Ordini Cavallereschi Crucesignati

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giovedì 10 gennaio 2008

SPECIALE-Gesù e le Tempeste

di David Wilkerson

Quante tempeste nella mia vita, nella tua vita! A volte non riesco nemmeno più a pensarle tutte assieme, mi viene da dire che la vita sia un mare in tempesta. Ma se guardo bene lo è in special modo nei momenti in cui non vi è Gesù! Quando il mio cuore è sereno, in unione profonda con Dio che cosa può succedermi di male? Chi potrà strapparmi da questa pace, da questa gioia? Come posso turbarmi se so che ogni cosa è sotto controllo, è per il mio bene, e questo bene per me è veramente infinito! È impressionante quanto sia potente custodire Gesù nel proprio cuore in ogni momento di vita! E’ un po’ come vivere con una particella di me in paradiso: mi fa intuire quanto bella sarebbe la vita se avessi sempre Gesù in me, come sarei nella pace, nella gioia, come in tante situazioni non dovrei fare altro che fare il possibile, tutto il possibile, nel mio piccolo e poi aspettare che Lui completi e perfezioni, risolva la situazione, l’opera da me intrapresa. Mi fa intuire quanto sarà bello il paradiso. Allora la gioia, la pace nella mia vita dipendono anche un po’ da me, dalla mia capacità di custodire Gesù nel cuore, nel mio aggrapparmi stretto a Lui nonostante le tempeste siano a volte forti e apparentemente superiori alle mie forze!


“Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, mentre egli avrebbe congedato la gente.” (Matteo 14:22)


Gesù ordinò ai Suoi discepoli di salire su una barca che era diretta verso una collisione. La Bibbia dice che Egli “obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca….”. Questa era diretta verso acque agitate e sarebbe stata sbattuta qua e la come un turacciolo; i discepoli avrebbero attraversato una esperienza quasi fossero su un mini-Titanic; Gesù già sapeva tutto ciò.
Dov’era Gesù? Sui monti che guardava verso quel mare. Era li che pregava per loro affinché non fallissero nella prova, che avrebbero attraversato e che Egli conosceva. La rotta della barca, la tempesta, le onde furiose, i venti, tutto ciò era parte di una prova che il Padre aveva pianificato. Stavano per imparare la più grande lezione che avessero mai avuto: apprezzare Gesù durante la tempesta.
Fino a quel momento avevano riconosciuto in Gesù il facitore di miracoli, l’Uomo che aveva cambiato dei pani e dei pesci in un cibo miracoloso: avevano apprezzato Gesù come l’amico dei peccatori, Colui che aveva portato alla salvezza ogni tipo di umanità perduta. Sapevano che Egli aveva parole di vita eterna, che aveva il potere di sconfiggere ogni opera del diavolo. Lo conoscevano come un maestro, che insegnava loro come pregare, perdonare, legare e sciogliere.
Ma non avevano ancora imparato a riconoscere Gesù nella tempesta. Questa è la radice di molti dei problemi di oggi. Abbiamo fiducia in Gesù per i miracoli e le guarigioni. Crediamo in Lui per la nostra salvezza ed il perdono dei nostri peccati, guardiamo a Lui come a colui che provvede ai nostri bisogni. Crediamo che un giorno ci condurrà nella gloria. Ma quando una tempesta improvvisa ci sorprende e ci sembra che ogni cosa ci stia crollando intorno, troviamo difficoltà nel vedere Gesù vicino a noi. Non riusciamo a credere che Egli permetta alle tempeste di insegnarci ad avere fede. Non siamo mai abbastanza sicuri che Egli sia nelle vicinanze quando le cose diventano veramente agitate.
E nell’ora più buia: “Gesù andò verso di loro…”. Quanto deve essere stato difficile per Gesù attendere sul limitare della tempesta, amandoli così tanto, provando le stesse angosce che essi sentivano, volendo così tanto evitare che rimanessero feriti, struggendosi per loro come un padre per i propri figlioli nel dolore! Ma sapeva anche che loro non avrebbero pienamente potuto conoscerLo o credere in Lui fino a che la furia completa della tempesta non li avesse colpiti. Egli avrebbe rivelato Se stesso solo quando loro avessero raggiunto il limite della loro fede.
Gesù può calmare il mare in ogni momento, semplicemente dicendo una parola, ma i discepoli non possono farlo. Possiamo chiederci se essi hanno esercitato la propria fede? Non potevano forse comandare al mare nel nome di Gesù – poiché “grandi opere saranno fatte tramite voi”? Forse che le promesse non sarebbero state messe in pratica – “Tutto ciò che chiederete in preghiera … voi otterrete”? Non fino a quando non avremo imparato a riconoscere Gesù nella tempesta! Non fino a quando non riceveremo fede da sovrastare la tempesta! Non fino a quando non abbiamo imparato ad “essere di buon animo” quando la barca sembra stia per affondare.

“E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: «È un fantasma!» ...” (Matteo 14:26).

Misero insieme le loro paure, non avevano soltanto paura della tempesta, avevano una nuova paura: i fantasmi! La tempesta stava facendo scaturire dei fantasmi, spiriti misteriosi in libertà!
Ma nessun discepolo riuscì a riconoscerlo! Nessuno di essi si aspettava che Gesù fosse con loro nella tempesta. Questo momento appariva loro come uno scherzo del destino! Un disastro inaspettato! Una tragica fatalità! Una prova non voluta, inaspettata, non necessaria! Un triste e pauroso viaggio nelle tenebre e disperazione! Una notte da dimenticare!
Ma Dio vide quella tempesta con occhi differenti! Questa prova era per i discepoli quello che il deserto era stato per Gesù. Dio permise che loro fossero provati, non che affogassero!
C’è solo una lezione da imparare, una sola! Gesù voleva semplicemente che credessero in Lui come il loro Signore, in qualunque tempesta della vita. Voleva semplicemente che loro mantenessero il buon animo e la confidenza anche nelle ore più nere della prova. Questo è tutto!
Gesù non voleva che loro si creassero dei fantasmi! Ma lo fecero, ne più ne meno come noi facciamo. Ogni uomo presente su quella barca si è creato un fantasma per se stesso. Gesù deve essere apparso come dodici fantasmi diversi, nelle dodici menti di questi discepoli.
No! No! Mille volte no! Questi sono fantasmi della nostra propria mente, soltanto fantasmi. Nessuna di queste è la vera lezione che dobbiamo imparare, Dio non è arrabbiato con te. Tu non ti trovi nella tempesta a causa dei tuoi fallimenti. Questi fantasmi non sono neanche nella tua tempesta.
È Gesù che è all’opera, cercando di rivelare Se stesso nella Sua potenza che salva, che mantiene, che preserva! Lui vuole mostrarti che la tempesta ha un solo proposito, che è quello di portarti verso la completa tranquillità e fiducia nella Sua potenza e nella Sua presenza in ogni tempo.
Questo è il motivo per cui la presenza di Gesù è tutto intorno a noi. Questa rivelazione è tanto più potente, quando arriva nel momento in cui più ne abbiamo bisogno.

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