua visione (4,1-14), l'angelo gli spiega il significato:
le sette lucerne rappresentano gli occhi di Jahvè che scrutano tutta la terra; i due rami di ulivo sono i due canaletti d'oro che dispensano l'olio, cioè il potere spirituale rappresentato da Giosuè e il potere temporale incarnato da Zorobabel: entrambi sono unti. Sette bracci quanti sono i pianeti; è imitazione terrena della sfera celeste archetipa.

Il candelabro (l’Amenorah) rappresenta il cielo con il sistema planetario al centro del quale brilla il sole, di cui il fusto centrale è il simbolo, simbolo del LOGOS, luce del mondo; simbolo della divinità e della luce che essa dispensa agli uomini.
Una leggenda di cui non conosco le origini, mi fu trasmessa da un Fratello Danese, in essa, un susseguirsi di amore e di bontà: saggezza, bellezza....: il giorno prima della consacrazione del Tempio di gerusalemme, il Re Salomone ebbe uno strano sogno:
un Angelo veniva dal cielo e gli consegnava sette candele d'oro. Quando l'indomani si svegliò trovò accanto a se, le sette candele del sogno. .
Allora si travestì da semplice operaio e si mise in cammino­ alla volta di Gerusalemme nascondendo sotto la cappa le sette candele.
Il primo uomo che vide sulla sua strada, entrando in città, fu un vecchio calzolaio che procedeva nell'umila lavorando al buio nel suo povero laboratorio. Il re Salomone fermatosi gli da la sua prima candela accesa illuminando tutto il tugurio del povero vecchio calzolaio. Che egli chiamò la “CANDELA della BONTA'”
II Re riprese il suo cammino verso il Tempio, quando intravede attraverso una finestra una donna sola con il suo dolore che nella sua umile stanza aspettava la morte. Allora il Re accende il quella stanza la sua seconda candela e la paura scompare dal volto della morente che si incammina senza dolore verso l'Oriente
Eterno. He chiamò la “CANDELA "CONSOLAZIONE”
Dopo la consacrazione, verso sera, incamminandosi verso casa percorrendo una mulattiera, incontra un viandante stanco solo e fuori strada, allora il Re accesa la terza candela la dona al viandante che così gli illumina la giusta strada per raggiungere la sua meta e dandogli allo sperduto viandante, coraggio e nuove forze. Chiamò la CANDELA "CORAGGIO E FORZA”
Il Re Salomone, riprese ancora il cammino e, strada facendo incontrò un mendicante alla posta, presso il ricovero dei ciechi e dei lebrosi. Il Re lasciò la quarta candela e, quando l'accese la cera si sciolse e caddero gocce d'oro che tramutandosi in monete d'oro riempirono il cappello dell’uomo. Il mendicante si mise a piangere e le sue
lacrime scorrendo sulle sue guance guarirono le piaghe e i suoi occhi rividero la luce. Il mendicante allora si mise a cantare un motivo così sublime che il Re lo trascrisse per farlo ricantare nel Tempio. Chiamo’ la “CANDELA BELLEZZA".
La quinta candela fu messa su un candelabro presso il gran Rabbino: Egli era rimasto per lungo tempo nell'oscurità a cercare i vari modi di interpretare alcuni passi della sacra scrittura senza successo; cercava la parola: il Messaggio Divino, e la cercava per se stesso perchè superbo e pieno di vanità. Il Re lo volle aiutare e trovare la parola am ad un patto: tutta l’umanità deve poterla apprendere perché di tutti sia la felicità. Il Rabbino promise, e quindi il cero fu acceso e il messaggio si potè leggere sulla trave più alta della camera. Chiamò il cero “Saggezza”.
".
La sesta luce fu accesa dal Re davanti la porta di una prigione e le porte dei condannati senza colpa si aprirono ed essi si trovarono liberi. Chiamò il cero "LIBERTA'". Quando il Re arrivò alla reggia vide davanti alla porta un
bambino, era calata la sera ed il piccolo non poteva ritro­vare la via di casa. Era tanto piccolo e non sapeva parla­re, come poteva essere aiutato?
Allora il Re accese il settimo cero e lo diede al bambino ed egli con certezza s'incammino verso casa al riparo e sotto la protezione della Madre.
Gli uomini che videro questo avvenimento definirono la can­dela come il più bello dei ceri dato da Dio e la chiamarono "TESTIMONIANZA D'AMORE".­
La volta seguente , che il Re Salomone andò al Tempio, vide tra le tre colonne un candelabro a sette bracci, prese allora sette ceri e li mise sul candelabro, tre al lato sinistro, tre al lato destro e, proprio nel centro, mise il settimo cero che chiamò, in ricordo di quanto fu detto in precedenza: “LA LUCE CHE SERBA L'ETERNO AMORE".

Ho detto

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