Ordini Cavallereschi Crucesignati

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venerdì 28 settembre 2007

Ancora Sarajevo? Ispse Dixit

Nell’ignoranza e la Paura, non c’è SAGGEZZA!
Nella Violenza, anche solo mentale, non c’è vera FORZA!
Nell’Orientamento dell’Orrore, non c’è BELLEZZA…”

Un fraterno Amico leggendo la bella poesia “Sarajevo” di S.G. Franco, pubblicata nel numero scorso sui quaderni di Serenamente, ed il successivo articolo “Follia tra le genti”, contenuti nel numero precedente, dopo aver lodato l’autore della poesia, ha espresso parole di piena amarezza e disillusione su vicende quali quelle della Terrasanta e dell’Iraq, ma non esclusivamente su quelle, rilevando come popoli che si dicono amanti di Dio (Cristiani, Ebrei, Musulmani ecc.) non riescano a trovare proprio negli insegnamenti divini le ragioni per conquistare la Pace con se stessi e con gli altri. Conquistare, sì! La pace è un bene preziosissimo da conquistare, da conservare e da trasmettere ai nostri figli come nostra significativa eredità.

Analizzava poi il significato delle parole martire (colui che muore per la fede, ma non uccide gli altri); kamikaze (colui che si sacrifica per combattere un nemico armato); terrorista (colui che semina il terrore/uccide anche la popolazione inerme); fondamentalista/oltranzista (colui che per la sua rigidità ideologica, o la sua fede, rifiuta ogni opinione diversa giungendo anche a conseguenze estreme). Sosteneva che non sono le persone ma le armi, a parlare, con voce violenta, usando “parole” che non possono essere condivise, è vano sperare in soluzioni specifiche definitive che non potrebbero prescindere da accordi politici che esprimono un largo e diffuso consenso che, a suo dire, nessuno, sembra vuole credere.

Affermava che, avendo fallito gli uomini e non scorgendo prospettive diverse, solo un intervento esplicito di Dio avrebbe potuto ricondurre i contendenti alla ragiona, ma poiché Dio non interveniva, e non si può pensare che sia disinteressato, o per Lui è giusto che le cose proseguano così oppure Dio non esiste.
Come massone ho sempre speranza negli uomini che affermano l’esistenza di Dio, convinto, come sanno sia i credenti che gli atei, che non sia razionalmente possibile dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio. Credere o non credere è un atto di fede, pertanto potranno affermare che sono altrettanto credenti e dogmatici sia coloro che credono in Dio che quelli che lo negano.

Non è questa la sede né ho io la capacità, per dissertare sull’esistenza di Dio. Come spesso faccio mi faccio aiutare da un libro, lasciando a teologi, sacerdoti, filosofi e liberi pensatori ed a quant’altri lo desiderino di approfondire la materia.
E’ un modo certo semplicistico,ma spero “leggero e divertente”, di affrontare un armento così impegnativo ed importante, quale è quello che riguarda l’Ente Supremo.
Scrive Laurence Cossè in “La sesta prova” edizioni Garzanti, presentando due religiosi che analizzando una lettera nella quale uno sconosciuto afferma di avere la prova dell’esistenza di Dio, così si esprimono:

“…Nessuna prova sull’esistenza di Dio ha mai retto…Alla ragione sono posti dei limiti. Kant lo ha dimostrato una volta per tutte, nessun ragionamento, nessuna teoria potrà dimostrare che Dio c’è e, a maggior ragione, che non c’è. Attenti però: si può e si deve sapere invece che cosa è Dio. Altrimenti come distinguerlo dal diavolo? L’idea di Dio non è contraddittoria”.
“…La scienza, che offre delle prove, non può avventurarsi oltre il mondo dei fenomeni. Il buon Newman lo diceva, non si perviene a Dio grazie a uno smart syllogism. Un costrutto razionale, che in una successione logica contenga proposizioni conosciute, come potrebbe pronunziarsi sulla sua inesistenza…E si pretende dimostrare l’esistenza di Dio, come pure se si pretende di dimostrare che Egli non c’è, non è più di Dio che si parla. Bensì di una stella lontana, di un’oggetto fisico e matematico come gli altri. Non del Dio che trascende spazio e tempo”.

“…La storia dell’esistenza di Dio nel corso dei secoli è la storia di Sisifo…Abbiamo quattro tipi di prove: la prova morale di Kant, a dire il vero, è un postulato; ma prima di essa ci sono prove-prove, ritenute logicamente cogenti. Questi i bei nomi:le prove cosmologiche, le prove teleologiche e le prove ontologiche.” Ndr: teologia=dottrina del finalismo.

“…Il gruppo cosmologico vede in Dio la causa prima del mondo. Il gruppo telologico ne ha il fine ultimo. Il gruppo ontologico non ricorre né al principio di causalità, ne a quello di finalità: dal fatto che la nozione di Dio è innata in ogni uomo deduce l’esistenza di Dio.

“…Con Platone siamo in ambito ontologico: ogni cosa partecipa delle idee eterne, che a loro volta partecipano dell’idea unica, Bene supremo, Bello originario e Anima del mondo. Aristotele prova l’esistenza di Dio seguendo il metodo scientifico. Prende in esame ciò che è reale, e si interroga sulla sua causa efficiente e finale.

…Veniamo a Kant e alla sua magistrale dimostrazione che le prove dell’esistenza di Dio non possono avere carattere scientifico. Per Agostino, solo una verità originaria ed eterna può spiegare le verità dimostrate dalla mente dell’uomo. Solo un Artista divino può spiegare la bellezza del mondo. Solo il bene supremo esaudisce l’aspirazione umana alla Beatitudine
Anselmo, il grande Anselmo di Canterbury: salta completamente l’esperienza empirica e il metodo scientifico…L’uomo ha in sé l’idea di un essere perfetto; non può averla avuta automaticamente, perché egli è imperfetto; questa sola idea implica perciò l’esistenza dell’Essere Perfettissimo. Semplice no?
Semplice…? Ditelo voi. Io non ne sono per niente sicuro e penso alla Fede con animo ingenuo, convinto che Essa sia più comprensibile con il cuore che con il cervello, come probabilmente avrà pensato anche il noto poeta dialettale romano Trilussa, allorché, interrogandosi su Dio scrisse questa quartina:

Credo in Dio Padre Onnipotente, ma…
Hai qualche dubbio? Tiettelo per te.
La Fede è bella senza li chissà,
senza li come, senza li perché.

Con gli occhi del cuore puoi vedere oltre il possibile e sognare l’impossibile (Don Luigi Guanella).
Bibliografia:
Dai Quaderni di Serenamente-S.O.M.I. - Alberto Vacca

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