Ordini Cavallereschi Crucesignati

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domenica 27 luglio 2008

L'ESICASMO E IL MONTE ATHOS

Nei mesi di maggio e giugno la Basilica di S. Maria in Aracoeli di Roma ha ospitato una mostra di icone bizantine contemporanee provenienti dal Sacro Monte Athos. Questo monte, pur essendo parte del territorio greco, e quindi Europa Unita, è soggetto ad una particolare legislazione restrittiva che impedisce la libera circolazione e limita l’ingresso delle donne.
Nel territorio che occupa l’intera parte superiore della penisola calcidica, circa 350 km quadrati, è consentito l’accesso per quattro giorni a coloro che otterranno il Dhiamonitirion (permesso di soggiorno) e che avranno la fortuna di trovare posto sull’unico traghetto che, partendo dal porto greco di Uranopoli arriva al porto di Dafni dal quale con una piccola corriera ci si potrà trasferire a Karyai, la cittadina che funge da capitale e nella quale risiede il Governatore greco. Nella bella stagione, un piccolo battello, assicura un altro modesto collegamento.
A Karyai, sorta nel IX secolo in un luogo dedicato alla dea Artemide, è conservato il Tragos, il rotolo di pergamena redatto dagli Igumeni dei monasteri e controfirmato dall’Imperatore bizantino Giovanni Zimisce (965-76) che sancisce l’indipendenza perpetua di Monte Athos.
Per una decisione dell’Imperatore persiano Serse, ricordata da Erodoto, per alcuni anni la penisola fu trasformata in isola mediante la costruzione di un canale che aveva lo scopo di facilitare la navigazione delle navi persiane.
I monaci, sono circa 1.500 e risiedono in 20 Monasteri principali o laure, 12 Skity (piccole comunità di monaci sorte accanto alle chiese) e 120 Celle o Eremi. La giurisdizione appartiene ai Monasteri principali ognuno dei quali elegge il proprio Superiore (che resta in carica fino alla sua morte) ed il Rappresentante per la Santa Assemblea, alla quale è demandato il potere legislativo.
Tutti i monasteri vivono in cenobio, quindi, tutta la vita sia materiale che spirituale è in comune. Il pranzo, anche quello al quale partecipano i visitatori, si svolge in 15 minuti, ascoltando le Sacre Scritture, infatti, il pasto per durata e abbondanza non deve essere motivo di eccessiva distrazione.
A Monte Athos ed al Monastero di S. Caterina nel Sinai, si praticano ancora le preghiere esicastiche. L’esicasmo (parola che significa pace, tranquillità) è una pratica ascetica diffusa fin dai tempi dei “Padri del deserto” per promuovere la ricerca della pace interiore, in armonia con il Creato e in unione con Dio.
Divulgato da Evagrio Pontico (IV secolo), l’esicasmo ricevette un forte impulso verso il XIV secolo.
Gli esicasti praticano la cosiddetta preghiera del cuore, ripetendo incessantemente, nel corso della giornata sempre la stessa formula, armonizzandola con il ritmo respiratorio, chinando il capo verso il basso. Secondo la tradizione occorrono sette anni per imparare bene la pratica che consente anche di praticare la meditazione ricettiva, quella cioè che permette alla mente di estraniarsi dai pensieri, raggiungendo il massimo livello di consapevolezza e, senza consapevolezza, come sostenevano Clemente Alessandrino ed Origine è impossibile raggiungere il traguardo della vera Fede.
Oggi l’esicasmo, una sorta di yoga o mantra cristiano, è considerato pienamente ortodosso ma in passato non fu così, ed i monaci che lo praticavano furono accusati di eresia perché sospettati di praticare l’onfaloscopia, cioè l’ammirazione del proprio ombelico e delle parti intime sottostanti.
Si racconta che Papa Giovanni Paolo II, durante la sua famosa visita a Gerusalemme, volle visitare il Monastero di S. Caterina, l’unico monastero dipendente dalla Chiesa di Roma in cui si pratichi l’esicasmo ma, secondo voci di corridoio, non so quanto veritiere, i monaci, pur con la deferenza ed il rispetto dovuti al Sommo Pontefice, lo ammisero solo parzialmente ai luoghi più riservati del Monastero, ai quali tradizionalmente possono accedere solo coloro che partecipano al cenobio. (tratto dai quaderni di Serenmente di A.Vacca)

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