Ordini Cavallereschi Crucesignati

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domenica 16 settembre 2007

Caricaaat! Savoia!!!

“La paura è il primo nemico naturale che l’uomo deve superare lungo la strada verso la conoscenza” (proverbio)

Il merito di questo pezzo, dell’ultima carica di cavalleria (Isbuschenskij) va attribuito al giovane Capitano di cavalleria Dott. Andrea Pantano, presentatomi dal Ten. Medico (Corpo Militare S.M.O.M.) Dott. Ricciotti Valenti, commilitoni di complemento, nel lontano 1964/68 presso il Comando Gruppo Squadroni del 7° Reggimento di Cavalleria (G.E.D.) “Lancieri di Milano” – Monza (Mi)
Ho promesso al giovane Capitano, di pubblicare sul il “Palazzuolo” il pezzo di taglio decisamente giornalistico da lui composto, memoria storica e patrimonio dell’umanità, che resti sempre viva nei nostri cuori. Vietato dimenticare! Le gesti eroiche. Il sacrificio tributato a quei giovani “Leoni” dell’Arma di Cavalleria, Ufficiali Sup.,Ufficiali, Sottufficiali, Militi e i nobilissimi Cavalli che, quella mattina del 24 agosto del 1942 immolavano le loro vite in uno sterminato campo di girasoli al grido: CARICAAAT! “SAVOIA!!” per i più alti e nobili ideali che le vicende di Storia militare ricordi.


Presso il Reggimento “Savoia Cavalleria” (3°), di stanza a Grosseto dal 1995, il giorno 16 settembre ’06 il Comandante di “Savoia”, il Col. Claudio Fazari, ha commemorato il 64° Anniversario della Carica di Isbuschenskij!!
Pertanto un vivo ricordo va ai Nostri Caduti!!

A ISBUSCHENSKIJ!!
L’ULTIMA GRANDE CARICA DELLA CAVALLERIA ITALIANA.
Rievocazione storica tratta dal libro L’ultima Carica
di Andrea Pantano
nel cuore della terra dei cosacchi, presso le rive del don era la mattina del 24 agosto del 1942.
la pattuglia del sergente comolli usci’, com’era stato stabilito, alle ore 3 e 30 dopo aver dato ai cavalli un po’ di biada ed aver cercato invano dell’acqua con cui abbeverarli.
l’aria era ancora fredda e gli uomini del reggimento dormivano avvolti nei pastrani.
a quota 213, dopo un paio di chilometri, ad una cinquantina di metri di distanza, la pattuglia vide qualche cosa che si muoveva e luccicava in mezzo a un campo di girasoli.
erano i primi bagliori dell’alba che si infrangevano su un elmetto nemico, ed ecco all’improvviso il fragore dei primi colpi rompere la pace del mattino.
al reggimento dormivano quasi tutti, solo qualche gruppo di soldati stava rigovernando i cavalli o sorbendo il caffe’: la sveglia venne data dalle prime raffiche di mitragliatrice.
gli ufficiali saltarono giu’ dalle loro brande, i soldati si alzarono rapidamente da terra e, raccolte le loro armi, corsero a recuperare i cavalli.
il 3° reggimento “savoia cavalleria” veniva minacciato da un forte contingente di 2000 siberiani, arrivati durante la notte e preparatisi a sferrare l'attacco alle prime luci dell’alba.
2000 siberiani contro 700 cavalieri del “savoia”, il comandante di reggimento il colonnello bettoni cazzago conte alessandro non ebbe dubbi: attaccare.
nell’area schiocco’ un ordine: “2^ squadrone a cavallo!”.
lo squadrone usci’ dal quadrato rombando e quando il capitano de leone grido’ “sciabl-man!” a tutti fu chiaro cosa li attendeva.
il neo-promosso maggiore manusardi guardo quella scena con rabbia: lo squadrone, che fino a pochi giorni prima era stato suo, andava adesso a caricare.
ad un tratto senti di non poter resistere: “datemi un cavallo!” grido’.
gli corse incontro casanova reggendo per le briglie il magnifico bergolo. manusardi salto’ in volteggio in sella e raggiunse lo squadrone.
alle prime luci del mattino sul fianco sinistro del nemico come un uragano piomba il 2^ squadrone, un attimo d'attesa, poi: “trottooo!” e subito dopo: “galoppooo!”.
e poi ancora un grido al quale rispose un coro fragoroso: “caricaaat!”, “savoia!”; il boato copri’ il frastuono della carica e giunse nitido fino al reggimento.
il galoppo divenne allora carriera sfrenata ed i plotoni irruppero come un fiume straripante sulle linee nemiche gridando, sciabolando, sparando, lanciando bombe a mano.
i cavalli sembravano guariti dalla fatica e rampavano schiumanti, saltando trincee e nidi di mitragliatrici, cacciandosi a frotte verso l’obbiettivo indicato dallo sprone e scomparendo entro enormi nubi di polvere, seguiti dal tuono dello zoccolio e dal crepitare furioso delle armi.
molti venivano colpiti e dalle loro ferite, per centinaia di metri, zampillava il sangue vermiglio ad ogni tempo di galoppo.
“sembrava incredibile, ma c’erano cavalli gia’ morti che continuavano a galoppare come fantasmi schiantandosi poi al suolo, di colpo, come querce colpite dalla folgore” racconto’ poi il cavaliere gallotti.
al comando, il capitano abba, ad un certo punto, aveva gridato: “li stanno ammazzando tutti: bisogna impegnare i russi sulla fronte”.
il col. bettoni giunto alla stessa conclusione lo mando’ all’attacco con il 4^ squadrone appiedato e subito dopo ordino’ al capitano marchio comandante del 3^ squadrone a cavallo di caricare.
nel campo di girasoli galoppava il tenente gotta: il suo palu’ aveva il mantello grigio sforacchiato in piu’ punti e dai fori zampillava il sangue.
bruni vide la scena e’ grido al collega: “attento, il cavallo ti muore sotto!”. allora gotta scese di sella e chiamo’ l’attendente, ma palu’ eccitato dalle ferite e dal fragore si libero’ con uno strattone e riprese la sua corsa furiosa, nel senso della carica, scomparendo nel polverone.
il cap. marchio, intanto, era stato raggiunto da un cavaliere che gli aveva preso il cavallo per le briglie. l’ufficiale, infatti, aveva entrambe le braccia ferite, che gli ciondolavano dalle spalle ed era costretto a galoppare reggendosi solo con le ginocchia.
fu a quel punto che il comandante di gruppo il maggiore litta modignani mando’ il suo aiutante, il tenente ragazzi, per dire al colonnello che, poiche’ tutto il suo gruppo stava caricando, anch’egli con gli addetti al comando intendeva caricare.
litta non attese neppure la risposta e parti’ con la decina di uomini che gli erano rimasti.
il tenente ragazzi, contravvenendo agli ordini ricevuti, lo raggiunse galoppando.
sono 650 cavalieri che si lanciano come un uragano sulle trincee avversarie, le spezzano, le travolgono e via come il vento.
benche’ i siberiani combattano valorosamente non possono reggere all’impeto irresistibile della carica e dopo un violentissimo scontro durante il quale subiscono pesantissime perdite sono costretti a cedere.
si udirono le grida di vittoria lanciate dai superstiti del 3^ squadrone mettendo in fuga gli ultimi nemici.
erano le ore 9 e 30.
a mano a mano che gli uomini tornavano, bettoni li abbracciava commosso: “savoia” ha caricato!” dicevano gli ufficiali; “savoia” ha caricato!” rispondeva bettoni, ma era anzioso di conoscere con esattezza le sue perdite.
sul campo di battaglia era incominciata la raccolta dei feriti e dei caduti.
il campo restava pero’ disseminato di una quantita’ di cavalli uccisi.
le perdite per il “savoia” ammontavano a 32 morti di cui 3 ufficiali, 52 feriti di cui 5 ufficiali e piu’ di 100 coraggiosissimi e gloriosissimi cavalli.
i russi avevano lasciato sul campo 150 morti, 300 feriti e 500 prigionieri.
man mano che un camion era carico di feriti faceva ritorno al comando.
dopo i primi arrivi bettoni sembro’ non rassegnarsi a quella vista e ando’ a sedersi sul predellino della sua auto con il voto tra le mani.
casanova lo vide e gli offri’ un caffe’ che bettoni rifiuto’ forse per la prima volta in vita sua: “aveva le lacrime agli occhi e chiese: “casanova, pensi che i genitori e i parenti di questi ragazzi capiranno che io non avevo altra scelta?”.
poco dopo arrivarono degli ufficiali di cavalleria tedesca che dalle alture vicine avevano visto tutto e per la prima volta manifestavano un’ammirazione mista ad incredulita’ nei confronti degli italiani.
si avvicinarono a bettoni e scattando sugli attenti espressero la loro ammirazione: “herr colonel, noi queste cose non le sappiamo piu’ fare. e’ meraviglioso!”.
bettoni ringrazio’, poi raduno’ i suoi uomini e fece spiegare ancora una volta lo stendardo, e ordino’ di presentare le armi in direzione di quota 213 non mancando di ricordare che il “savoia cavalleria” compiva proprio in quei giorni il suo 250° (duecentocinquantesimo) anno di vita.

il comandante di reggimento colonnello bettoni cazzago conte alessandro il 31 agosto cosi’ scriveva alla sua famiglia:
“e’ oggi il dodicesimo giorno che non togliamo la sella ai nostri cavalli; dal giorno 20 non abbiamo avuto un giorno di riposo….
ma “savoia” si e’ ricoperto di sangue e di gloria.
e salvo’ una situazione ultragrave per le armi italiane.
il secolare sacrificio della cavalleria si e’ rinnovato anche nelle steppe del don.
i prigionieri erano massacrati dalle sciabolate nel viso, sul petto…..
ma quali, quanti episodi di eroismo dovrei raccontarvi.
quello che nel 1942 potrebbe sembrare leggenda si e’ verificato in un alone di bellezza unica…..
vi daro’ in altra lettera particolari di episodi che fanno pensare se in quel giorno “savoia” fosse composto di leoni…
oggi, come vi dissi, sono in linea, pronto ad attaccare domani mattina. sono sereno.
dio protegga “savoia” e il suo comandante.
dopo dodici giorni di combattimento siamo piu’ leoni di prima.
non sono stanco.
dormo quello che posso, mangio con appetito.
non state in pena.
non ho ancora scritto ai litta perche’ non so se sono stati avvertiti. alberto sara’ la fiamma di “savoia”! se lo merita.
per dirvi che cosa sia stata questa azione, vi diro’ che si e’ verificato quello che mai e’ successo al mondo.
tutti gli ufficiali e molti cavalieri furono decorati sul campo.
vi stringo al cuore con tenerezza”.

Gruppo Squadroni Lancieri di Milano,
in copertina:
riproduzione della cartolina reggimentale stampata nel 1900 a ricordo della consegna della Bandiera al Reggimento da parte delle Signorie Milanesi “quale attestato di simpatia e quale oggetto prezioso della Città di Milano” (foglio n. 646 del Ministero della Guerra in data 28 marzo 1860).
Ricompense allo Stendardo
Medaglia di bronzo al Valor Militare:
“per la condotta tenuta durante la campagna del 1860 e pel fatto d’armi di Sinigaglia”
3 ottobre 1860.
“per l’abnegazione e l’elevato sentimento del dovere spiegati nella giornata del 19 giugno sul Piave, per le brillanti qualità militari riaffermate nelle successive azioni del 23 e 24 giugno sul Piave Vecchio e nella rapida e irruenta avanzata nell’ottobre e novembre 1918 dal Piave a Palmanova e Cervignano”.
5 giugno 1920.

Croce di guerra al Valor Militare:
“in una situazione particolarmente difficile opponeva al nemico la insuperabile barriera dei suoi Lancieri appiedati, spazzando in duri combattimenti, l’impeto avversario e rinnovando, uno slancio del contrassalto e nella tenacia della resistenza, l’antica tradizione di gloria”.
Valle Ostrenj, 9-12 aprile 1941

Citazioni:
Bollettino n. 1123 del 21 giugno 1918
“…Squadroni dei Lancieri di Milano e dei Lancieri di Vittorio Emanuele II, intervenendo arditi e decisi nella lotta a occidente di Zenson per arrestarvi il tentativo di sfondamento nemico del giorno 19, hanno aggiunto una nuova pagina di gloria nella storia dei loro Reggimenti e dell’Arma di Cavalleria”.
Bollettino n. 193 del 17 dicembre 1940“…Negli ultimi aspri combattimenti si è particolarmente distinto il Reggimento Lancieri di Milano

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