Ordini Cavallereschi Crucesignati

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mercoledì 5 dicembre 2007

Il Mito dell'Acobaleno

L’arcobaleno, identificato anticamente con la dea Iris, figlia di Thaumas, la meraviglia, è un fenomeno che ha sempre suscitato negli uomini lo stupore e quindi l’interrogazione filosofica, che nasce dallo stupore. Il fenomeno dell’arcobaleno ha messo alla prova la sagacia dei fisici e dei teologi attraverso i secoli. Si tratta di spiegare il versetto 14 de capitolo IX della “Genesi”, in cui si racconta che Dio traccia nel cielo l’arcobaleno come segno dell’alleanza stretta con gli uomini, per evitare che sull’umanità si abbatta un altro diluvio.
Gli esegeti e i fisici, nel commentare questo passo delle Scritture, si sono posti essenzialmente questo problema: l’arcobaleno è un segno naturale? Una risposta positiva implica parecchi arcobaleni tra la creazione del mondo e il diluvio.
Quale senso bisogna accordare all’arcobaleno: un significato naturale o soprannaturale? San Tommaso d’Aquino ritiene che l’arcobaleno sia un segno naturale: per provocare una pioggia continua di quaranta giorni bisogna che si siano ammassate parecchie nuvole. Se si vede un arcobaleno significa che non ci sarà un diluvio nei mesi a venire, dato che l’arcobaleno è un segno che le condizioni per provocare un diluvio non possono realizzarsi.
Nel XVII secolo si sviluppa una riflessione sistematica sull’arcobaleno con i grandi commentatori della “Genesi”. Tra il 1590 e il 1610 essi diventano dei veri best-sellers nelle librerie europee. In questi commenti si riflette sulla natura dell’arcobaleno e sul suo significato. La spiegazione che Cartesio darà dell’arcobaleno deve certamente molto ai suoi predecessori, ma è decisamente innovativa nell’uso degli strumenti matematici, nell’analizzare il passaggio dalla nuvola alla goccia d’acqua, studiata come una piccola sfera. Cartesio, per spiegare la luce dell’arcobaleno, accanto al fenomeno della riflessione della luce, che Aristotele e i commentatori medievali conoscevano, utilizza anche quello di rifrazione.
La spiegazione del cromatismo raggiungerà la sua perfezione con Newton. Insomma: l’arcobaleno viene progressivamente demitizzato. L’inizio dell’VIII discorso de “Le meteore”, dedicato da Cartesio all’arcobaleno, costituisce l’esatto capovolgimento dei commenti classici. Questi cominciano tutti col ricordare che Iris è figlia di Thaumas e con l’invito a contemplare le meraviglie della natura. Al contrario, Cartesio comincia il suo discorso con questa affermazione: “benché l’arcobaleno sia stato ammirato da tutti gli uomini, nessuno è arrivato a darne una spiegazione soddisfacente”. E fornisce la sua spiegazione scientifica. L’arcobaleno mi sembra un esempio veramente interessante per spiegare la secolarizzazione del sapere attraverso una sua matematizzazione. Infatti il ragionamento di Cartesio sull’arcobaleno è un ragionamento d tipo geometrico, che sottrae al fenomeno ogni spessore mitico – rimprovero che Keats muoverà a Newton – e permette agli uomini di ragionare al tempo stesso da poeti e da fisici, ma certo non più da teologi.

L’arcobaleno, nel mito, è l’idea di una via che connetta la terra al cielo, ovvero il mondo grossolano della manifestazione materiale e il mondo sottile della manifestazione spirituale, sembra un pensiero mitico molto antico, che ritroviamo, in varie forme, in molte culture differenti. L’idea che in una remota antichità gli dèi interagissero con gli uomini sembra assai comune: i Greci ritenevano che i loro eroi dell’età del bronzo fossero figli di dèi e di donne mortali, segno che nel tempo mitico l’interscambio tra cielo e terra era cosa abituale. Nella Bibbia si narra che, nei tempi precedenti il Diluvio, i “figli di dio” scendessero sulla terra per unirsi alle “figlie degli uomini”. Si ritiene tuttavia che tale interscambio fosse più agevole in una precedente età del bronzo.
Dall’idea che in un lontano passato sia esistito un legame di comunicazione tra il cielo e la terra, deriva per conseguenza l’idea che tale legame sia stato in seguito spezzato. Nella mitologia cinese il legame tra il cielo e la terra venne interrotto da uno dei primissimi sovrani, Zhuan Xiu, che in tale modo instaurò una sorte di ordine cosmico nel quale gli spiriti non potevano più scendere dal cielo e visitare la terra e gli uomini non potevano più salire in cielo per confondersi con gli dèi. Lo stesso mito compare in Tibet, dove il legame tra il cielo e la terra è rappresentato da una corda (o scala) dmu, lungo la quale si effettuava un continuo interscambio tra i due livelli dell’esistenza.
I primi sovrani del Tibet li si diceva scesi dal cielo lungo la corda dmu: quando essi morivano, i loro corpi ritornavano in cielo trasformati in arcobaleni. L’ottavo sovrano del Tibet, Gri-gum btsan-po, tagliò la corda dmu e interruppe ogni contatto tra il cielo e la terra; egli fu il primo sovrano che lasciò sulla terra un cadavere. Il legame tra il cielo e la terra assume nella varie culture aspetti differenti. Abbiamo visto che nel mito tibetano è esemplificato da una corda. E’ la scala di Giacobbe nel racconto biblico (e diventerà l’albero sefirotico nelle speculazioni della Qabbalah). In altre civiltà può essere rappresentato come una montagna, un albero, una torre o un arcobaleno. La rappresentazione come arcobaleno sembra essere molto antica, a giudicare dalla sua diffusione in tutto il mondo. Pure sgombrando il campo da tutte le mitizzazioni dell’arcobaleno, che non sempre corrispondono al motivo di una connessione tra il cielo e la terra, rimangono tuttavia degli esempi come il ponte Ĉinvat nel mito iranico, o addirittura l’Ame-no-hashi-date, il “ponte fluttuante del cielo” del mito nipponico, sul quale Izanami e Izanagi scesero dal cielo per creare le isole del Giappone. Anche dove l’arcobaleno non rappresenta una vera e propria strada, permane tuttavia l’idea del simbolo di una tramite tra gli dèi e gli uomini, come accade nel mito biblico dove l’arcobaleno è “la firma” del patto che Dio strinse con Noè, o come nel mito greco, dove è Iris, la dea dell’arcobaleno, che funge quale messaggera degli dèi presso i mortali.

L’attraversamento del Ponte dell’Arcobaleno è una metafora mitica dell’evoluzione della coscienza. Richiamarsi a un mito significa inserire il nostro lavoro personale in un contesto più vasto, un contesto che rende più profondo il significato della nostra lotta personale. Ristabilire il Ponte dell’Arcobaleno significa ricollegarsi alla nostra parte divina, ancorandola nel mondo che ci circonda e sanando le scissioni che tanto affliggono la nostra esistenza terrena. Dal punto di vista mitologico l’arcobaleno è sempre stato un segno di speranza, un collegamento tra il cielo e la terra, un segno di armonia e di pace. Un tempo si credeva che le divinità, gli spiriti e i mortali attraversassero le sue fasce di colore sia durante che dopo la vita, proteggendo l’invisibilità del Cielo e della Terra.
Per il mito scandinavo è un “ponte divino”, gettato a connettere il cielo e la terra. Il suo nome è Bifröst. E’ anche presente il motivo della rottura del ponte, anche se questa non è localizzata in un’epoca remota, bensì nel futuro escatologico, quando i figli di Mùspell verranno, guadando i fiumi tempestosi, a combattere contro gli dèi; quel giorno il mondo intero arderà nel fuoco ed il ponte BiFROST andrà in pezzi.
Perché questo strano spostamento nel futuro? Il mito della rottura del collegamento tra il cielo e la terra, sembra connesso al motivo dei cicli cosmici: in molti sistemi mitologico questa rottura, in un lontano passato, avrebbe segnato la fine dell’epoca mitica in cui gli uomini e gli dèi interagivano fianco a fianco e l’inizio del tempo attuale in cui tale comunicazione non è più agevole. In altre parole, quando vi era un collegamento tra il cielo e la terra, gli uomini avevano più facile accesso alla sapienza delle cose divine e profonde: tale sapienza oggi è perduta.
Nel mito del progredire delle età cosmiche, quale troviamo dall’India alla Scandinavia, il passaggio dall’età del’oro all’età dell’argento, dall’età del bronzo all’età del ferro, è vista anche come una perdita progressiva della conoscenza, da parte dell’uomo, dei sacri misteri. Assistiamo dunque ad un progressivo allontanamento del cielo dalla terra, dello spirituale dal materiale, a cui corrisponde una lenta e costante involuzione e desacralizzazione dell’uomo.
Nel racconto del diluvio universale nella Bibbia, Dio pone l’arcobaleno come sigillo della sua alleanza con gli uomini r con la natura, promettendo che non ci sarà mai più un diluvio universale. Ponte fra cielo e terra, corrisponde al dominio sulle acque Superiori, a completamento dell’Arca, che domina la acque Inferiori; per R. Guénon, Arcobaleno e Arca sono le due metà dell’Uovo Cosmico, mentre in India ed in Mesopotamia i sette colori dell’Iride rappresentavano i sette Cieli.
L’arcobaleno è anche un simbolo ascensionale; il Cristo in gloria, bizantino o romano, è rappresentato spesso in mezzo ad un arcobaleno. Quell’arcobaleno è il simbolo visibile dell’avvenuta riconciliazione di Dio con l’umanità tramite Noè, primo ad erigere un tempio a Dio.
L’arcobaleno come simbolo archetipo, compare in molte mitologie di ogni parte del mondo. Nella mitologia hindu la dea Maya creò il mondo da sette veli dei colori dell’arcobaleno. Nel mito egiziano sono le sette stole di Iside, nel mondo cristiano i sette veli di Salomè, peri Babilonesi era la collana di Ishtar tempestata di pietre iridate e per i Greci Iride alata che portava sulla terra, i messaggi degli dèi agli esseri umani.
Nel mito celtico l’orcio d’oro alla fine dell’arcobaleno rappresenta una sorta di Santo Graal, la coppa perduta del rinnovamento e della pienezza spirituale.
La bandiera arcobaleno è anche simbolo della città di Cuzco, capitale dell’impero Incas. Fu scelta, dall’imperatore del tempo, perché in quella vallata ogni volta che pioveva si formavano degli arcobaleni brillantissimi. L’arcobaleno, proprio perché annuncia il sole dopo il brutto tempo, simboleggia la speranza
I colori dell’arcobaleno sono anche utilizzati come simboli della “convivialità delle differenze” per la loro caratteristica fisica.di trasformarsi in luce bianca se fatti roteare velocemente. La simbologia spiega il significato di ogni colore: il rosso indica la vita, l’arancio è la salute, il giallo ricorda il sole, il verde rappresenta la natura, l’indaco l’armonia, il blu è l’arte e il viola lo spirito.
Al di là delle tante leggende, è bello pensare, che tutti, dell’arcobaleno, ne accettino i molti significati: l’unione di colori diversi, la pace tra terra e cielo, la speranza di un futuro migliore.
Tratto dai quaderni di Serenamente.

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