Ordini Cavallereschi Crucesignati

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lunedì 24 settembre 2007

L'Illuminato Federico II di Hohenstaufen

II Castelli Federiciani della Magica Puglia
(De Arte Venandi cum Avibus)

“Se vi rendeste conto quanto è duro e difficile di mantenere quasi da soli una fiaccola tradizionale accesa in un tale odierno periodo di progressivo e universale OSCURAMENTO”. (proverbio)

Carissimi, mi permetto di porre alla Vostra attenzione un nostro orgoglio Pugliese:
I Castelli Federiciani. Molto si è detto e scritto. Non Vi dirò nulla di nuovo in queste righe ma desidero riproporVi un “percorso” Magico, credo che faccia bene un po’ a tutti sognare di tanto in tanto..

..stupor mundi la Magica Puglia…Tra il 1230 e il 1270. L’Italia meridionale fu teatro di uno dei più folgoranti episodi di arte imperiali. L’impeto di rinnovamento era legato all’eccezionale e versatile figura di Federico II di Hohenstaufen, alla curiosità, alla sua straordinaria cultura (anche esoterica) alle sue iniziative politiche ed amministrative, ai suoi molteplici interessi ed ai suoi gusti raffinati in fatto di scienze e di arte, che gli valsero l’appellativo appunto di stupor mundi: lo stupore del mondo! Nipote di Federico Barbarossa, ebbe il regno meridionale dalla madre Costanza, unica erede della dinastia normanna degli Altavilla, ed a quella terra guardò sempre come luogo prediletto e ad essa si dedicò totalmente all’intento di riorganizzarla amministrativamente e politicamente. Cardine del nuovo assetto federiciano fu la realizzazione di una rete di castelli a presidio dei confini territoriali, delle coste e delle vie di comunicazione, e di castelli urbani per il controllo interno. I nuovi fortilizi si andarono ad aggiungere alla già consolidata catena di castelli, che rappresentava uno degli aspetti peculiari e più affascinanti della regione. La tipologia della fortificazione fino ad allora più diffusa era quella del torrione, unico e compatto, adatto a contenere le guarnigioni ma anche gli ambienti residenziali, il cosiddetto mastio, di cui nell’Italia meridionale c’era stata grande diffusione nel periodo normanno. Da queste forme si originarono le strutture castellari più complesse, che in Puglia assunsero l’aspetto raffinato e spettacolare delle costruzioni promosse da Federico II (il re normanno si avvalse presso la corte di maestri operativi che conoscevano le arti segrete delle costruzioni… scalpellini itineranti, abili con gli attrezzi… per la sgrossatura di enormi blocchi di pietra viva, per gli scopi edificatori…). I castelli pugliesi, insieme alle cattedrali romaniche, rappresentano infatti, da Foggia allo Ionio, un vero e proprio simbolo regionale, l’emblema di una dimensione storica che racchiude aspetti culturali, sociali, paesaggistici, politici ed architettonici: fortezza, caserma, residenza, prigione, tribunale, corte, chiesa, fattoria, luogo di rifugio militare e spirituale, centro direzionale e politico. Ripercorrere l’itinerario dei castelli federiciani in Puglia significa frugare nell’anima dei luoghi che conservano ancora l’incanto di storie antiche e il “segno” lasciato da un uomo ILLUMINATO. Tali aspetti di bellezza e “peculiarità” regionale possono essere letti alla luce della personalità di Federico II, uomo di straordinaria ricchezza intellettuale, che amò circondarsi di sapienti e di conoscitori delle lingue orientali, che seppe andare oltre i dogmi della cultura occidentale, con una propensione per l’alchimia, che gli valse l’accusa di eretico (e scomunica) da parte della Chiesa…Lo stesso Federico II entrò nella storia della scienza con il suo trattato di falconeria, De arte venandi cum avibus, vera espressione del suo grande amore per la caccia, (e per le donne) un libro d’arte corredato da uno straordinario apparato illustrativo.

Federico II in Puglia

Non si può ricostruire esattamente la forma del palazzo imperiale fatto edificare da Federico II a Foggia nel 1223, in occasione dell’elevazione del centro Foggiano della Capitanata a capitale regia. Ne rimane infatti solo un’arcata di portale percorsa da un fitto motivo vegetale di foglie di acanto, sorretta da mensole-capitello scolpite a raffigurare l’aquila imperiale, e un’epigrafe distribuita su cinque righe che ne ricorda la costruzione per volontà dell’Imperatore, ad opera del protomagister Bartolomeo da Foggia. Questi resti testimoniano l’interesse di Federico verso l’arte antica attraverso il recupero di stilemi classici, nell’ambito di un programma decorativo che corrisponde alla volontà di affermare ideologicamente e politicamente la figura dell’imperatore attraverso il suo simbolo, l’aquila. Federico II diede grande importanza alla residenza di Foggia, dove si ritiene che amasse passare gran parte del periodo più freddo dell’anno. Si trattava infatti di una costruzione molto estesa, arricchita all’interno da decorazioni marmoree, da un ampio giardino decorato con statue e fontane; tutto ciò testimonia il grande accanimento dell’imperatore alla città e alla Capitanata. La stessa epigrafe superstite, oltre a ricordare gli anni di regno di Federico ed il nome di protagonista ed esecutore dei lavori, parla di Foggia come sede inclita, ossia “sede preferita” . Il portale e l’epigrafe sono oggi murati presso una delle pareti laterali del Museo Civico della città; nel Museo si conserva peraltro un Augustale di Federico II, una moneta che ricorda nell’iconografia le monete di epoca augustea, dove l’imperatore è effigiato con la corona di lauro e col mantello degli imperatori romani. Alla memoria dello stupor mundi si lega anche un altro dei tanti castelli pugliesi, quello di Monte Sant’Angelo, nelle vicinanze di Foggia. Attorno al nucleo originario di epoca normanna si svilupparono i consistenti interventi promossi da Federico II, anche se la revisione globale delle strutture risale agli Aragonesi. Secondo la tradizione in questo castello l’imperatore svevo soggiornò con Bianca Lancia, e vi fece nascere il figlio Enzo.

Il Palazzo Imperiale di Foggia e il Castello di Monte Sant’Angelo

Cari amici, come sapete l’Imperatore Federico II fu un collezionista appassionato di oggetti e sculture antiche (sotto il dominio svevo, infatti, rinacque l’arte raffinatissima del cammeo in pietre dure, a strati di colori diversi), per acquisire i quali era disposto a spendere somme enormi al fine di raccoglierli, con spirito già profondamente antiquario, presso i propri castelli, in particolare in quello di Lucera. Nel castello di Lucera l’imperatore svevo aveva, inoltre, condotto in colonia i molti arabi che aveva sconfitto in Sicilia; si occupava di questi saraceni appassionandosi all’arte di cui erano portatori, essendo profondamente attratto dalla loro cultura. Lo stesso castello di Lucera fu edificato in un periodo posteriore alla permanenza di Federico II in Oriente, dove si era recato in occasione della crociata del 1228-29; inoltre, l’imperatore aveva trascorso l’infanzia a Palermo era stato in contatto con la cultura musulmana. Risale all’intervento a Lucera il cosiddetto palatium, innalzato a partire da 1233 posto all’interno della cinta poligonale turrita edificata in epoca angioina; si tratta di un’alta torre articolata su tre livelli e rafforzata alla base dalle volte ad archi rampanti del pianterreno, probabilmente coperta in origine da volte ogivali. Restano oggi scarsi ruderi del poderoso basamento a scivolo, contenente camere con feritoie per il tiro degli arcieri. Per quanto non più leggibile nella sua interezza, è chiaro che si tratta di una struttura tipicamente federiciana, in cui la forte ispirazione classica si manifesta attraverso l’impegno di forme gotiche, spelendidamente miscelate al repertorio dell’arte cistercense. Indirettamente legato a Federico II è anche il monumentale castello di Manfredonia, edificato intorno alla metà del XII sec. Per volere di Manfredi, figlio naturale dell’Imperatore e Bianca Lancia, a protezione della città che egli stesso aveva fondato per ospitare gli abitanti della vicina Siponto, che era stata resa impraticabile dalle paludi e dalle conseguenze di alcuni rovinosi terremoti. Il castello, sorto con un impianto a scacchiera e proteso verso il mare, è costituito da un nucleo centrale quadrato con quattro torri angolari di fondazione Manfrediana. Fu portato a compimento da Carlo D’Angiò e assunse proprio in epoca angioina una fisionomia organica con cortina muraria esterna che comprende anche tre torri cilindriche quattrocentesche. Il castello ospita oggi l’unico Museo Archeologico Nazionale della provincia di Foggia, la cui istituzione risale alla metà degli anni ’60 del secolo scorso, quando il Comune di Manfredonia donò il castello allo Stato. Le esposizioni attualmente allestite hanno il loro punto di forza nella mostra delle steli daune, straordinarie lastre rettangolari di pietra decorate da ornati geometrici e scene figurate, datate al VII e VI sec. A.C. Altrettanto interessante è il lapidario, la cui esposizione è composta da elementi architettonici e da materiali epigrafici di età romana e medievale, provenienti prevalentemente dall’area archeologica di Siponto.

Sua Maestà Castel del Monte ad Andria (Ba)

Tutti sappiamo di Castel del Monte, fiumi di inchiostro, lo hanno “dipinto”prima di noi, questo meraviglioso manufatto. Certamente ora non sarò io a scoprire l’acqua calda, riproponendovi e “ridipingendo” questa possente “creatura”. Si, perché di creatura animata trattasi!, esso il castello, continua a vivere attraverso le pietre, i simboli le luci e le ombre, che non finiranno mai di stupirci. Vi parlerò di Castel del Monte in modo discorsivo e letterario, con un taglio, per lo più decisamente giornalistico, sarete voi, cari lettori, ha guidare la mia penna attraverso la Vostra Sapienza, Saggezza e pazienza.

Castel del Monte possiede un valore universale eccezionale per la perfezione delle sue forme, l’armonia e la fusione degli elementi culturali venuti dal nord dell’Europa, dal mondo Mussulmano e dall’antichità classica. E’ un capolavoro unico al mondo dell’architettura medievale, che riflette l’umanesimo del suo fondatore: Federico II di Svevia (20° Sessione Commissione UNESCO, Merida Messico 1996). La motivazione con cui l’UNESCO ha dichiarato Castel del Monte patrimonio mondiale dell’umanità ne sintetizza a pieno la peculiarità di monumento in cui la variegata cultura del committente, Federico II di Hohenstaufen, meglio si esplica. All’eco romanica dei leoni stilofori del portale, alle citazioni classiche dei motivi decorativi utilizzati negli archivolti delle porte-finestre del cortile o del timpano spezzato dello stesso portale, al repertorio ornamentale dei mosaici arabi dei pavimenti, si affianca la “modernità” del gotico oltre alpino dei capitelli a crohet e degli archi ogivali. Ma a caratterizzare fortemente il castello, facendone un unicum, e soprattutto la ricorrente presenza del numero otto e della forma ottagonale, entrambi legati a significati simbolici. L’ottagono ritorna nella pianta dell’edificio, in quella del cortile, negli otto torrioni angolari, dando a Castel del Monte una configurazione architettonica da alcuni interpretata come una “corona di pietra” simbolo indelebile di quel potere regale sempre ostentato e strenuamente difeso con i nemici e gli usurpatori di Federico II, sovrano dai molteplici interessi culturali , definito all’epoca stupor mundi

I castelli dell’entroterra

I castelli rappresentano gli elementi principali attraverso il quale l’Hohenstaufen volle affermare il poter imperiale sul territorio, e, nell’affermazione del proprio potere, seppe dar forma a vere e proprie meraviglie edilizie. All’intento politico erano associate forme di diletto e di passatempo care all’imperatore, come il collezionismo di oggetti antichi e di pregio, e l’arte venatoria. Federico II promosse molteplici interventi di costruzione o di rimaneggiamento di un gran numero di castelli: quelli pugliesi rappresentano alcune tra le massime espressioni architettoniche. L’edificazione di alcuni questi monumenti consentì all’imperatore di praticare il suo sport preferito, la caccia con il falcone. Lo Svevo raggiungeva le varie residenze con la propria numerosa corte, composta da armigeri, falconieri, consiglieri, notabili e servitori. Per regolare gli interventi sui castelli e sulle residenze imperiali già esistenti, sui quali si doveva intervenire con operazioni di ripristino, Federico II emanò uno statuto, detto Statutum de reparatione castrorum (1231), che impegnava a partecipare i lavori anche le comunità locali e che prevedeva che i catelli fossero edificati nelle città e nei porti più importanti dello Stato.Oltre ai castelli furono costruiti anche molte domus di caccia, poste in prossimità di zone boscose particolarmente adatte allo svolgimento dell’arte venatoria. Tra i presidi federiciani dell’entroterra pugliese si devono ricordare, da nord verso sud, tra l’altro, i castelli di Gioia del Colle e di Gravina in Puglia. Quest’ultimo oggi ridotto in rudere di cui si conservano solo i muri perimetrali, era un castello di caccia, nonché una delle poche costruzioni fatte erigere ex novo da Federico II. Particolarmente importante, anche in relazione all’attuale destinazione museale (dal 1977 è sede del Museo Archeologico Nazionale), è castello di Gioia del Colle. Frutto di un’operazione di recupero di strutture preesistenti, l’edificio ha caratterizzato da una solida muratura esterna a piccole bugne (ispirata forse a struttura militari orientali) trattata con particolare perizia, specialmente nel taglio sapiente delle pietre applicato attorno a porte e finestre. Le mura di questo castello sono tra le migliori soluzioni costruttive federiciane, sia dal punto di vista dell’armonia d’insieme che da quello del piacevole effetto coloristico, nonché cromatico, tanto da poter essere paragonato ad alcuni manufatti architettonici fiorentini del Trecento Tra le diverse opere fortificate del periodo svevo, il Castello di Gioia del Colle rappresenta, inoltre, una di quelle che conserva maggiormente integro l’impianto architettonico, realizzato in posizione dominante quale baluardo difensivo lungo le strade che da Bari conducevano a Taranto, in modo da collegare l’area adriatica a quella ionico-tarantina. La tradizione vuole che l’imperatore abbia più volte soggiornato nel castello gioiese durante gli spostamento dalla residenza imperiale di Foggia e dal castello di Lucera verso la Sicilia, insieme a Bianca Lancia. Secondo la tradizione Bianca Lancia – sospettata di essere infedele – fu imprigionata da Federico II nella torre e lì avrebbe dato alla luce Manfredi.

I Castelli della Costa:

All’indomani della crociata che l’aveva visto impegnato in oriente (1228-.’29), Federico II fece erigere nell’Italia meridionale castelli e palazzi dall’architettura ispirata alle costruzioni che aveva avuto modo di vedere nelle terre straniere, generalmente caratterizzati da un’impostazione planimetrica quadrangolare. Una delle massime espressioni dell’intervento federiciano in Puglia è dato dagli splendidi castelli fatti erigere, o ristrutturare in prossimità della costa, le cui caratteristiche comuni sono da riconoscere nella forma di forma quadrata, nel cortile interno e nelle torri angolari, anch’esse quadrangolari, secondo l’impostazione che caratterizza anche i castelli svevi siciliani. Sulle strutture solide e compatte cominciano a comparire gli espedienti tipici dell’architettura gotica, splendidamente miscelati agli stilemi dell’arte cistercense. La robustezza delle murature esterne è alleggerita da finestre archiacute, da volte a crociera a sesto acuto sottolineate da membrature, da capitelli finemente scolpiti e da peducci e mensoline, anch’esse ingentilite da particolare scultorei. Particolarmente imponenti nelle loro strutture quadrilateri rinforzate da torri angolari e torrioni lungo le mura, i castelli di Trani e di Bari, assolvevano ad esigenze difensive, offrendo al contempo ampie zone residenziali distinte da quelle prettamente militari. L’ingresso alla corte del castello di Bari avviene mediante un portale dall’archivolto figurato che ha un valore simbolico e rappresenta l’universalità del potere imperiale, come sottolinea la presenza del concio in chiave, dell’aquila di Federico. Da qui ci si immette, poi, in un atrio scandito da campate con volte a crociera, il quale introduce a sua volta una loggia coperta da volte sorrette da paraste e colonne. La preziosa plastica dei capitelli è decorata sia con il simbolo di Federico - l’aquila - , sia con decorazione vegetale stilizzata di chiara matrice islamica. Un capitello pregevole e scolpito con testine di guerrieri. Alcuni capitelli recano la firma del lapicida che li scolpì: Mele da Stigliano (Mt) e Ismael. Analoghe solidità ed eleganza caratterizzano i castelli di Trani, importante roccaforte del regno di Sicilia, fatto edificare da Federico II nel 1233 a sorveglianze delle direttrici varie di accesso da nord e sull’orizzonte marino. L’impianto quadrangolare, rinforzato da possenti torri angolari, è centrato da un cortile interno che conserva le strutture superstiti di una loggia medievale; dopo i restauri, durati circa un ventennio, sono state recuperate ampie sale dell’interno. Fu dimora prediletta di Manfredi, figlio di Federico II, che vi celebrò le sue seconde nozze con Elena d’Epiro. Ristrutturato da Carlo V nel 1533, fu ammodernato nelle strutture secondo le nuove tecniche difensive imposte dalle armi da fuoco, con il rinforzo del fronte meridionale e la costruzione dei bastioni a angolari. Il bastione quadrato di nord-ovest ospita il Museo del Castello, in cui conservano alcuni dei più importanti reperti ceramici e lapidei provenienti dagli scavi effettuati nel monumento. Oltre a frammenti di vasellame in proto maiolica con decorazioni desunte dalle tradizione bizantina ed islamica (sec. XII), sono presenti una vasta rassegna di frammenti scultorei ed un’interessante antologia della produzione artistica pugliese riferita ai secoli XIII-XV.

Per le ricerche effettuate sui Castelli Federiciani di Puglia, ringrazio la Direz. Reg. di Puglia – Soprintendenza per i beni Architettonici e per il paesaggio per le province di Bari e Foggia.

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