Ordini Cavallereschi Crucesignati

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mercoledì 3 ottobre 2007

Gran Maestro dell'Ordine Costantiniano

Real Casa di Borbone Due Sicilie.

Privilegi Successivamente confermati nel Breve del 30/ottobre 1860 dove a Francesco II di Borbone venne anche riconosciuta l’autorità, quale Gran MAESTRO dell’Ordine Costantiniano, di conferire le Commende della predetta Istituzione ai propri fratelli, in osservanza delle disposizioni di Ferdinando II. Con l’unità d’Italia la Casa di Borbone perse il Trono delle Due Sicilie, ma conservò il Gran Magistero dell’Ordine Costantiniano, che tutt’ora detiene. Privato dei suoi beni (accettò le Commende di Giuspatronato, che vennero soppresse solo nel 1873) devoluti allo Stato con decreto del 12/sett/1870 del Generale Garibaldi, l’Ordine confermò sempre il suo carattere dinastico famigliare, legato alla Casata. Il concetto fu convalidato l’11 luglio 1871 dalla Corte di Cassazione di Napoli e ribadito il 13 agosto 1921 dal Procuratore Generale del Re nella città partenopea. La Santa Sede non esitò a riconoscere la legittimità della continuazione dell’Ordine con la nomina di un Crdinale Protettore nella persona di S.E. R. Mons. Ranuzzi dè Bianchi, titolo attualmente vacante, e ad approvare nel 1919 le variazioni apportate agli Statuti dall’allora Gran Maestro, Don Alfonso Maria Giuseppe di Borbone, succeduto nella pretenzione al Trono ed al Magistero dell’Ordine al fratellastro Francesco II, ultimo Re della Due Sicilie, morto senza discendenza nel 1894.
Deceduto il Principe Alfonso Maria Giuseppe, Conte di Caserta (1841-1934), i diritti e le prerogative di Capo della Real Casa di Borbone Due Sicilie ed il Magistero dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio passarono al figlio primogenito Ferdinando Duca di Calabria (1869-1960), che il 20 luglio 1934 promulgò da Cannes i nuovi Statuti della Sacra Milizia, già elaborati dal padre, il defunto Don Alfonso.
Alla morte di Don Ferdinando,avvenuta a Lindau, in Bviera, il 7 gennaio 1960, una crisi famigliare divise la Real Casa delle Due Sicilie.
Essendo premorto al Duca di Calabria l’unico figlio maschio, la successione, in virtù della legge salica, fu rivendicata dalla discendenza legittima del di lui fratello secondogenito, Don Carlo, Conte di Caserta (1870-1949).
Il figlio di quest’ultimo, Don Alfonso (1901-1964), assunse, jure sanguinis, la prima genitura della Real Casa, con i relativi titoli, tra i quali il Magistero dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e dell’Ordine di San Gennaro, riconosciuto come tale dai Capi degli altri due rami della Real Casa di Borbone: il Conte di Barcellona ed il Duca di Parma.La successione fu rivendicata anche dal Principe Ranieri, figlio quartogenito di alafonso Maria Giuseppe di Borbone, morto nel 1934, che si riteneva erede designato della primogenitura e dei relativi diritti in virtù di un atto di rinuncia sottoscritto dal padre di Don Alfonso, il Principe Carlo, il 14 dicembre 1900 a Cannes.
Nel documento Don Carlo- facendo riferimento alla “Prammatica” di Re Carlo III DEL 1759, che tendeva ad impedire l’unione di una sola persona della Corona di Spagna e di quella delle Due Sicilie-rinunciava per se e futuri discendenti alla eventuale successione alla Corona delle Due Sicilie per poter sposare l’Infante di Spagna, Donna Maria Mercedes, matrimonio che l’avrebbe posto nella condizione di erede presuntivo al trono di Spagna, non avendo il quattordicenne Re Alfonso XIII, fratello della medesima, alcuna prole. La ragione promotrice dell’atto venne meno nel 1907 con la nascita del primogenito del Sovrano Spagnolo, ed ancor prima con la morte della consorte del rinunciatario nel 1904. Inoltre la rinuncia non era richiesta dall’esatta interpretazione della “Prammatica” di Carlo III, CHE IMPEDIVA L’UNIONE IN UN SOLO Principe di due Sovranità effettive, poiché la rivendicazione al trono di Napoli era più che ipotetica nel 1900. Rifacendosi all’atto di Cannes, nel quale Don Carlo, per poter salvaguardare i suoi diritti nell’eventuale linea di successione al trono di Spagna rinunciava per se ed i suoi successori “ad ogni dirittoe ragione alla eventuale successione alla Corona della Due Sicilie ed a tutti i beni della Real Casa trovatisi in Italia ed altrove e ciò secondo le Nostre leggi, costituzioni e consuetudini di Famiglia in esecuzione della Prammatica di Re Carlo III, nostro Augusto Antenato, del 6 ottobre 1759”, il Principe Ranieri rivendicò per sé e discendenti il titolo di Capo della Rel Casa di Borbone Due Sicilie e Gran Maestro del Sacro Militare Costantiniano di San Giorgio.
Il Principe Don Alfonso Maria Giuseppe, Conte di Caserta (1841-1934) ed il Principe Don Ferdinando Pio, Duca di Calabria (1869-1960), precedenti Gran Maestri, nei rispettivi testamenti designarono quale successore e Capo della Real Casa di BORBONE Due Sicilie il Principe Ranieri.






Ai sensi per gli effetti dell’art. 7 della Legge del 3 marzo 1951 n. 178, con parere n. 1869/81 del 26 novembre 1981 della I Sezione del Consiglio di Stato, al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio è stata riconosciuta, quale “Ordine Cavalleresco non nazionale”, “l’autorizzabilità” discrezionale delle singole onorificenze a cittadini italiani, da parte del Presidente della Repubblica, autorizzabilità discrezionale all’uso.
La spettanza del Gran Magistero dell’Ordine, perdurando il dissidio in atto tra il ramo primogenito della Casa di Borbonbe Due Sicilie e Borbone di Parma, Duca di Calabria, ed il ramo ultragenito della stessa famiglia, rappresentato da Sua Altezza Reale il Principe Don Ferdinando Duca di Castro, è invece attualmente oggetto di attento esame da parte delle autorità italiane (Ministero degli Esteri, Ufficio del Cerimoniale), che restono sinora neutrali, negando le autorizzazioni all’uso delle decorazioni entranbi i Gran Magisteri.
Sempre a tale riguardo la Santa Sede, autorità suprema nell’ambito delle Dinastie cattoliche e massimo organo sovrintendente gli Ordini cavallereschi con finalità religiose, non si è mai pronunciata, osservando una rigorosa neutralità. Di converso numerosi Cardinali e Vescovi di Santa Romana Chiesa sono decorati a titolo personale dall’uno e dall’altro “ramo”.
Il SOVRANO Militare Ordine di Malta, pur mantenendo con l’Ordine Costantiniano rapporti di collaborazione, non ha assunto nessuna posizione ufficiale in merito alla spettanza del Gran Magistero.
Il Regno di Spagna, con cinque “Informes”, ossia Pareri ufficialmente espressi da altrettanti organi giurisdizionali e di Governo (Consiglio di Stato, Ministero degli Esteri, Ministero della Giustizia, Accademia Reale di Storia e Legislazione, Istituto “Salazar j Castro”) e la Csa Reale spagnola riconoscono quale Capo della Real Casa di Borbone Due Sicilie e Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e dell’Insegne Reale Ordine di San Gennaro, Sua altezza Reale il Principe Don Carlos, Duca di Calabria, Cavaliere del Toson d’Oro, figlio del defunto Principe Don Alfonso, Duca di Calabria, Infante di Spagna.
Il PRINCIPE Don Carlos è stato nominato nel 1993, da Sua Maestà il Re Juan Carlos I, Presidente del Real Consiglio degli Ordini Militari spagnoli. Sua Altezza il Duca di Calabria è così qualificato ne Breve DI NOMONA A Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, confermato dalla Segreteria di Stato di Sua Santità. Così come nel passaporto diplomatico rilasciatogli dal Re di Spagna e su ogni Real Decreto e Decreto Governativo di conferimento delle massime onorificenze della Corona e del Regno di Spagna.
Anche dopo la perdita di tutti i propri beni materiali l’Ordine Costantiniano ha continuato ad esercitare la sua opera altamente benefica a favore degli handicappati, dei malati e dei più bisognosi. Attività che viene espletata a tutt’oggi in buona parte d’Europa, con particolare riferimento alle Missioni cattoliche in Albania.
Nel corso dei due ultimi conflitti mondiali l’Ordine ha esercitato un a importante opera di assistenza e di soccorso in favore dei prigioniri di guerra e dei deportati politici, azione umanitaria che continua in Bosnia Erzegovina e in Somalia. Sua Santità Pio XII, di venerata memoria, sovente si compiaceva di ricordare la propria appartenenza all’insigne Ordine di aver partecipato da semplice semplice Monsignore a numerose opere benefiche dell’Ordine stesso.
Oggi, anche se i Cavalieri non sono più chiamati a difendere la Religione Cattolica sul campo di battaglia, più che mai devono contribuire a combattere le teorie materialiste che minano la nostra civiltà e ad esercitare in silenzio la propria opera di pietà e beneficenza al servizio della Santa Sede nella fedeltà al Romano Pontefice.

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