Ordini Cavallereschi Crucesignati

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sabato 9 febbraio 2008

VIVI NAPOLI E POI MUORI

Articolo inviato da Mimmo Conte - Potenza (componente del Comitato Scientifico)

Quando una comunità non applica il suo diritto-dovere: partecipare attivamente
Da alcuni mesi le emittenti radio-televisive nazionali e internazionali stanno portando alla nostra attenzione l’emergenza rifiuti che da quasi vent’anni colpisce la Campania, in particolare Napoli, e che scrive un ennesimo capitolo nella storia del declino inarrestabile di questa terra. Il meridione d’Italia è pieno zeppo di problemi che lo affliggono da decenni e che sono rintracciabili nelle radici culturali e in sistemi di valori sbagliati, ma soprattutto perché chi lo governa gode di un’assenza sostanziale di quella che il sociologo e politologo Robert D. Putnam inquadra nel concetto di “comunità civica”, cioè l’insieme degli interressi e il grado di partecipazione verso ciò che riguarda la vita della propria comunità: dalle piccole esigenze di tutti i giorni fino, ad esempio (ma non a caso), all’operato delle istituzioni (La tradizione civica delle regioni italiane, 1993). Tale concetto, insieme ad altri, è stato definito da Putnam all’interno di una ricerca sulla situazione economica e sociale delle venti regioni italiane, un’indagine che aiuta ad affrontare un’analisi sul perché alcune regioni italiane funzionano meglio di altre. Certo noi non siamo tutti scienziati sociali e di conseguenza elaboriamo le nostre teorie e opinioni sul mondo esterno principalmente in base ad un nostro schema di valutazione; spesso condiviso, ma sempre personale... almeno nelle sfumature. Questo però non ci impedisce di affermare che il disastro rifiuti in Campania probabilmente rappresenta il punto massimo, lo stadio più avanzato del cancro che il Sud porta da sempre in corpo. E il cancro, tutti sanno, uccide: la malasanità, la criminalità organizzata, i rifiuti tossici. La anomalia, o meglio la anomalia principale, sta nel fatto che noi vediamo, sentiamo, addirittura tocchiamo questo male, ma non facciamo nulla per debellare, annientare questa piaga. Mai come in questo caso l’importante non è vincere, ma partecipare (passivamente). Basta che ci siamo, poi del resto non importa. E il problema spazzatura è emblematico in questo senso. Perché gli ospedali mal funzionanti esistono, ma non sono tutti così; perché la mafia è diffusa, ma spesso è nascosta, latente; ma la “munnezza” no! I sacchetti sono sotto i nostri occhi, le persone che si ammalano per via dell’inquinamento causato dall’immondizia le vediamo e, sempre più spesso, le conosciamo personalmente (per alcune patologie tumorali in Campania si stima un 180% in più rispetto alla media nazionale e un 350% in più rispetto alla media europea – fonte: www.tgcom.mediaset.it). E qui scatta un altro meccanismo, strettamente legato ad una partecipazione superficiale ai problemi, che prende le mosse dalla cosiddetta filosofia “non nel mio giardino”. Per intenderci, la maggior parte degli individui che partecipa ad un sit-in contro l’apertura di una discarica, lo fa soprattutto perché non gradisce la presenza di un posto simile vicino a casa e vuole, a ragione, evitare gli effetti dannosi di un possibile inquinamento da rifiuti. Ma difficilmente queste persone sono disposte a collaborare per dare il via ad un sistema di raccolta differenziata. E’ da sottolineare che queste barriere sono create innanzitutto dal complesso di valori errati di cui sopra, non da un autolesionismo connaturato. Con tutto ciò la malavita organizzata ci campa, e questo è “normale”. Ma la cosa anormale e scandalosa è che ci vivono anche le istituzioni, in particolare i loro rappresentanti, che nel contesto sono senz’altro i più colpevoli. A volte per ignoranza (tanti sindaci protestano contro un CDR senza sapere cos’è), altre volte perché una condizione del genere porta nuove poltrone (di recente la procura di Napoli ha alzato accuse contro il governatore Bassolino ed altri dirigenti per stipendi da capogiro – un milione di euro annui - relativi ad incarichi legati all’emergenza rifiuti, con forti sospetti che si sia prolungata l’agonia della regione per guadagnare il più possibile da questa situazione – fonte: www.tgcom.mediaset.it). In sostanza, se chi (istituzioni, cittadini) crede di avere la volontà e si assume la responsabilità di portare un miglioramento nella vita di tutti non è disposto ad imparare cose nuove, non è pronto a rivedere i propri valori e le propri abitudini, tutto si ridurrà sempre ad un nulla di fatto e tra qualche anno staremo ancora qui a discutere se è il caso di portare i nostri rifiuti in Germania o chissà dove.

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