Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.
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giovedì 5 giugno 2008
CROCE ROSSA INTERNATIONAL CONVEGNO A BARI
Adolescenza e salute. IL RISCHIO DEL SESSO TRA EMERGENZA E PREVENZIONE"
Desidero esprimere un sentito ringraziamento al Dott. Michele Bozzi, Presidente del Comitato Provinciale della Croce Rossa, per avermi voluto qui, ma soprattutto per il tema che ha voluto propormi per discutere di una problematica che appartiene a tante culture diverse e che vuole segnalare ai giovani, ma anche a tutte le agenzie educative i pericoli cui è esposto il diritto alla salute.
Lo ringrazio a nome della SIBCE (Società Italiana per la Bioetica e i Comitati Etici) che mi onoro di rappresentare nella mia qualità di presidente nazionale.
Ringrazio anche il comitato organizzativo e la vice-ispettrice nazionale Prof.ssa Santa Fizzarotti.
Al mio ingresso in aula ho apprezzato il vostro simbolo: La croce rossa su campo bianco e mi viene in mente che il rosso della vostra croce da un valore simbolico universale che appartiene a tante culture diverse (luna rossa è il simbolo di altra organizzazione gemellata).
Il rosso è il colore del sangue e fin dalle origini dell’umanità significa vita.
Il rosso è il colore del diritto alla salute come diritto alla vita.
Il rosso è segnale di pericolo in mare.
Il rosso è il colore che segnala quando la vita è in rischio o in pericolo.
E oggi parliamo di rischio del sesso!
Il rosso è il colore di un semaforo che ci obbliga a fermarci!
Sì, a fermarci, come stasera per riflettere su un problema cogente che rappresenta una emergenza educativa, formativa del mondo dei giovani! E per l’emergenza, per l’appunto, ricorriamo alla “croce rossa”.
Cittadini e operatori della sanità e del sociale, insieme, per la comprensione del fenomeno e creare rete di solidarietà e di azione nella prospettiva del diritto alla salute.
Il tema della mia riflessione è “incontro e comunicazione”, tema molto vasto e dalle molteplici sfaccettature, quasi un diamante da un lato splendente, dall’altro tagliente.
Alcuni possibili quesiti per una chiave di lettura che necessariamente potrà essere limitativa.
· Incontro e comunicazione tra persone, tra i giovani, tra la diade donna/uomo
· Incontro e comunicazione con il proprio corpo, con la propria e altrui corporeità, conoscenza, incontro, comunicazione di sentimenti.
· Incontro e comunicazione tra diverse generazioni, tra diverse culture, tra diverse sensibilità
· Incontro e comunicazione con la famiglia, con gli educatori, con la scuola, con i pedagogisti, con tutte le agenzie educative
· Incontro e comunicazione con il mondo socio-sanitario, con gli operatori per la prevenzione, con gli operatori sanitari
Ma anche e soprattutto progettazione di interventi di comunicazione per i giovani ma anche per gli adulti.
Una recentissima inchiesta-viaggio nel mondo segreto dei pre-adolescenti e degli adolescenti ha indicato nelle conclusioni una locuzione che mi ha molto impressionato e che sintetizza la situazione di disagio e forse ne indica le cause:
"Mamma, ho perso l'infanzia"
Infatti, già a 10 anni e anche meno, i giovanissimi sono ossessionati dalla pubblicità, dalla moda, dai telefonini, dalla ricerca di una sessualità banalizzata.
In una fase in cui si ricerca la conoscenza della propria corporeità per proiettarsi ad apprezzare l'altrui corporeità i giovani sono spinti verso la sola genitalità, esperienza monca di purezza, senza sentimento, senza valore che sicuramente turba la propria maturazione affettiva e sentimentale e si proietta sempre più verso la ricerca di un piacere senza confini.
Cosa succede ai giovanissimi? In fase di conoscenza del proprio corpo hanno già l'ansia di non sfruttarlo abbastanza. Descritti come assatanati di sesso già a 12 anni, diventano baby-cubiste e cyber-bulli, crudeli reginette di baby gang, bambine smorfiose, maschi che come hobby hanno voglia di radunarsi nel branco per filmare e umiliare le coetanee.
Qualcuno parla di gioventù invecchiata.
In realtà la maggioranza dei ragazzi sperimenta il sesso tra i 13 e i 17 anni. Circondati da totem tecnologici passano ore e ore a chattare e a chiedere consigli su come praticare sesso, sesso estremo che sia sicuro sotto il profilo della gravidanza da evitare.
Gli esperti segnalano l'aumento di esperienze saffiche: è di moda dicono!
Le ragazzine considerano fare sesso con una coetanea una cosa tremendamente di moda, lo dice Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell' infanzia.
Giovanni Bollea, neuropsichiatria, che studia gli adolescenti da tempo dice: “non li conosciamo abbastanza, non sappiamo molto dei nostri adolescenti. E proprio perché non li conosciamo abbastanza non li difendiamo: quando si parla di gioventù bruciata non ci attiviamo ad un impegno positivo”.
Giovani come problema?
Certamente no!
Direi invece giovani come risorse.
Più che bruciata è una generazione in cerca di aiuto: semplicemente è una generazione figlia degli adulti, delle loro incertezze, dei loro comportamenti: fragili, vanitosi, precoci, a volte crudeli per il modo in cui giudicano opportunamente i genitori, giovani impauriti e incapaci di affrontare le sofferenze e il dolore, a volte anoressici, a volte molti aggressivi, a volte giudiziosi.
Nel 70% vogliono scappare di casa perché ritengono che i genitori diano troppe regole. Allora fumo, Bacardi, web cam, pigiama party e qualche notte dagli amici.
Le parole più usate: “dipende” “senza confini” “senza limiti” “off limits” .
Tutto dipende, niente certezze assolute.
La malattia giovanile è paradossalmente la solitudine, e di contro la ricerca di godimento estremo, ovvero un nuovo modo di guardare alla economia della felicità.
Soffermiamoci solo per un attimo sul caso di Perugia: com’è possibile che una specie di allegria, di giovanile smania di provare piacere, emozioni forti, degeneri in orrore, in folle e cupa morte?
Molti se lo chiedono guardando le foto e i filmati che i media mostrano con insana voluttà.
Sotto le pose carine, sotto l’espressione zuccherose si scopre una consuetudine quasi spensierata con il sesso. Come se appunto fare sesso fosse una faccenda di zucchero filato, un godimento a portata di mano da consumare senza troppi pensieri.
La banalizzazione del sesso è una delle violenze maggiori della cultura della società contemporanea. A cui tutti si prestano! media, uomini di potere e no, donne di successo e no.
E poiché fare sesso è diventato facile, e hanno insegnato che è una cosa facile e che è un diritto, tanti ci si buttano senza nessun timore, nessun pudore, nessuna riverenza.
Tranne poi a scoprire che il sommovimento che il sesso provoca nella persona meriterebbe più consapevolezza e maggiore cautela.
Si spaccia come leggera un’esperienza grandiosa, infinitamente alta che fa toccare all’uomo e alla donna vette e abissi e che sempre provoca nelle persone legami, scoperte, gelosie, affinità e tante altre emozioni, anche violenze.
La banalizzazione del sesso che il materialismo, il laicismo e il relativismo di oggi ci propinano ha deformato il volto umano e divino dell’affettività in una maschera da un lato sorridente in modo idiota e dall’altro spaventosa: la maschera sbagliata del sesso banalizzato.
Viceversa, la sessualità sana è ricchezza per tutta la persona.
L’associazione Luca Concioni da ieri, 23 maggio, ma anche oggi e domani è in tutte le piazze per dispensare ricette precompilate e prefirmate da medici, da personalizzare e datare direttamente dagli utenti e che contengono la prescrizione della pillola del giorno dopo, non ottenibile dalle farmacie senza ricetta medica.
Grandiosa banalizzazione del sesso?
Irresponsabile aggressione nei confronti dei nostri giovani? Mi pare proprio di si!
A noi preme sottolineare il problema il problema salute: E proprio a proposito di salute emerge anche il problema delle malattie sessualmente trasmesse.
Dal rapporto dell’organizzazione mondiale della sanità se da un lato emerge che in Nord America e in Europa occidentale il numero delle nuove infezioni da HIV è rimasto costante rispetto all’anno 2006, viceversa il numero delle infezioni da HPV è in aumento e si verifica nei giovani dai 15 ai 24 anni i quali, sembra, si proteggano meno di coloro che hanno superato tale età.
In Europa il 22,5% delle nuove infezioni è stato riscontrato nei giovani tra i 13 e i 19 anni.
È ormai chiaro che la diffusione di tali virus è sempre più legata alla trasmissione sessuale.
Molti fattori di tipo comportamentale e sociale stanno contribuendo ad innalzare il numero dei contagi per via sessuale: dalla banalizzazione del sesso al mancato utilizzo di profilattici, ai rapporti con partner multipli, all’aumento del numero di rapporti tra giovani donne o adolescenti con uomini di età avanzata, sottolineiamo qui l’abitudine al turismo sessuale, prostituzione generi migratori dall’Est e da altri paesi a rischio, dall’uso di sostanze psicoattive e alcolici, alla scarsa attitudine all’uso di servizi sanitari specialistici, agli scarsi livelli di informazione sulle malattie sessualmente trasmesse.
Tutto ciò come è noto costituisce un fattore di ulteriore rischio.
In Italia pur diminuendo l’incidenza dei casi di Aids grazie all’efficacia delle terapie antiretrovirali si assiste a un aumento della proporzione di casi attribuiti alla trasmissione sessuale e nonostante l’età mediana al momento della diagnosi si stia modificando, il 24,6% del totale dei casi si concentra nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni.
È necessario dunque potenziare gli interventi preventivi diretti alle fasce adolescenziali e giovanili, progettando programmi che fornendo informazioni corrette, forniscano strumenti necessari per proteggersi dalle infezioni e mirino alla promozione di interventi sicuri.
Le esperienze di prevenzione mostrano sempre più efficacia di un modello, precisamente del self empowerment, che facendo leva sul coinvolgimento personale dei destinatari dell’intervento punta alla modifica dei comportamenti a rischio.
La percezione di un ottimale livello di “potere personale” facilita l’assunzione di responsabilità con ricadute positive sia a livello personale che a livello sociale.
La capacità di sentirsi competenti e in grado di controllare la propria vita, cioè la capacità di valere per sé stessi e per qualcuno rafforza l’autostima e la fiducia in se stessi e dall’altro soddisfa il bisogno di sentirsi protagonisti di iniziative, di cambiamenti nella propria comunità di appartenenza.
Nell’ottica della psicologia di comunità si tratta di interventi basati sulle forze positive del gruppo per individuare i bisogni emergenti e fornire risposte adeguate, organizzando nuovi servizi in grado di colmare i vuoti rilevati.
In questa direzione si colloca la “peer education” che si è rivelata un potente strumento per la prevenzione e l’educazione alla salute.
La mia attenzione si rivolge al nucleo “dei pari”.
La strategia suggerisce che i giovani grazie al ruolo centrale che i “pari” assumono nel loro sviluppo psicologico (nella fase di transizione dall’adolescenza alla vita adulta) sono maggiormente disposti a modificare i loro comportamenti a rischio se ricevono informazioni e indicazioni dei loro coetanei e se hanno la possibilità di condividere, con loro, riflessioni, dubbi ed esperienze.
Una recente ricerca suggerisce che gli adolescenti sono lontani dalle campagne di prevenzione sino ad oggi realizzate perché le informazioni sono vissute come “predica” e perciò incapaci di catturare la loro attenzione.
La proposta allora è quella di incontrare i giovani e spingerli ad assumere un ruolo più attivo nella progettazione di interventi di comunicazione e prevenzione a loro stessi rivolti.
In particolare suggeriamo tra le iniziative da mettere in pratica la promozione di concorsi per la realizzazione di campagne pubblicitarie elaborate da adolescenti, dirette ai loro pari; queste utilizzando linguaggi, modalità e immagini proprie dell’universo giovanile certamente potranno avere maggiori probabilità di raggiungere con efficacia l’universo giovanile.
Il centro della questione è nella dinamica culturale, nel rapporto educativo, nella correzione dell’incoerenza valoriale, nel far emergere contenuti dotati di senso, generare senso umano attraverso la qualità delle relazioni tra le persone, attraverso il sorriso delle relazioni.
Occorre ristrutturare le dinamiche culturali, generare senso umano nelle strutture del quotidiano, riumanizzare innanzitutto la famiglia. Poi tutte le altre agenzie educative, inclusa la scuola.
Negli snodi fondamentali della vita, la nascita, l’adolescenza, l’affettività, l’amore, la sessualità, la maternità, la malattia, la sofferenza, il dialogo si arricchisce di mille sfumature e stimoli vitali.
Imparare ad ascoltare i messaggi che in ogni momento ci vengono da questo meraviglioso mondo che è il nostro corpo è la strada maestra per una qualità di vita personale e sociale totalmente diversa.
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