Ordini Cavallereschi Crucesignati

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martedì 2 ottobre 2007

Le Lettere Patenti di Carlo Alberto

delle Chiese Valdesi.

“Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi scacceranno da loro e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figliol dell’uomo. (…) Quai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i padri loro facevano lo stesso con i falsi profeti” (Luca 6,22 e 26.

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Desidero in primo luogo rivolgere un fraterno saluto ai lettori e lettrici de il “Palazzuolo”. Permettetemi di porre alla vostra attenzione la figura di alta moralità, oltre a quella spirituale, del nuovo Pastore Francesco CARRI, delle Chiese Valdesi, che così si è espresso in una sua recente tavola:
“A quanti non erano presenti al culto di domenica 14 gennaio, nel corso del quale è avvenuto il mio insediamento e quindi inizio di un servizio pastorale nelle chiese Valdesi di Bari e Corato, invio l’invito a partecipare ai prossimi appuntamenti comunitari. Questo mi permette e ci permette di vederci e rivederci per vivere l’essere chiese insieme. Detto questo, insieme a voi desidero, muovere i miei passi verso la ricorrenza del 17 febbraio. Un giorno di condivisa gioia, perché all’indomani del 17 febbraio 1848 siamo stati tutti/e preceduti da una schiera di testimoni del Signore che hanno attivato, con sentita libertà e responsabilità, uno spirito missionario che ha permesso di proclamare l’evangelo di Gesù Cristo per tutta la penisola italica. Un giorno di festa per tutto l’evangelismo italiano, – continua CARRI - per coloro che ancora oggi si interrogano sul come rispondere al mandato che in ogni tempo il Signore rivolge alla sua chiesa. Nel solco di una vivace, rilanciata, riscoperta missionarietà, cui rimanda la memoria di quel giorno, si sono impegnate altre denominazioni che hanno reso plurale l’impegno e la testimonianza degli evangeli nel periodo Risorgimentale. A titolo di esempio, possiamo ricordare la presenza dei metodisti wesleyani ed episcopali, la cui generazione futura andrà a costruire, con un Patto di Integrazione (1975), quella che oggi è la Chiesa Evangelica Valdese, unione delle chiese metodiste e valdesi. Il 17 febbraio costituisce per tutti un “giorno della memoria” in cui la nostra mente spazia e deve spaziare su tempi ed eventi che hanno preceduto e seguito l’avvento stesso cui rimanda questa giornata del 1848. Ricordare e quindi non dimenticare, l’estensione ai valdesi dei diritti civili da parte del re Carlo Alberto, con Lettere Patenti, comporta una rivisitazione dell’intera storia del popolo valdese nell’ambito dell’interessante binomio storia e fede. Si tratta di vicende umane dove il rapporto con Dio non può essere sottovalutato, il ricordare in questo contesto è un verbo forte. Del resto anche nelle testimonianze bibliche, quando scatta l’ora del ricordo, vissuto nel rapporto con Dio e le sue creature, ci si schiude sempre su qualcosa di nuovo, è l’inizio di un nuovo agire, si ricorda per agire di conseguenza. Nei seguenti passi biblici di Genesi 8/1, Isaia 63/11, Esodo 20/8, II Timoteo 2/8 il ricordare è sempre qualcosa di impegnativo.
Chiediamoci allora che cosa di vivo è per noi tutti/e, nel nostro presente, ricordare una porzione di storia che ci appartiene, che riguarda Dio, che concerne le vicende storiche del nostro paese. La beatitudine lucana, con l’annesso “Guai a voi”, parla di coloro che ci hanno preceduto nella consapevolezza di essere i “giusti sofferenti”, parte attiva dentro un conflitto che opponeva Dio ai suoi nemici. Coloro, la cui storia annovera la giornata del 17 febbraio 1848, li possiamo incontrare come beati di cui parla l’evangelista. Non sono eroi per noi, sono per l’appunto gli affamati di giustizia, coloro che hanno avuto chiara la coscienza di rispondere, di partecipare ad un grande dramma redentivi in cui la sofferenza si trasforma in vittoria. Ricordare tutto questo significa interrogarsi, misurare la distanza che accusiamo dalla beatitudine di cui sopra, chiedersi su che livello si attesta la nostra passione, la nostra presa di coscienza, per la vocazione che ancora Dio rivolge a ciascuno/a di noi. Il “Guai a voi” non è diretto ai persecutori, ma a coloro che ogni tempo hanno trasformato il loro rapporto con Dio in qualcosa di accomodante, lontano dalla passione, tensione, sofferenza che la Giustizia di Dio, il suo Regno, in ogni tempo richiede. Ancora una volta questa storia che ci appartiene ed appartiene alla storia del nostro paese e che interroga la nostra fede, sfida il religioso, il sazio, il soddisfatto, il riconosciuto e l’apprezzato di ogni tempo, ma lontano dall’incarnare, ed esprimere la passione, di un vissuto che, invita a rivolgere lo sguardo al tempo e all’annuncio profetico del Regno di Dio. Prima e dopo il 17 febbraio, qualcuno ci ha preceduto nel saper cogliere il tempo, non della dismissione, ma della missione, sapendo di non faticare e lottare in vano. Nelle vicende del nostro paese, sappiamo quale contributo ed impegno richiede ancora da noi il Signore. Possiamo pensare all’enstensione ad altri, dei diritti a suo tempo conquistati, possiamo adoperarci per tutto quello che concerne l’esercizio di una realtà religiosa nel nostro paese, passando per la difesa della laicità dello stato, riproponendo ed estendendo il metodo dell’Intesa nei rapporti fra lo stato e le diverse confessioni religiose presenti in Italia. Possiamo fare questo e quest’altro ma, al di là di questa attività democratica- istituzionale, ciascuno di noi non deve dimenticare una più avvertita sensibilità e testimonianza a fianco di coloro che ancora oggi hanno fame e sete di giustizia, affinché la vita torni ad essere abbondante per tutti. Ricordare il 17 febbraio 1848 significa, in ultima istanza, far emergere una domanda che interpelli la nostra fede e quelle forme di diaconia che siano liberazione e guarigione per le donne e uomini di ogni tempo.
Con queste splendide espressioni, scaturite dal cuore così, si è espresso, il nuovo Pastore Valdese, Francesco CARRI, nella circolare ai fedeli valdesi e a tutti i cristiani.

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