La tolleranza è un termine sociologico, culturale e religioso relativo alla capacità collettiva ed individuale di vivere pacificamente con coloro che credono ed agiscono in maniera diversa dalla propria (e che magari, da questa prospettiva, potrebbe apparire quantomeno biasimevole). I sistemi autoritari si fondano, al contrario, sull'intolleranza. La tolleranza è un termine più ampio di “accettazione” e di “rispetto”, che conservano una connotazione passiva (“rispetto l'altro purché non ci abbia niente a che fare”), mentre la tolleranza richiama esplicitamente l'esigenza di una vita in comune, dove l'incontro è inevitabile. Termine solitamente collegato alla pratica della nonviolenza, estende le sue implicazioni agli ambiti della religione, del sesso e della politica, e ben difficilmente conduce ad un comportamento violento.
Nel suo senso sociologico più ampio, la tolleranza si basa sulla convinzione che l'intolleranza ed il tentativo di eliminare tutte le differenze (conducendo ad un pensiero e ad uno stile di vita unici) conduce alla violenza ed all'instabilità sociale. La tolleranza diviene così lo spartiacque tra un modo di fare intransigente e tutto sommato cieco rispetto alle conseguenze, un residuo di una mentalità appartenente a un'epoca in cui l'incontro ed il confronto con il “diverso” era davvero quantitativamente molto limitato, ma che nella società globalizzata di oggi è divenuto la regola piuttosto che l'eccezione. Mentre può essere ritenuto istintivo disapprovare un comportamento e un pensiero diverso dai propri, la tolleranza richiede che le parti in causa vengano lasciate indisturbate, fisicamente ed intellettualmente, e che dal confronto e dalla critica anche radicale venga tenuto fuori ogni sentimento ed ogni atteggiamento ostile Tuttavia, nel senso più genuinamente filosofico, la tolleranza non nasce dall'atteggiamento negativo basato sulla convinzione che non esistano alternative ma, al contrario, sull'accettazione di ciò che è diverso in quanto parte del tutto.
L'atteggiamento della filosofia è sempre stato rivolto alle cose così come sono, e non come noi vorremmo che fossero, aprendo l'uomo alle infinite possibilità dell'essere e non, al contrario, rinchiudendo l'essere nelle anguste possibilità dell'uomo. Questo, che vale per la totalità degli enti che costituiscono la realtà, vale tanto più per quegli enti particolari che sono gli uomini: l'altro uomo, lo straniero, va accolto ed ascoltato, e spesso egli si rivela foriero di novità, di buon consiglio, di verità. Celebre a questo proposito è il Simposio di Platone, dove Socrate rivela ai convenuti che è stato istruito sull'amore da Diotima, sacerdotessa di Mantinea, simbolo fortissimo della diversità (una donna, e per di più straniera).
Storicamente, la tolleranza politica e religiosa ha sempre costituito l'aspetto più importante della tolleranza, poiché sono state le divergenze sul piano politico e religioso ad aver ispirato le più atroci guerre e persecuzioni. I filosofi e gli scrittori dell'Illuminismo, soprattutto Voltaire e Lessing, hanno fortemente promosso la tolleranza religiosa, e la loro influenza ha fortemente contribuito alla formazione delle società occidentali.
D'altro canto, l'aforisma anonimo "c'è una sola cosa che non posso tollerare – l'intolleranza" mostra che anche la tolleranza ha i suoi limiti. In particolare, una società tollerante non può includere l'intolleranza, pena la sua stessa distruzione. Tuttavia, è molto difficile fare bilanci precisi, e non sempre le diverse società sono d'accordo su ogni punto della questione. Ad esempio, argomenti molto discussi in diversi paesi sono la separazione tra stato e chiesa, l'omosessualità, il consumo di tabacco, l'assunzione di alcolici e di altre droghe e la lettura di testi politici ritenuti diseducativi.
La tolleranza in senso più ampio è divenuta garanzia delle libertà di pensiero, di parola, di opinione di stampa, che sono le principali forme di libertà concepite nell'Illuminismo. Famosa a proposito è la fra se di Voltaire: <
La tolleranza è associata al concetto idee condivise di dialogo e confronto costruttivo, e talora di lacità dello Stato, che ha il compito di garantire tutte le forme della libertà.
Gli annosi problemi connessi al processi di globalizzazione hanno sensibilmente mutato il nostro mondo; dopo un lungo periodo in cui la dimensione spirituale e religiosa sembrava declinare, anche l'illusione semplicistica che, con il collasso dell'Unione Sovietica, l'evoluzione tecnologica avrebbe superato ogni problema e conflitto umano appare oggi definitivamente svanita. Noi dobbiamo attualmente fronteggiare un mondo molto più complesso che in passato, dove i confini nazionali non possono più separare culture e tradizioni, ma anche dove le differenze tra “interno” ed “esterno” stanno diventando via via senza senso.
In tale contesto, nuove forme di intolleranza religiosa stanno assumendo un forte significato politico che appare in continua crescita; alcuni dogmi religiosi, formulati in modo rude, schematico e acritico sono utilizzati come un bastone, talora contro la stessa tradizione religiosa e legale avita, ma semplicemente come un più efficiente e politicamente convincente strumento di propaganda ideologica e ovviamente, per queste stesse ragioni, anche di estrema pericolosità.
Un Mondo Occidentale, banalmente dipinto e presentato come “giudeo-cristiano” sta infatti diventando l'obiettivo di un Est “islamico”, secondo il disegno di alcuni movimenti religiosi fondamentalisti, che cercano così di assumere un nuovo tipo di leadership spirituale, in modo particolare, nel Nord Africa, nel Medio Oriente, nel Sud-Est asiatico, e in Asia centrale.
Dal canto opposto noi possiamo notare il radicarsi di alcune reazioni, psicologicamente negative, emerse nell'opinione pubblica europea, tali per cui molte persone, già da tempo impressionate dal fenomeno dell'immigrazione, sono ora fortemente scioccate dalla violenza delle azioni terroristiche; di fatto, molti dei nostri concittadini mostrano la tendenza a considerare unilateralmente tutti i Musulmani come intolleranti, potenzialmente terroristi o peggio. In questa situazione, la nostra Comunione non può restare in silenzio e guardare all'evolversi di questa tragedia come se si trattasse di qualcosa di esterno o semplicemente di “profano” per le nostre menti e i nostri animi.
Noi non possiamo dimenticare che anche in molti paesi europei la Massoneria è stata severamente aggredita, perseguitata, vietata e continuamente condannata per pregiudizi religiosi e politici; fin quando le idee di tolleranza, di democrazia parlamentare, di Stato laico, di libertà religiosa e di mutuo rispetto, oppure i concetti fondamentali contenuti nella Carta dei Diritti dell'Uomo, non sono divenuti valori normali e condivisi, le nostre Comunioni, soprattutto nei paesi meno illuminati, sono state bersaglio di molte forme di violenza; in Italia, abbiamo attraversato le nostre tristi esperienze a partire dal XVIII secolo, poiché la Chiesa Cattolica non accettava la presenza delle prime Logge di origine britannica, sorte in Toscana, dove Cristiani (Protestanti e Cattolici) ed Ebrei, ma anche nobili, borghesi e normali cittadini potessero lavorare insieme. Il Fascismo fece a sua volta del suo meglio contro la nostra Comunione.
Il contesto multiculturale che la Libera Muratoria ha offerto ed ancor oggi offre, il suo legame culturale con la diffusione di idee democratiche e umanitarie, fondamentali per le moderne società occidentali, rappresentano una tradizione imprescindibile, capace di proporre un modello positivo e costruttivo per molti tutti i popoli. Non possiamo nasconderci che, al contrario, proprio tali stesse idee costituiscono un serio e reale pericolo per tutti quei movimenti intolleranti che mirano all'esplosione di un definitivo conflitto di civiltà. Dal punto di vista di questi popoli, infatti, la nostra stessa esistenza, la nostra cultura, la nostra filosofia, la nostra storia, dovrebbero essere completamente sradicate e condannate all'oblio.
Grazie alla Massoneria, molti concetti culturali positivi concernenti gli ideali di tolleranza, fratellanza, libertà, democrazia, eguaglianza sono cresciuti in Europa ed America, ma anche in diverse regioni dell'Oriente e dell'Africa.
Se, da una parte, è chiaro che noi non ci occupiamo di “politica”, dall'altra non possiamo pensare che la nostra “filosofia” non abbia un suo impatto sociale e culturale sulla vita di molti popoli ed in particolare tra i loro opinionisti e presso le loro élite più aperte. Ciò significa chiaramente che lo spazio esoterico e rituale offerto dalle nostre Comunioni rappresenta un mezzo di educazione spirituale e sociale, che propone a persone di differenti paesi, tradizioni e religioni l'opportunità di condividere grandissimi ideali ed altrettanto profondi concetti etici.
Tale forma di educazione è pertanto un pericolo per i terroristi, per i fondamentalisti, per i figli dell'intolleranza. Tratto dai quaderni di Serenamente, S.O.M.I. d'Italia
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