“…quando cadono i massi ci si affretta a frantumarli e a rimuoverli per la sicurezza della strada…: lo stesso vale per certe definizioni umane. Nel corso dei secoli un termine può perdere il significato originario; bisogna allora sostituirlo con un altro, più consono ai tempi. E’ il caso della parola “iniziato”, che ha smarrito il proprio senso, come è accaduto il termine “unto”. Cari amici, invece dunque di dire “iniziato” o non “iniziato” dite piuttosto “conoscitore” o “ignorante”, “sapiente” o no. Ma per dire iniziazione meglio ancora sarebbe usare il termine “educazione”. Si eviterebbe di sminuire quell’idea, e la parola sarebbe più adatta ai tempi moderni…” (anonimo)
E’ un luogo comune superato dalla critica storica quello di ritenere che le catacombe abbiano addirittura costituito il luogo abituale e segreto di riunione per i cristiani durante il lungo periodo delle persecuzioni. Oggi non si può dire, come si è fatto nei secoli scorsi, che con Costantino la Chiesa potè finalmente uscire dal buio delle catacombe per iniziare a professare alla luce del sole e liberamente la sua fede.
Ed allora dove avvenivano abitualmente le riunioni della Chiesa primitiva sia durante le persecuzioni che nei periodi di tregua tra un persecuzione e l’altra?
Chi si immagina o pensa che i fedeli della Chiesa fondata personalmente da Gesù Cristo abbia potuto riunirsi in locali ampi, sontuosi e belli, tali da potersi chiamare “chiese”, o “cappelle”, è del tutto fuori dalla realtà storica. A quei tempi, quando i dodici apostoli andavano ancora in giro per il mondo predicando il Vangelo e quando l’apostolo Paolo scrivendo le sue lettere usava la parola “chiesa”, il significato di questa parola non indicava mai un locale di riunione, ma sempre soltanto un gruppo di persone, una circoscrizione più o meno piccola di fedeli.
Così infatti leggiamo nei seguenti versetti tratti dalle lettere dell’apostolo Paolo e degli Atti degli Apostoli: “…le chiese dell’Asia vi salutano. Aquila e Priscilla, con la chiesa che è in casa loro, vi salutano molto nel Signore” (1Corinzi, 16:19).
“Paolo, prigione di Cristo Gesù, e fratello Timoteo,…e alla chiesa che è in casa tua” (Filemone, 2).
“Ora v’era in Cesarea un uomo chiamato Cornelio, centurione della coorte detta l’Italica…Ora Cornelio li stava aspettando e aveva chiamato i suoi parenti e i suoi intimi amici. E come Pietro entrava, Cornelio fattoglisi incontro, gli si getto ai piedi, e l’adorò. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: Levati, anch’io sono un uomo! E discorrendo con lui, entrò e trovò molti radunati quivi…E comandò che fossero battezzati in nome di Gesù Cristo. Allora essi lo pregarono di rimanere alcuni giorno con loro” (Atti 10:1-48). “Una certa donna di nome Lidia, negoziante di porpora, della città di Tiatiri…dopo che fu battezzata con quei di casa ci pregò dicendo: Se mi avete giudicata fedele al Signore, entrate in casa mia e dimoratevi…Poi annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti coloro che erano in casa sua…E subito fu battezzato lui con tutti i suoi”(Atti 16:14-33).
Anche le lettere di Ignazio di Antiochia testimoniano che nelle case di tanti membri della Chiesa di allora si svolgevano riunioni di fede ed altre attività di religiose.
Nelle case private dei membri, dunque, e solamente all’interno di esse, ebbe luogo la prima evangelizzazione compiuta da vari apostoli itineranti.
Uno scrittore cattolico esperto del settore così scrive in merito:
“La casa era dunque la cellula madre del servizio del Vangelo e quindi il luogo di riunione dei convertiti. Un cristiano che disponeva di una casa sufficientemente grande , la metteva a disposizione del missionario e, secondo le regole dell’antica ospitalità, vi tratteneva i membri della famiglia durante il soggiorno o ad ogni passaggio dell’apostolo; questi, al suo giungere, faceva della casa il proprio quartier generale, e i fratelli erano informati della data del suo arrivo.
L’ambiente domestico divenne così la culla della comunità, alla quale forniva un centro di irraggiamento, assicurandone la continuità…
Quando vi era spazio sufficiente per una comunità che contava più di quaranta o cinquanta membri ed era in continuo aumento, veniva affittata una sala, che più delle volte il proprietario veniva per offrire in dono alla comunità…
La chiesa di Dura-Europos (Mesopotamia) era un’abitazione privata, e certo a Roma le cose si svolsero allo stesso modo”(Adalbert G. Hamman, Le prime comunità cristiane (95-197)Bur, Milano 2001, pp.178-179).
I primi cristiani, dunque, non potevano permettersi il lusso di possedere dei locali ampi ed idonei destinati unicamente al culto, come invece avviene oggi nelle chiese piccole e grandi di tutto il mondo, si riunivano regolarmente in case private.
La svolta definitiva, irreversibile e totale si ebbe con l’scesa al potere imperiale di Costantino. Prima di allora i cristiani si incontravano ed aggregavano liberamente in una o in un’altra casa o “domus” privata, nei diversi quartieri di ogni città, in base a criteri di vario genere, quali la vicinanza, l’etnia, la lingua e simili.
Ma durante le terribili persecuzioni subite dalla Chiesa, tali locali erano sempre tutti ben noti ai servizi segreti dell’impero, e da essi sotto controllo grazie agli infiltrati che frequentavano saltuariamente tutti i rioni e rami della Chiesa. I locali adibiti alle riunioni religiose, di solito, divennero oggetto di minacce e irruzioni da parte della polizia di Stato, e di misure repressive di ogni genere da parte della magistratura romana. I loro padroni, in base ai vari editti imperiali, dopo aver subito il carcere, spesso chiusero la loro vita col martirio. E tutte le suddette “case” presto o tardi finirono requisite, espropriate o addirittura distrutte. Cosicché alla fine delle persecuzioni, cioè nei primi anni del secolo IV, se ci fossero stati ancora dei fedeli desiderosi di riunirsi, sarebbero stati impossibilitati a farlo, anche per questa causa di ordine strutturale e puramente logistico, cioè per mancanza di locali a ciò disponibili. A questo punto mi sembra doveroso chiedermi: Come avvenne il passaggio dalle riunioni tenute in “case” o “domus” private a quelle avvenute nelle grandiose basiliche costruite a spese dello Stato per ordine di Costantino? Rispondere a questa domanda non è per nulla facile. Bisogna, infatti, iniziare sfatando in diffusissimo luogo comune su questo argomento. Da sempre è stato scritto da parte dei cattolici che con l’avvento di Costantino, al potere imperiale, la chiesa cristiana, risorta sana e vegeta dalle persecuzioni, fu dotata dall’imperatore Costantino di innumerevoli basiliche ampie e splendide sia a Roma che in tutto l’impero. Le cose, per la verità, andarono molto diversamente. L’imperatore Costantino, infatti, non creò le grandi basiliche perché servissero come locali di riunioni per i cristiani, ma perché vi si potessero svolgere le riunioni della sua nuova religione e della sua nuova chiesa, quella da lui destinata a diventare l’unica religione dell’impero, quella universale o Cattolica. Chi conosce Costantino non riesce a pensare che egli abbia potuto profondere capitali enormi per le riunioni dei cristiani o dei seguaci di qualsiasi altra religione dell’impero.
In quelle nuove e grandi basiliche, quindi, si praticava il culto al dio Costantino e si riunivano solamente i fedeli della Chiesa Protocattolica, cioè di quella costantiniana.
Esse furono trasformate in chiese deuterocattoliche, cioè in chiese che cominciarono ad assumere lentamente e sistematicamente una fisionomia cristiana solamente in seguito, dopo la scomparsa di Costantino dalla scena dell’impero, cioè dopo l’anno 337, e dopo l’interregno dei suoi figli durato 24 anni, dal 337 al 361 quando i suoi figli intenti com’erano a scannarsi a vicenda, si disinteressarono alquanto della politica religiosa. A tale periodo successe, dall’anno 361 al 363, l’impero di Flavio Claudio Giuliano, figlio di un fratellastro di Costantino, passato alla storia con l’appellativo di Apostata, attribuitogli da Fozio per avere abiurato la fede cristiana. Dunque, dal 363 in poi, i dirigenti della chiesa Protocattolica poterono iniziare a dare un nuovo volto alla loro chiesa creando così la fase deuterocattolica. Si badi, però, che si trattò sempre di una svolta cauta, poco appariscente e lenta, ma comunque mirata e decisa. Ma tali ex basiliche costantiniane, durante tutta la loro storia evolutiva, conservarono sempre il nome di chiese cattoliche, nelle quali, cioè si esercitava ufficialmente il culto dell’unica religione pagana di tutto l’impero.
Fu a questo punto che sull’unica chiesa pagana, chiamata Cattolica, intervennero in modo massiccio i fondatori teoretici sia dottrinali che morali della Chiesa Deutorocattolica, una chiesa originariamente del tutto pagana in una chiesa che progressivamente si cercherà di far apparire come se fosse stata cristiana sin dalle sue origini. Tale trasformazione, invece, avvenne molto lentamente, come vedremo meglio in seguito.
Bibliografia:
Architettura Arte e Religione di Angelo Scarpulla.
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